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Girodivite - n° 57 / ottobre 1999 - India, Ecologia

La vera storia delle grandi dighe in India

articolo diffuso da Ya Basta!
Si è iniziato a costruire le grandi dighe in India verso il 1946, periodo in
cui sembravano la risposta a tutti i mali del paese.  Nehru le ha chiamate:
“I templi dell’India moderna”.
Ma ora, a circa 50 anni di distanza, si capisce chiaramente che questo tipo
di diga non è la risposta al problema della siccità.  Nel mondo occidentale
le grandi dighe vengono smantellate.  Nell’India stessa, che vanta ormai
3600 grandi dighe, i risultati sono deludenti: solo 1/5 della popolazione
dispone di acqua potabile. L’India ha speso 87.000 crores per l’irrigazione
ma ha più aree di siccità e di inondazioni ora che nel 1947.. alla lunga i
raccolti diminuiscono e il suolo si impoverisce. Non solo, in tutti questi
anni non è mai stata fatta una valutazione dei risultati raggiunti dalle
dighe!
Persino la Banca Mondiale, che aveva subito concesso un prestito di $ 140
milioni nel 1985, si è ritirata dal progetto sul Narmada (come dal progetto
‘Tre Gole’ sullo Yangtze in Cina) - costretta ad ammettere, sulla base di
una relazione tecnica indipendente (The Morse Report), che il progetto non
era sostenibile, nè economicamente, nè in temini umani e ambientali.

Il caso delle dighe sul Narmada è emblematico.  Ecco che cosa rende
insostenibile il progetto:
Quando il progetto fu iniziato, non si disponeva nemmeno dei dati necessari
per calcolare la portata
d’acqua del fiume e quindi l’obiettivo stabilito per la resa delle dighe era
già troppo ambizioso, sin dall’inizio.  Ora che i dati sulle risorse del
fiume in un periodo di 40 anni sono disponsibili, questo si vede
chiaramente - ma l’obiettivo riguardante la resa d’acqua non è stato
modificato.
I tempi di realizzazione del progetto si sono prolungati a causa di dispute
tra i tre stati percorsi dal fiume Narmada (Madhya Pradesh, Maharashtra e
Gujarat).  Si è costituita un’entità, The Narmada Water Tribunal, per
gestire queste dispute, che, naturalmente vanno ad incrementare i costi del
progetto.
I costi inizialmente previsti sono cresciuti a dismisura.  Vengono
maggiorati anche da situazioni impreviste all’inizio del progetto, come, ad
esempio il controllo della ‘salinazione’ - fenomeno che ha luogo quando i
livelli dei sali minerali di un terreno super-irrigato aumentano sino al
punto in cui diventano tossici per la vita vegetale.  E’ quindi stato
proposto un progetto per il controllo della salinazione, che richiederebbe
un impianto tecnologico estrememente complicato e …costoso - solo per un’
ulteriore bonifica del terreno “recuperato” dall’irrigazione!

