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Girodivite - n° 57 / ottobre 1999 - Politica internazionale

I Paesi Baschi e Bari

comunicato stampa
 > PER UN'ASSOCIAZIONE NAZIONALE DI SOLIDARIETA'
> CON EUSKAL HERRIA
>
> Il Comitato Euskadi Bari nasce nel settembre '97 dalla
> necessità politica di dotarsi di uno strumento stabile
> di solidarietà e appoggio alla lotta di liberazione
> del popolo basco. Da allora abbiamo svolto un lavoro
> costante di controinformazione ed iniziativa politica
> a Bari ed in Puglia, che si è dovuto confrontare con
> un'assoluta mancanza di conoscenza della questione
> basca o, nel migliore dei casi con una conoscenza
> turistica ed esteriore, diretta conseguenza
> dell'assenza di un lavoro precedente di circolazione
> di informazioni e notizie. In questo cammino abbiammo
> incontrato tante curiosità, simpatie e coscienze
> critiche, ma anche tante diffidenze, resistenze e vere
> e proprie porte chiuse che hanno spesso vanificato
> qualsiasi tentativo di uscire dalla ristretta cerchia
> di militanti solidali.
> Anche a livello nazionale le campagne realizzate, pur
> squarciando il velo del silenzio imposto sulla
> questione, non hanno avuto l'appoggio e la diffusione
> che era lecito aspettarsi. Quella opinione pubblica
> "democratica e di sinistra", quei "giornalisti ed
> intellettuali", quel "mondo dell'associazionismo" cui
> ci siamo rivolti, sono risultati colpevolmente e
> vergognosamente assenti, tranne qualche lodevole e
> coraggiosa eccezione. Incredibilmente,
> l'incarcerazione della direzione di un partito
> politico legale e fortemente rappresentativo come è
> Herri Batasuna o l'assurda (e senza precedenti)
> chiusura del quotidiano Egin, hanno incontrato una
> sostanziale ed inspiegabile indifferenza anche tra le
> fila di Rifondazione e dalla variegata area
> antagonista. Pare che nessuno voglia ammettere la
> legittimità, e l'esistenza stessa, di un movimento di
> liberazione nazionale e sociale a carattere
> rivoluzionario e radicale nel cuore dell'Europa
> occidentale. Così, mentre gli aspetti umanitari delle
> questioni kurda o zapatista incontrano vasta simpatia
> ed eco sui giornali, diventando passerella per
> deputati e segretari di partito, la questione basca
> viene accuratamente evitata. Inoltre, l'uso
> strumentale che la NATO ha fatto del diritto dei
> popoli rispetto al Kosovo ha generato una notevole
> confusione attorno alla questione
> dell'autodeterminazione. Lo spagnolo Solana (segr.
> Gen. della Nato) è felicissimo di bombardare la
> Jugoslavia per "difendere i kosovari", ma non vuole si
> parli di Euskal Herria, poiché mettere sul banco degli
> imputati la"democratica" Spagna e la "libera" Francia
> rappresenterebbe una condanna di quell'Europa di
> capitali e polizie che oggi si va costruendo e
> consolidando. Di fronte tutto ciò riteniamo più che
> mai necessario capire e spiegare perché valutiamo così
> importante l'appoggio e la solidarietà alla lotta di
> liberazione basca.
>
> EUSKAL HERRIA ASKATU
> A muoverci è certamente un coinvolgimento emotivo con
> la lotta millenaria di questo piccolo popolo,
> costretto a combattere per la propira libertà fino ai
> giorni nostri contro ogni sorta di invasore. Ma
> occuparsi di Euskal Herria oggi non è nuetro
> solidarismo, bensì parte qualificante di una pratica
> antagonista che guardi ad una Europa dei popoli e dei
> movimenti sociali.
> Il movimento di liberazione nazionale e sociale basco
> è una realtà saldamente ancorata alla tradizione ed
> agli ideali della sinistra radicale, che nulla ha a
> che fare con il nazionalismo aggressivo e xenofobo che
> abbiamo visto rinascere un po' ovunque negli ultimi
> anni; è un movimento popolare che si è dovuto
> confrontare tanto con la dittatura franchista quanto
> contro la repressione "democratica" del PSOE di
> Gonzalez e del PP di Aznar. Quello basco è un
> contesto di lotta per la sovranità e
> l'autodeterminazione che si salda con la critica
> attiva a quell'Europa neoliberista che oggi significa
> ovunque disoccupazione, precarizzazione, esclusione,
> razzismo, repressione e colonialismo
> economico-culturale. Si tratta di una lotta nel "cuore
> dell'impero" e quindi di uno snodo fondamentale nella
> lotta fra una Europa di capitali e polizie ed una
> Europa dei popoli, antirazzista, multiculturale ed
> anticapitalista. Una lotta che pone all'ordine del
> giorno la questione dell'autodeterminazione dei popoli
> e dell'autogoverno come problema generale ed elemento
> di lotta contro il neoliberismo; un modello di
> autorganizzazione ed autogestione in alternativa tanto
> agli stati nazione quanto alle forme trasnazionali di
> governo economico, ed in cui la difesa della propria
> singolarità culturale-liguistica è data come elemento
> positivo e cooperante dell'affermazione di alterità ed
> irriducibilità al dominio capitalistico. Infatti
> quello basco è un conflitto con una forte
> caratterizzazione di classe. Euskal Herria è un paese
> fortemente industrializzato con un classe operaia
> assai combattiva; proprio per questo è oggi vittima di
> una selvaggia ristrutturazione che, oltre a rientrare
> in una tendenza generale che colpiscce il mondo
> industrializzato, ha il preciso obiettivo di annullare
> quelli che sono gli elementi di indipendenza economica
> del popolo basco ed annichilire la forza della sua
> classe operaia. Fabbriche, miniere di ferro, cantieri
> navali, sono ormai chiusi o fortemente ridimensionati
> e il tessuto economico si va direzionando verso il
> turismo ed i servizi in Bizkaia, Gipuzkoa e Lapurdi,
> mentre agricoltura e allevamento si impoveriscono
> sempre più in Araba, Behhenafarroa, Nafarroa e
> Zuberoa, così come la pesca nella fascia costiera,
> generando anche fenomeni di povertà ed emigrazione.
