RUANDA
Genocidio: Nazioni unite sotto accusa
L' Onu dovrebbe chiedere scusa al popolo
ruandese. Questa la conclusione di una inchiesta indipendente
sul ruolo delle Nazioni unite durante il genocidio in Ruanda -
che aveva provocato quasi un milione di vittime - nel 1994. Secondo
il team - guidato dall'ex-primo ministro svedese, Ingvar Carlsson
-, che ha condotto l'inchiesta, le Nazioni unite hanno ignorato
l'evidente pianificazione di un genocidio e hanno rifiutato azioni
che potessero evitarlo.
Il rapporto mette anche in evidenza il ruolo dell'attuale segretario
generale dell'Onu Kofi Annan, che a quel tempo era a capo della
missione di peacekeeping, fortemente criticato per non aver messo
in allarme per il rischio di genocidio. Viene anche criticata
la decisione del Belgio di ritirare i propri peacekeepers dopo
l'uccisione di dieci soldati belgi. Anche una scuola, dove poi
si è realizzata una carneficina, era stata abbandonata
dalle forze dell'Onu. I tre membri del team che hanno condotto
l'inchiesta hanno realizzato numerose interviste con i protagonisti
della vicenda ruandese. Consegnando il rapporto a Kofi Annan,
Carlsson ha paragonato gli avvenimenti ruandesi con l'holocausto
nazista contro gli ebrei. Se gli autori del rapporto si augurano
che almeno possa servire a evitare per il futuro altri genocidi,
l'ambasciatore del Ruanda alle Nazioni unite ha detto che il suo
paese vuole conoscere la verità e le responsabilità,
e a quali livelli, delle Nazioni unite.
Mentre Kofi Annan in risposta alle accuse non ha saputo fare
altro che esprimere il proprio rincrescimento. Ha poi promesso
azioni per evitare che si ripetano altri disastri del genere.
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