Chi si arricchisce con la costruzione di una grande diga sono le
multinazionali che la costruiscono; l’industria delle dighe produce $ 20
miliardi all’anno, tra consulenze, subappalti, acquisto di tecnologia.
Tecnici inglesi hanno guadagnato nel 1994 cifre che si aggirano intorno ai
$2,5 miliardi per contratti esteri di consulenza. Ora che non possono
operare nei paesi occidentali, le multinazionali delle dighe si sono
spostate al sud del mondo.
Per far fronte a questi costi,  sono già studiati dei progetti che niente
hanno a che fare con la fornitura di acqua potabile alla popolazione del
Gujarat - dove è probabilissimo che l’acqua non arriverà mai.  Si tratta di
alberghi a 5 stelle con campi da golf o monocolture di canna da zucchero -
due progetti che richiedono una quantità enorme di acqua.
Allora ci si chiede “A favore di chi sta operando questo progetto?”
Certamente non va a favore degli abitanti tribali della zona che vengono
spostati in massa dalle zone dove sono sempre vissuti .  25 milioni di
persone, per la maggior parte tribali, che dipendono dal fiume e dalle
foreste circostanti per la loro sopravvivenza, perderanno terreni, case e
mezzi di sussistenza.  Estese a tutta l’India, queste cifre si aggirano sui
50 milioni di persone. Secondo l’Indian Institute of Public Admnistration,
il numero medio di persone spostate per ogni grande diga è di 44.182 di cui
il 60% sono tribali (dati della Commission for scheduled Castes and Tribes).
Le esperienze già vissute  ci insegnano che non esistono piani di
riabilitazione per queste persone  che finiscono nelle periferie delle
grandi città, dove muoiono di fame.  Il governo aveva parlato di “villaggi
modello” per la riabilitazione ma, in pratica, ne sono stati realizzati
pochissimi e in uno di questi 5 persone sono morte di fame tra il 1990 e il
1992.  Al massimo il governo prevede un compenso sotto forma di denaro -
forma completamente inutile per i popoli tribali che non fanno uso di
denaro. E stiamo parlando di civiltà uniche, dravidiche, più antiche dello
stesso induismo, che verrebbero distrutte per sempre.
In termini di costi ambientali, le dighe sul Narmada distruggeranno 4.000
km2 di  foresta, flora e fauna (soprattutto molte specie di pesci importanti nella dieta degli
abitanti di queste zone) e sconvolgerebbero tutta la biodiversità e l’equilibrio naturale dell’intera
zona (che, come abbiamo visto, andrebbe “riequilibrato” elettronicamente in
certi tratti …un’assurdità! )

Per riassumere le ragioni per le quali le grandi dighe in generale, e quelle
sul Narmada in particolare, non costituiscono una soluzione valida per l’
India (dove sarebbero auspicabili, invece, una serie di progetti locali su
scala molto più piccola a basso impatto ambientale)

1)  Sono un modo per il governo di prendere possesso della
risorsa-acqua/terra e darla a chi vuole.
2)  Le risorse, guarda caso, vanno a finire immancabilmente nelle mani dei
grandi imprenditori.
3)  Migliaia di persone rimagono senza tetto.
4)  Sono la causa di disastri ambientali di portata enorme: sterilità del
suolo , inondazioni, salinazione, malattie (forse terremoti).
5)  Chi ne trae beneficio sono soltanto le imprese che le costruiscono.

 EMIGRAZIONE INTERNA
Molti adivasi dislocati con la forza dall’area della diga vanno a confluire
negli slum periferici delle grandi città come New Delhi e Bombay dove vivono
nella povertà più estrema e dove per i loro comportamenti naturali (fare i
propri bisogni in strada ) corrono il rischio di essere colpiti a morte
dalla polizia come è successo un anno fa . E’ una situazione simile a quella
europea dove il sistema non tollera i comportamenti poco ortodossi degli
indigenti e che tenta di far “quadrare il cerchio” con misure di polizia
.Molti tribali non hanno alcun titolo formale sulla terra  su cui vivono da
generazioni e quindi sono facilmente ricattabili, non possono richiedere un
compenso ammesso che questa sia la soluzione del problema.In più hanno un
rapporto con il danaro paragonabile a quello che un giudice può avere con
una busta di ferilizzante!
Certo non li stanno annullando o portando nelle camere a gas ma le
testimonianze assicurano che la qualità degli insediamenti è peggiore di
qualsiasi  campo di concentramento del Terzo Reich…
La lotta contro le dighe ha assunto nel tempo caratteristiche peculiari; non
è certamente una lotta contro il fato, essa ha fatto risvegliare dubbi sull’
intero sistema politico. Il problema sollevato riguarda la vera natura del
sistema “democratico” indiano.Chi è il propietario della terra? Chi il
propietario dei fiumi ? Dei pesci che vi abitano? Delle Foreste? Domande
importanti alle quali le istituzioni rispondono solo con gli eserciti, la
polizia, la burocrazia, i tribunali. I leader politici dell’India si
affannano a dire che bisogna testare i missili nucleari per proteggersi
dalla minaccia della Cina e del  Pakistan. Ma chi proteggerà gli indiani
dagli indiani? Che tipo di paese è questo?
Chi lo possiede? Chi lo governa ? Cosa sta succedendo?
Il mostro neoliberista ( vedi multinazionali) si aggira anche  qui lungo il
fiume per risucchire profitti  dopo aver lasciato morte e distruzione.
Ma gli adivasi e i movimenti contro la diga l’hanno giurato:

