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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Firenze, politica

Repressione Europa

la bozza di documento di presentazione per i lavori della Commissione sulla repressione, all'anti-meeting di Firenze del 19-21 novembre 1999.
BOZZA DOCUMENTO DI CONVOCAZIONE DELLA COMMISSIONE REPRESSIONE DEI CONFLITTI,
SPAZIO GIURIDICO EUROPEO, POLIZIE EUROPEE, NUOVI MODELLI DI DIFESA


In un profilo generale in cui istituzioni finanziarie, imprese
transnazionali e banche internazionali decidono e gestiscono le politiche
mondiali al fine di favorire e regolare i propri investimenti capitalistici
e il proprio profitto, il nuovo assetto delle forze armate in Europa e in
Italia i mutamenti riscontrabili nell’esercito e nei singoli corpi (come
quello dei Carabinieri), la chiara volontà di formare un esercito
professionale che sostituisca quello attuale, passo del resto già attuato in
altri paesi europei, vanno inseriti all’interno dei processi della
globalizzazione, quali corollari indispensabili alla gestione neoliberista
dei paesi del G8.
La struttura della “difesa” europea del 2000 giocherà, quindi, nella
protezione del nuovo ordine mondiale, un ruolo fondamentale, se non
primario, svolto in modo attivo sia nelle dinamiche interne che esterne ai
propri confini.

Si profila infatti con chiarezza la necessità da parte delle democrazie
della terza via, di mantenere una situazione di stabilità al proprio
interno, condizione minima per essere poi in grado  di imporre all’esterno
il modello economico-politico di cui sono portatori. A livello pratico
questa forzata difesa della pace sociale interna si traduce, da un lato, in
un controllo militare del territorio sempre più stretto, con funzioni di
polizia anche internazionale (interforze di polizia) e quindi di
sorveglianza e prevenzione, mediante un forte inasprimento sul piano
legislativo, dall’altro nella repressione ed eliminazione totale dei
conflitti sociali, quali indici di resistenza e di reazione ai processi
della globalizzazione.
Tali dinamiche sono già in parte visibili nella dimensione lavorativa, dove
qualsiasi forma di autorganizzazione, qualsiasi forma sindacale risulta
incompatibile con le esigenze del libero mercato. In questo contesto il
primo obiettivo da colpire diventa proprio l’abbattimento di diritti
faticosamente conquistati quali quello della rappresentanza sindacale o del
diritto allo sciopero.

In uno scenario esterno, quei paesi che non assumeranno atteggiamenti
remissivi nei confronti di tale politica e non accetteranno gli imperativi
del neoliberismo, mantenendo una gestione autonoma della propria economia,
verranno automaticamente boicottati, isolati o bombardati.
Le zone a rischio di intervento militare sono così facilmente individuabili
come quelle “non compatibili”: Est Europa, Medio e Estremo Oriente, America
Latina, Africa. Indicativo, in questa logica del più forte, appare l’ultimo
conflitto nei Balcani.
A questo punto la creazione di un esercito professionale, “flessibile” e
multinazionale, si impone ai poteri forti come scelta funzionale alle nuove
operazioni belliche di attacco.
Come ci informano le riviste militari, questo passaggio verrà attuato
mediante l’istituzione di un iter di formazione / addestramento “permanente
e finalizzato all’uso”, capace di forgiare materiale umano in grado di
“adeguare e dosare” l’uso della violenza a seconda delle circostanze, di
aver padronanza di più lingue, anche “rare”, in uso nelle aree di più
probabile impiego, per agevolare l’interoperabilità e supplire così con
maggior facilità ad interventi rapidi. E sempre più rapide saranno le
guerre, tanto ché  nuovi ritrovati tecnologici in continuo perfezionamento
avranno come effetto collaterale un potere distruttivo sempre maggiore (come
nel caso dell’Uranio impoverito), mentre di lunga durata si prospettano le
azioni umanitarie.
L’ingerenza umanitaria, ormai legittimata agli occhi dell’opinione pubblica
nel corso dell’ultimo conflitto balcanico, sarà il nuovo strumento,
affiancato alla guerra lampo, per assoggettare ogni realtà ai rapporti di
produzione capitalistici.
Queste operazioni si svolgeranno nell’ambito di una collaborazione forzata
con le ONG, il cui intervento sarà possibile solo e unicamente sotto la
protezione militare (MOOTW).
Ovviamente le ONG saranno preventivamente e accuratamente scelte secondo
criteri di “convergenza di obiettivi e di politica adottata nel
raggiungimento di questi”. Quindi o le ONG si adeguano a favorire lo
svolgimento dell’azione militare e a fornirle una facciata credibile che
nobiliti la missione agli occhi del mondo o, dato che il loro unico
intervento possibile è “sotto scorta”, verranno boicottate ed eliminare.

La forza armata UE da un lato prepara un esercito “flessibile”  capace di
adeguarsi anche a missioni NATO, ancora sotto il controllo quindi della
potenza imperialista USA, dall’altro propone una rapida ristrutturazione
dell’industria degli armamenti e un aumento degli investimenti destinati
alla logistica europea, per raggiungere una autonomia tecnica dagli USA
(documento di Tindermas).

In questa sessione, riteniamo indispensabile ribadire il nostro rifiuto di
una politica i cui fili sono manovrati da un’economia cui tutto è concesso
in nome del profitto.
Considerata l’accelerazione dei processi di globalizzazione e
conseguentemente delle nuove forze armate, poiché a repressione politica e
sociale si accompagna sempre la repressione militare, cerchiamo il confronto
internazionale di analisi e percorsi dei movimenti d’opposizione.
Vorremmo che emergesse la volontà comune di costruire una rete organizzativa
di carattere internazionale con l’obiettivo di far circolare informazioni
finalizzate alla costruzione di azioni e mobilitazioni, che diano prova
della nostra resistenza, manifestazioni di un’opposizione visibile e
credibile al modello unico.
 


Released online: November, 1999

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