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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Firenze, politica

Contropiano per Firenze

comunicato diffuso dalla rivista Contropiano, come contributo per l'anti-meeting di Firenze del 19-21 novembre 1999.
Oggetto: Contropiano: contributo per controvertice di Firenze
Data: Mer, 17 nov 1999 18:33

Con questo nostro contributo al Controvertice del 19/21 novembre di Firenze,
al quale diamo l'adesione come collettivo redazionale, intendiamo portare un
elemento di riflessione con una radiografia sulla nuova classe dirigente del
nostro paese e sulle strategie e ideologie che stanno nella testa di questi
signori.
Saluti dalla redazione di Contropiano

Contributo della redazione di Contropiano per
il controvertice di Firenze 20-21 novembre '99
I sansimoniani della globalizzazione
Dieci punti per una radiografia della nuova classe dirigente che ci ha
portato alla guerra contro la Jugoslavia.

³ Saint-Simon e la sua opera sono stati rivendicati dalle più diverse
correnti di pensiero. I tecnocrati di ieri e di oggi si richiamano a
lui....Ci si è chiesti a ragione se Saint-Simon meritasse di avere il suo
ritratto nella galleria degli antenati del socialismo. Le contraddizioni del
suo industrialismo ne ipotecano la sua eredità...Per cui è facile capire
come, pur non cessando di essere sansimoniani, alcuni dei suoi discepoli si
ritrovarono, qualche anno più tardi, alla testa di grandi aziende
capitalistiche². (Francois Bedarida in : ³La storia del socialismo², Editori
Riuniti p. 409).

Un esame della classe dirigente che ha deciso e condotto la guerra contro la
Jugoslavia, ci rivela che questo conflitto - diversamente dai crediti di
guerra del 1914 - è stato direttamente gestito e non subìto dal ceto
politico liberale e socialdemocratico, o meglio, da una classe dirigente che
possiamo ormai definire liberaldemocratica.

1. I socialdemocratici vivevano schiacciati tra l¹opzione comunista (passata
dalla teoria alla pratica con la Rivoluzione Sovietica e trasformatasi poi
in un sistema di Stati) e l¹opzione conservatrice rappresentata dai partiti
di stampo cattolico conservatore. ³L¹esperienza socialdemocratica ha avuto
un ruolo storicamente essenziale finchè le società occidentali erano
pressate dalla sfida comunista²  (E. Berselli su Sole 24 Ore del 16 marzo)

2. La fine della sfida comunista porta dunque alla liquidazione del
compromesso tra lavoro e capitale che è stato alla base del welfare state.
Il compromesso viene trasformato in patto neocorporativo fondato sulla
concertazione e la subalternità del lavoro al capitale. Il modello italiano
e quello tedesco si rivelano vincenti ma contengono ancora troppi elementi
di ³rigidità². Vanno aggiornati riducendo al minimo le certezze contrattuali
e il loro valore collettivo. Al contrario occorre ampliare i fattori
variabili e discrezionali e la loro applicazione su base sempre più
individuale. L¹insicurezza sul futuro e l¹incertezza accompagnano la
competitività ed essa è un fattore di disciplina formidabile per il dominio
della logica d¹impresa

3. Con la liquidazione del compromesso sul welfare state si è affermato il
profit state che riporta lo Stato al suo ruolo originario (individuato da
Marx) di ³comitato d¹affari della borghesia². Questo comitato deve essere
gestito assicurando flessibilità, stabilità e subalternità (verso il
capitale) e gestendo il rapporto con il lavoro sul binomio
coercizione/concertazione. Acquista così spazio il ³welfare to work² che ³è
uno dei cavalli di battaglia del presidente Clinton² (Sole 24 Ore del 5
marzo Œ99).
³ Il governo italiano non è certo a favore di un approccio dirigista alla
politica economica. Siamo invece convinti che la creazione di occupazione
durevole richieda la combinazione di due fattori : stabilità e flessibilità,
che significa la modifica del cosiddetto modello sociale europeo²  (Discorso
di Massimo D¹Alema al MIT di Boston nel corso delsuo viaggio negli Stati
Uniti, marzo 1999)

4. Questo passaggio è stato gestito nel mondo anglosassone dai conservatori
(la rivoluzione reaganiana e thatcheriana) ma ha incontrato maggiori
resistenze in Europa dove il welfare state e lo statalismo erano assai più
consolidati a causa della maggiore forza della ³sfida comunista² verso cui
dovevano funzionare da efficace ostacolo. Questa resistenza è
particolarmente forte in Francia dove lo statalismo non è nè di destra nè di
sinistra ma corrisponde alla cultura storica di gran parte della società
convivendo ed alimentando un nazionalismo francese alquanto noto.

5. Liquidata o ridotta la ³sfida comunista², il profit state doveva essere
fatto digerire alle società, ai lavoratori ed ai settori popolari dei paesi
europei.
In primo luogo le politiche d¹urto di tipo neoliberista gestite da una
classe dirigente conservatrice hanno incontrato molte resistenze (dal
dicembre Œ95 in Francia agli scioperi tedeschi o a quelli che portarono alla
caduta del governo Berlusconi in Italia).
In secondo luogo, i partiti conservatori europei di estrazione cattolica non
erano pienamente conformi ai dettami del liberalismo politico e del
neoliberismo economico.