SARA’ UNA LOTTA FINO ALLA MORTE POICHE’ PREFERIAMO MORIRE CON DIGNITA’
LOTTANDO PER NON PERDERE LA NOSTRA TERRA E LA NOSTRA IDENTITA’ PIUTTOSTO CHE
PERMETTERE CHE ALTRI CI ANNIENTINO!

 Invitiamo  tutti gli interessati a contattare l’associazione Ya Basta per
costruire iniziative a sostegno della lotta contro la diga e per la difesa
di tutti gli adivasi dell’India!

 ULTIMI EVENTI NELLA VALLE DEL NARMADA (INDIA) : DOPO IL RILASCIO DEI 386
DALLA PRIGIONE DI DHULE DOVE ERA INIZIATO UN SCIOPERO DELLA FAME AD
OLTRANZA …..
Lo scorso 20 settembre 300 persone erano state arrestate a Domkadi dopo che
la polizia aveva fatto irruzione in questo villaggio del Maharashtra. La
polizia aveva  trascinato fuori dall’acqua Medha, Sitarambahi e Devram che
fanno parte della “Dedicated Squad” (votati alla morte) mentre stavano
attuando una forma di lotta  non violenta (Statyagraha) restando immersi per
27 ore nelle acque del fiume Narmada che stava salendo di livello nel bacino
della diga “Sardar Sarovar”.La polizia aveva usato violenza nei confronti
degli attivisti  che erano stati bastonati e  presi a calci .
Gli abitanti della valle  avevano continuato a protestare dopo essere state
rilasciate in seguito agli arresti del 18settembre nel villaggio di
Pipalchop.Il livello dell’acqua è salito in quest’ultima fase con
inondazioni l’11 agosto e il 17 e 21 settembre
 Centinaia di persone avevano affrontato l’inondazione causata dall’
aumentato livello dell’acqua nel bacino della diga con vari “SATYAGRAHA”
(insistenza sulla verità) 4  nel Maharashtra e 1 nel Madya Pradesh, restando
sommersi nell’acqua dalle 10 alle 28 ore con gravi rischi per la propria
vita.Centinaia di persone e molte organizzazioni avevano dato  il loro
sostegno e la loro solidarietà, altri a centinaia si erano accampati  fuori
dalla prigione dove  Medha ed altri cinque detenuti avevano intrapreso uno
sciopero della fame a tempo indefinito nella prigione di Dhule.Dalla stessa
prigione era partita una richiesta fortissima al Primo Ministro : i detenuti
in sciopero   chiedevano perchè il PM non rispondeva all’appello alla
discussione sui problemi reali del reinsediamento dei tribali sfrattati
dalla valle e che solo per questo erano stati arrestati senza ragione  il 23
settembre a Dhadgaon . .
Il PM aveva  dichiarava: ”.. il governo dispone di 2200 hr.per i “dislocati”
del Maharashtra...”I tribali  gli avevano ricordato che lo stesso  vice
esattore di Nandurbar aveva ammesso , il 19 marzo di quest’anno, che non c’
era terra alcuna per il reinsediamento . In base a che cosa il PM parlava di
questi 2000 ettari?Perchè parla sempre a distanza, da Bombay ? Perchè non
viene a Dhule ?E se ha il coraggio.., ci mostri queste terre!
(In realtà le popolazioni non credono che il reinsediamento sia la soluzione
ai problemi e si battono contro di esso)
 L’NBA che raccoglie tutte le istanze dei numerosi movimenti contro la diga
ha anche deciso di mandare una notifica alla Sezione 3 (Legge sulla
prevenzione delle atrocità sui tribali) da quando il PM ha minacciato l’
esistenza dei tribali nelle sue numerose interviste. Subito dopo una di
queste minacce, la polizia , senza avvertimento aveva appunto bastonato e
arrestato centinaia di tribali e di attivisti durante la vicenda di Dhadgaon
. L’NBA ha ripetutamente  sfidato il PM a fornire le prove e rendere
pubbliche le prove delle accuse, ha accusato il PM di cercare di spostare l’
attenzione dal vero problema e cioè il dislocamento (sfratto) e il
reinsediamento.
Nel frattempo  numerosi  detenuti nelle prigioni di Dhule si erano  uniti
allo sciopero della fame a tempo indefinito contro le ingiustizie del
governo dello stato.
La pressione di migliaia di persone e numerosi movimenti  ha spinto il
tribunale a rilasciare i detenuti ( 6 ottobre)ma l’intera vicenda degli
arresti ingiustificati  di centinaia di tribali e contadini della valle del
Narmada ha spinto il movimento a lottare per la riforma del sistema
giudiziario il metodo con cui vengon condotti i processi, liberandolo da
pressioni e influenze politiche e inducendolo al rispetto dei diritti umani
e costituzionali senza mai rallentare la lotta contro progetti distruttivi
come quello della mega diga “Sardar Sardovar”. Il governo del Maharashtra
dovrà prendere iniziative per la revisione del mega progetto poichè esso è
distruttivo .I tribali non permetteranno a nessun costo l’innalzamento della
diga nenche di un centimetro( la Corte suprema infrangendo una precedente
decisione ha ora permesso un’altezza di 138.46 mts) Inoltre il governo dovrà
proporre un piano chiaro per la riabilitazione e la disponibilità delle
terre perchè questo è quello che i tribali richiedono. Gli effetti
distruttivi della diga riguardano l’80 % degli adivasi (tribali ) e dei
contadini della valle del Narmada i cui diritti sono costantemente
minacciati