> Lo stato francese non ha alcun interesse per lo
> sviluppo delle province basche che amministra,
> trattandole da vera colonia. Lo stato spagnolo per
> garantirsi l'ingresso nei parametri economici europei
> si è posto come obiettivi prioritari lo smantellamento
> del settore primario basco (ricordiamo come esempio la
> durissima lotta degli operai dei cantieri navali
> Euskalduna), il drastico ridimensionamento del settore
> agricolo e della pesca, la forte riduzione del
> personale nel settore siderurgico, ecc., ecc. . Così
> Euskal Herria patisce una disoccupazione media del
> 20%, con picchi del 25% in Ezkerraldea e Gran Bilbao,
> del 24% fra le donne e del 45% fra i giovani in
> continuo aumento. A fronte di ciò il movimento basco
> ha sviluppato un notevole fronte di lotta sulla
> questione del reddito/lavoro, per la riduzione
> dell'orario a parità di salario, contro la
> precarizzazione e le agenzie di lavoro interinale
> (ETT), per il salario sociale, per il diritto alla
> casa. Ad esempio l'accordo su 35 ore e salario sociale
> tra i sindacati baschi (a cui non hanno aderito quelli
> spagnolisti) si è concretizzato in una proposta di
> legge d'iniziativa popolare seguita dallo sciopero
> generale del 21 maggio scorso (il primo del genere in
> Europa).
> Chi ha conosciuto il movimento basco ha potuto vedere
> una pratica estremamente duttile e capace di esprimere
> le più svariate forme di lotta e di dotarsi di
> molteplici strutture organizzative autonome di base,
> per un carattere autenticamente popolare e di massa di
> mobilitazioni che mostrano la capacità di permeare ed
> attivare tutti gli strati e i settori sociali di
> classe, con il risultato di una inedita (nell'Europa
> di oggi) egemonia sociale si valori altri. Nel suo
> complesso e pluralità il MLNV porta avanti qualcosa di
> più di un movimento teso alla liberazione di una
> nazione senza stato; si tratta di una lotta contro
> l'uniformità, una lotta radicale (e radicata) per
> riaffermare il principio della partecipazione diretta
> e attiva delle classi popolari alla vita politica,
> economica e culturale, attraverso le proprie strutture
> di base, contro la logica della delega agli apparati,
> che si avvale di un tessuto ricchissimo di movimenti
> sociali e popolari di ogni tipo. Non da oggi in Euskal
> Herria si gioca la partita della liberazione nazionale
> di un popolo assieme alla rivoluzione sociale,
> all'interno di una società sviluppata ed avanzata,
> come costruzione del basso paese per paese, quartiere
> per quartiere.
>
> Il lavoro di solidarietà con Euskal Herria ci consegna
> tanto aspetti antagonisti-rivoluzionari quanto
> culturali e di rispetto dei diritti umani e civili,
> che necessitano un lavoro ampio e su dinamiche
> separate. A questo proposito le dinamiche sviluppate
> fino ad oggi, pur producendo momenti importanti di
> iniziativa (la campagna per la Mahai Nazionala, quella
> su Egin, la brigata internazionalista, il manifesto
> nazionale, Info Euskal Herria in italiano, la carovana
> del Jarrai, il lavoro di alcune realtà locali, ecc.),
> scontano una sostanziale mancanza di organizzazione
> con una tendenza all'immobilismo scongiurata solo dal
> volontarismo generoso di singoli compagni e realtà
> locali.
> Se è vero che la mancata diffusione della solidarietà
> a livello nazionale può essere spiegata con la mancata
> comprensione della realtà di Euskal Herria, questo
> nostro documento vuole essere appunto uno strumento
> per avviare un confronto in termini più chiari con
> chiunque sia interessato anche ad uno solo dei suoi
> aspetti. A questo proposito ci sembra utile guardare
> nello specifico quelle che possono essere le singole
> linee d'intervento.
