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Girodivite - n° 58 / novembre 1999 - Politica, economia, globalizzazione

L'appello del c.s. La Torre

comunicato stampa del centro sociale La Torre (Roma)
SEATTLE ‘99, “MILLENIUM ROUND”:  UNA  LOTTA DI LIBERAZIONE

Il 30 novembre ‘99 iniziano a Seattle, Usa, i negoziati del “Millenium
Round”, che avranno come protagonisti i ministri dell’economia dei 134 paesi
membri dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, che dal 1995 ha il
compito di realizzare la liberalizzazione globale della circolazione delle
merci, in tutto il mondo. L’Omc è, rispetto alle merci, ciò che l’Fmi è nei
confronti dei capitali: il custode di una presunta libertà che è invece
dittatura del mercato globale, della finanza, dell’impresa e del ristretto
numero di governi che ne rappresentano su scala mon-diale gli interessi, sui
corpi, le menti, la vita,  di tutti gli esseri umani. Libertà delle imprese
di imporre, al di sopra di ogni legislazione nazionale e di ogni diritto di
contrattazione, le condizioni ottimali dell’accumulazione del profitto.
Libertà di appropriazione mediante privatizzazione di ogni risorsa sociale e
naturale in grado di essere utilizzata a fini di profitto. Libertà di
circolazione delle merci e dei capitali in tutto il mondo, ma non degli
esseri umani.
   Queste “libertà”, ovviamente, richiedono la “rimozione degli ostacoli” e
delle barriere che ne impediscono la piena realizzazione. Ma se ci si
domanda, ogni qualvolta si sente parlare un liberista, in che cosa
consistano concretamente le barriere e gli ostacoli, i “lacci e lacciuoli”
che inibiscono tali luminosi progetti di liberalizzazione, si finisce sempre
per darsi delle risposte provvisorie, che tuttavia lasciano, il più delle
volte, piuttosto  perplessi: l’ostacolo sono forse gli stati nazionali?
sono, ancora, i “privilegi” corporativi dei sindacati e di altre forme di
rappresentanza sociale? oppure, interessi lobbystici non meglio specificati?
In realtà, scavando un po’ a fondo nel problema, ci si accorge che per
soggetti quali l’Omc, l’Fmi e per tutti gli interessi che vi sono
rappresentati, l’oppositore della libertà è la vita in quanto tale.
Qualsiasi nozione della vita che contenga in sé i significati di autonomia,
indipendenza, pluralismo, dignità, giustizia: in altre parole, l’ostacolo da
rimuovere per la liberalizzazione, per la globalizzazione compiuta e
“virtuosa”, del mondo, è la libertà stessa. In tutte le sue accezioni, che
possano stonare con l’interesse della finanza o dell’impresa capitalistica.
    Perciò ci sembra emblematica, tra tutti i diversi aspetti delle
politiche neoliberiste che saranno in discussione a Seattle, la questione
della brevettazione e della commercializzazione dei prodotti transgenici,
dei cibi prodotti con le cosiddette “biotecnologie”. Già da alcuni anni è in
opera un processo di recinzione dei principi fondamentali che permettono la
formazione e la crescita degli esseri viventi - piante, animali, ma anche il
genoma umano -, nell’interesse di pochi, ben precisi, soggetti: imprese
multinazionali del settore, che già controllano il mercato mondiale
dell’alimentazione, ed esercitano il loro potere di monopolio sugli
agricoltori e sui consumatori, e che, direttamente o indirettamente,
continuano ad espellere dalla terra milioni di contadini del Sud del mondo,
costringendone altri al lavoro servile nelle piantagioni a monocultura di
loro proprietà.
   Monsanto, Novartis, Du Pont, nomi che iniziano ad essere noti anche al
grande pubblico (grazie, forse, soprattutto ai molteplici siti Internet
delle associazioni in lotta contro le sperimentazioni transgeniche), hanno
già irresponsabilmente messo in circolazione prodotti geneticamente
modificati, iniziando a determinare trasformazioni irreversibili nella
biosfera e nell’am-biente, e ad utilizzare i consumatori come cavie (visto
che gli effetti a lungo termine dei prodotti transgenici sono del tutto
sconosciuti); intanto, è sicuro che tutto ciò contribuisce a ridurre
ulteriormente i livelli di reddito, e a peggiorare le condizioni di vita di
chi - piccoli agricoltori, comunità contadine - vive della terra, nel Sud
del mondo, vive cioè solo mangiando ciò che materialmente produce.
   I brevetti sulla vita, da questo punto di vista, rappresentano un salto
di qualità nel secolare processo di soggezione e sfruttamento dei popoli e
delle culture del Sud attraverso l’impo-sizione di tecnologie, forme
economiche, politiche e giuridiche, del tutto estranee alla loro esistenza
sociale. Opporsi ai brevetti, per noi, significa cercare un altro modo di
congiungere la nostra iniziativa alle lotte di liberazione dell’Ezln in
Chiapas, del KKRS nello stato indiano del Karnataka, dei Sem Terra in
Brasile, e di altri movimenti in tutto il mondo;  è, cioè, trovare il modo
di unirsi e sostenere le lotte per la libertà, la dignità, la giustizia di
tutte e di tutti.
   Ci siamo anche domandati, mentre scrivevamo questo appello, se l’idea di
una “giornata mondiale” di lotta, come quella promossa per il 30 dalla PGA
(People Global Action) non fosse, nelle condizioni attuali, troppo generica
e troppo astratta. Crediamo, tuttavia, che ci siano almeno tre ragioni per
insistere, e per aderire con convinzione alla proposta della giornata del 30
novembre:

1) si ha la netta impressione che il potere, più si globalizza, più diviene
cinico e corrotto. Si gioca con i popoli come fossero carte del “Monopoli”:
la stessa esistenza dei kurdi può ben essere barattata con le transazioni
commerciali tra Unione Europea e Turchia; le condizioni spaventose in cui
sono costrette le donne afghane e la repressione sistematica dei più
elementari diritti civili in Cina possono ben essere sacrificati al
mantenimento del quadro geopolitico dell’Asia (e sono solo alcuni esempi tra
tanti). La dittatura della finanza determina una così colossale devastazione
degli stessi elementari principi della cura dell’interesse pubblico che
diviene impossibile, anche in periodi di scarsa conflittualità sociale,
nasconderne le conseguenze: la condanna di Bill Gates e le dimissioni di
Camdessus dalla direzione del FMI sono, forse, solo un piccolo segno di tale
contraddizione;

2) la seconda è che, visto ciò che sarà all’ordine del giorno dell’incontro
di Seattle, abbiamo almeno un argomento chiaro e semplice con cui venire in
contatto con tanti che subiscono l’ordine esistente senza volere o essere in
grado di rendersene conto. La soia transgenica, sotto forma di additivi
quali la lecitina di soia, utilizzati in gran parte degli alimenti
conservati, è già sulle nostre tavole, senza che ciò appaia su alcuna
etichetta. In nome degli interessi delle multinazionali si tengono segrete
informazioni essenziali a tutti i consumatori, ossia a tutti i cittadini. E’
ovvio che ci troviamo di fronte ad una dimostrazione della clamorosa
malafede del liberismo: quando si tratta degli interessi commerciali e
finanziari, è meglio che le regole del mercato - le tanto declamate
informazione e trasparenza, per esempio - vengano scordate. Poiché se fosse
il mercato a decidere, i consumatori non comprerebbero i prodotti
transgenici;

3) abbiamo a che fare con la nostra vita, con il nostro futuro, con la
nostra libertà. E’ questa la posta in gioco reale di “summit” come quello di
Seattle. Libertà di fare, di vivere, di progettare, di pensare, di essere.
Libertà di “essere” società e individui, e non sottoprodotti del circuito
delle merci. E’ un’occasione per gridare, a Veltroni e a chi partecipa a
gare di anticomunismo fuori dal tempo, che, se oggi c’è qualcosa di
incompatibile con la libertà è proprio il potere del capitale finanziario
della Borsa e dell’OMC.

   Noi, il 30 novembre, vorremmo cercare di uscire per entrare in contatto
con i cittadini e le cittadine, di “stare tra la gente”, per cercare un
dialogo attorno alla necessità di costruire insieme un’alternativa al
neoliberismo. Ciò cui stiamo pensando, per ora, è di per fare informazione
documentata e promuovere forme di azione e mobilitazione contro i brevetti
sulla vita.

Roma, 11/11/99

centro sociale La Torre
S.c.o.l.a Sabelli 88
collettivo La.s.e.r. (laboratorio scienza epistemologia ricerca)
laboratorio/museo critico della scienza 


Released online: November, 1999

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