NUOVO APPELLO DI SOLIDARIETA’ PER LE 386 PERSONE ARRESTATE E  CONTRO LA
COSTRUZIONE DELLA DIGA NELLA VALLE DEL NARMADA (INDIA)
Con la presente vogliamo esprimere la nostra solidarietà alla volorosa lotta
del popolo del Narmada contro il progetto di costruzione della diga ,Sardar
Sarovar Project, ed altri progetti simili portatori di distruzione.
Esprimiamo il nostro completo sostegno al “Satyagraha” iniziato a partire
dal giugno 1999 e alla resistenza contro il dislocamento delle popolazioni e
la distruzione delle risorse causate da un progetto faraonico concepito per
il cosiddetto “Bene della Nazione”.
Crediamo che sia impensabile che i problemi delle comunità possano essere
risolti con misure poliziesche.
Chiediamo la protezione della vita dei tribali , l’arresto immediato del
progetto in corso nella valle del Narmada e la revisione dell’intero piano
di sviluppo della valle insieme alle organizzazioni locali.
Chiediamo che gli interessi delle multinazionali  restino fuori dalla valle
del Narmada. Questi interessi non devono minimamente causare ulteriori
distruzioni della terra,delle foreste, della biodiversità e non devono
violare i diritti umani delle persone.
Chiediamo di rispettare la volontà e i bisogni delle popolazioni della Valle
del Narmada sia da parte del governo centrale che da parte dei governi degli
stati.
Prendiamo dovuta distanza dalle affermazioni del PM del Maharashtra Narayan
Rane facendo presente che da ora in poi  nessuno potrà  violare i  diritti
umani senza aspettarsi una risposta pronta globale da parte di varie
associazioni che sono in stretto contatto per la salvaguardia di questi
diritti .
E’ necessaria la ridefinizione di alcuni concetti fondamentali i.e “A chi
appartiene la terra? A chi appartengono i fiumi? A chi le foreste? Chiediamo
quindi l’autodeterminazione riassunta nella frase “Il nostro villaggio le
nostre leggi” per il mantenimento di uno sviluppo sostenibile.