6. L¹unificazione europea ha funzionato da feticcio per agevolare il
passaggio al profit state ma per essere gestito aveva bisogno di una nuova
classe dirigente (che i partiti conservatori non potevano assicurare) e di
una grande capacità di controllo sociale (che solo ³la sinistra² poteva
garantire).
Il processo di unificazione monetaria, economica e politica dell¹Europa
sancita dai Trattati di Maastricht e Amsterdam, per via dei suoi costi
sociali, democratici e politici non poteva che essere gestito da una
³sinistra² in grado di garantire questa capacità ed una classe dirigente
adeguata.

7. Gli Stati Uniti d¹Europa (che Lenin indicava come inevitabilmente
reazionari) sono stati realizzati con ³la sinistra² al governo in tredici
paesi europei su quindici. Di conseguenza anche la guerra contro uno stato
sovrano come la Jugoslavia - la prima guerra convenzionale in Europa
cinquanta anni dopo la Seconda Guerra Mondiale - non poteva che realizzarsi
che con ³le sinistre al governo².
³La Terza Via è il tentativo di applicare valori di centro-sinistra ad un
mondo che sta cambiando radicalmente. Non solo per effetto della
globalizzazione economica, ma anche di profondi mutamenti nel concetto di
sovranità nazionale e nella natura della guerra. Quello che sta succedendo
in Jugoslavia mi pare perfettamente compatibile con la dottrina della terza
via² afferma testualmente Anthony Giddens, ritenuto il guru e l¹ispiratore
della ³Terza Via² di Tony Blair (intervista raccolta da Riccardo Chiaberge,
Corriere della Sera dell¹8 maggio 1999)

8. La ³sinistra al governo², era l¹unica forza e la sola classe dirigente
che poteva permettersi di fornire una legittimità etica e se volete
ideologica ad una guerra. I governi conservatori avrebbero sofferto molto di
più sul piano politico e della mobilitazione di massa contro la guerra. Il
loro deficit ideologico e la loro non completa conformità al dogma della
globalizzazione e della stabilità, avrebbe rappresentato un problema in più
per la NATO.
Solo dei templari della globalizzazione avrebbero potuto nascondere meglio
di altri le vere ragioni della guerra. Costoro infatti negano ogni
³interesse materiale del capitale al conflitto² perchè la globalizzazione lo
rende già dominante. Al contrario questa negazione, rende legittimamente
credibile la versione etica, umanitaria ed ideologica dell¹aggressione
contro la Jugoslavia. ³Proprio il fatto che la conquista territoriale non è
più necessaria per la ricchezza delle nazioni in quanto l¹economia mondiale
si sta aprendo al libero commercio, fa sì che le ragioni che i paesi
capitalisti hanno per portare la guerra non sono di tipo economico² (Angelo
M. Petroni in Sole 24 Ore del 22 maggio 1999).

9. La classe dirigente che esprime quello che possiamo definire l¹Ulivo
Mondiale, è perfettamente conforme a questa impostazione. La legittimità
etica ed ideologica alla guerra, non viene solo dalle mistificazioni
sopraindicate. Essa viene anche dalla storia personale e politica dei leader
che hanno voluto e realizzato la guerra contro la Jugoslavia. I tratti
comuni li rendono del tutto simili.
Clinton, Blair, D¹Alema, Fisher, Schroder sono uomini con un passato di
sinistra. Hanno partecipato alle manifestazioni contro la guerra in Vietnam
e contro la minaccia nucleare nell¹epoca della guerra fredda.
Hanno rappresentato le istanze di cambiamento quando il potere era nelle
mani di una classe dirigente vecchia e conservatrice. Appartengono a quella
generazione del Œ68 che ancora oggi è sinonimo di contestazione.

10. Infine, ma non per importanza, una riflessione sul Œ68 e sui
³sessantottini². Alcuni dei protagonisti di quel movimento di contestazione
(Sofri, Deaglio, Lerner, Ferrara, Cohn Bendit, Henry Levi etc.) sono stati
tutti a favore dell¹aggressione militare contro la Jugoslavia. Altri,
coetanei o compagni di costoro, li accusano di ³tradimento². E¹ un errore,
essi in realtà sono coerenti con un aspetto - decisivo - della natura del
Œ68 che dobbiamo iniziare a confessarci.
Il Œ68 non è stato solo un movimento di contestazione della società borghese
ma è stato anche l¹assalto che una futura classe dirigente borghese lanciava
contro quella esistente all¹epoca. Non sorprende dunque che i protagonisti
della attuale classe dirigente si siano intrufolati in questi anni in tutti
gli interstizi che potessero consentire questo ricambio di classe dirigente.
In questi vanno inquadrati non solo i mass media (fondamentali), il
demolitore PSI dell¹epoca di Craxi (duramente antiPCI e anti DC), il partito
radicale di Pannella e Bonino (veicolo dell¹americanizzazione del sistema
politico ed economico italiano). Tra gli interstizi in cui hanno operato
costoro potremmo mettere anche il Pool dei magistrati di ³Mani Pulite² in
cui alcuni giudici - amici, coetanei,sincroni degli altri ex sessantottini -
hanno potuto assestare i colpi più duri alla vecchia classe dirigente e
spianare la strada a quella nuova : quella dell¹Europa di Maastricht e
Amsterdam, quella adorante del feticcio della globalizzazione, quella
assicurante la stabilità ad ogni costo.
Šquella che ci ha portato in guerra.

La redazione di Contropiano
fax 06-4394768 (Roma)
E-Mail: cpiano@tiscalinet.it 


Released online: November, 1999

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