 LATEST APPEAL FOR  SUPPORT TO THE 386 PEOPLE ARRESTED AND FOR OPPOSITION
AGAINST THE BUILDING OF THE DAM IN THE NARMADA VALLEY.

We herewith express our solidarity  with the courageous battle of the people
of the Narmada Valley against the building of the “Sardar Sarovar” dam and
other similar projects  that bring disaster to the area.
We deem that it is unthinkable that the problems of communities can be
solved by police intervention.
Our full support goes to the “Satyagraha”, which began in June 1999, and to
all opposition to the displacement of people and destruction of resources
caused by this gigantic project, which was  (falsely) supposed  to be  “for
the greater common good”.
We demand that the lives and livelihoods of the indigenous peoples be
safeguarded and that there be an immediate stop to work on the Narmada
Valley dam project and reconsideration of the whole development plan for the
areas affected, together with the local people involved.
We demand that the interests of multinational companies be banned from the
Narmada Valley.  They must cease to be the cause of further harm to the
earth, the forests and biological diversity.  They must not violate human
rights.
We ask that the will and the needs of the people of the Narmada Valley be
respected, by both the Central and the State Governments.
We disassociate ourselves from the declarations of Chief Minister Narayan
Rane, confirming that from now onwards no-one will be able to disregard
human rights without expecting a global response from all those associations
that join in protecting these rights.
It is necessary for some basic concepts to be redefined: “Who does the Earth
belong to?”,  “Who owns the rivers?” “Who owns the forests?”
We demand self-determination for the people of the Narmada Valley, summed up
as follows: “Our own village, our own laws”for sustainable development”.

THE  ENGLISH VERSION OF THE APPEAL CAN BE SENT TO THE FOLLOWING ADDRESSES:
LA VERSIONE INGLESE DELL’APPELLO PUO’ESSERE SPEDITA AI SEGUENTI INDIRIZZI :

Mr. Digvijay Singh
Chief Minister of Madhya Pradesh
Shyamala Hills
Bhopal
Madhya Pradesh, India
Fax: +91 (755) 540 501
(often this fax does not work - telegraphs can be sent)
(spesso questo fax non funziona-possono essere inviati telegrammi)
+++++++++++++++
Mr Narayan Rane,
Chief Minster,
Mantralaya,
Mumbai,
Maharashtra
Fax : +91-22-363 1446 or 202 9214
+++++++++++++++
Dr. K. R. Narayanan,
The Honorable President of India
Rashtrapati Bhavan
New Delhi
India
Fax +91 (011) 3014570, +91 (011) 3017290
Email: pressecy@alpha.nic.in
+++++++++
Ambassador Naresh Chandra
Indian Embassy
Washington, DC
Fax 202 483 3972
amb-washington@indiagov.org
+++++++++
R.M. Abhyankar
Consul-General
Indian Consulate
San Francisco
Fax 415 668 7968
cg@indianconsulate-sf.org
hiediam

a cura di

Associazione Ya Basta!
Per la dignità dei popoli
e contro il neoliberismo.

Centro Sociale Leoncavallo

Milano, via Watteu 7, 20125.
tel        02 6706474
            02 6705185
fax       026705621
email   yabasta@tin.it
            csleo@tin.it
 


Released online: October, 1999

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