>
> HERRI BAT GARA
> Ovvero.< nostri diritti, reclamiamo la nostra lingua e la
> nostra cultura, reclamiamo il diritto
> all'autodeterminazione>>. Possiamo vedere questa come
> la linea d'intervento iniziale, fondamentale per
> spigare l'origine di un conflitto. Quando si parla
> della storia dei baschi e si dice che sono un popolo
> con una propria lingua ed cultura autonoma ben
> sviluppata, quando si mette in evidenza il fatto che
> nel corso della loro storia hanno dovuto sempre
> lottare per la propria libertà già si rende più
> comprensibile agli occhi dell'opinione pubblica tutta
> la questione. Spesso accade che la conoscenza diretta
> faccia vedere le cose con altri occhi, così far
> conoscere la cultura basca calata nel contesto della
> lotta di liberazione è il primo passo per far
> comprendere anche tutto il resto. A questo proposito
> gli elementi sul tavolo sono molti: la storia,
> l'euskara e la sua minorizzazione, l'innaturale
> divisione fra Hegoalde e Iparralde e quella tra
> Vascongadas e Nafarroa, la questione de Guggenheim, la
> musica e le tradizioni popolari, gli herri kirolak;
> attorno alle quali si portebbero coinvolgere soggetti
> del mondo della cultura, intellettuali, professori,
> università, realtà di lavoro sulla questione dei
> diritti dei popoli, enti local, realizzando materiali
> specifici su storia e tradizioni, promuovendo seminari
> universitari e tesi di laurea, organizzando una
> Settimana Basca con cadenza annuale, aprendo una
> Euskal Etxea o organizzando un giro di rappresentanti
> della Udalbiltza.
>
> EUSKAL PRESOAK HERRIRA
> La lotta per il ritorno dei prigionieri politici in
> Euskal Herria è uno dei punti qualificanti della lotta
> liberazione, ma anche uno slogan ed un contenuto sul
> quale tutto il movimento basco ha saputo costruire
> egemonia in tutti i settori della società, a
> prescindere dalla collocazione politica generale. Per
> i 600 detenuti, i 2000 rifugiati e i 48 esiliati,
> nonché gli assassinii impuniti e le torture è
> necessario un lavoro specifico direzionato alla
> ricerca di percorsi comuni con gruppi ed
> organizzazioni che già lavorano sullo specifico dei
> diritti civili. Non bisogna dimenticare però che la
> repressione nei confronti di Euskal Herria, prima di
> essere repressione dei movimenti ha origine nella
> negazione dei diritti spettanti a qualsiasi popolo
> come l'autodeterminazione, la territorialità, l'uso
> incondizionato della propria lingua, ecc. . Negando il
> diritto all'identità di questo popolo si vuole
> portarne a termine una volta per tutte la
> spagnolizzazione e francesizzazione, riportandone la
> diversità unicamente sul piano folkloristico e
> turistico attuando un lento genocidio culturale di
> bassa intensità.
> Molte sono le forme di repressione e di negazione dei
> diritti da denunciare, ma altrettante sono le lotte
> che vi si oppongono da appoggiare e far conoscere come
> la già ricordata lotta per il raggruppamento dei
> prigionieri e per la loro liberazione, contro
> l'obbligo del servizio militare, contro le
> legislazioni speciali.
> Questo lavoro ha anche un interesse tendente allo
> scambio tra movimenti, visto che i trattati di
> Shenghen sono il primo passo verso una polizia europea
> a guardia dell'ordine neoliberale che sta avendo il
> proprio battesimo nella lotta all'immigrazione così
> come alle aspirazioni di libertà dei baschi. Come non
> vedere che i diritti negati oggi ai baschi saranno gli
> stessi negati domani a tutte le minoranze culturali e
> sociali e a tutti gli oppositori politici? Come non
> allarmarsi di fronte ad un apparato di controllo
> sociale e poliziesco come quello che si dispiega oggi
> contro l'opposizione basca, ma che un domani neanche
> troppo lontano sarà pronto ad essere utilizzato contro
> qualsiasi ipotesi di cambiamento radicale delle nostre
> società?
>
> GERNIKAko ARBOLA
> Gli ultimi due anni hanno mostrato ancora una volta
> quanto vi sia di autoritario, antidemocratico e
> nazionalista nell'amministrazione e nella dirigenza
> dello stato spagnolo e quanto lo stato francese sia
> poco sensibile ai diritti dei popoli ad esso
> sottomessi. Madrid e Parigi, infatti, collaborano
> strettamente nella repressione antibasca; di fronte ad
> una comunità internazionale distratta e disinformata,
> e forse complice e accondiscendente, si consumano vere
> e proprie operazioni di polizia politica degne di
> altri tempi. Se il governo francese ha poi deciso di
> ignorare qualsiasi richiesta minima, comprese quelle
> di riconoscimento linguistico, il governo di Madrid ha
> imboccato la strada della "guerra totale", fino a
> violare le sue stesse leggi, oltre ai principi dei
> diritti dei popoli. La situazione di scontro continuo
> che vive Euskal Herria necessita soluzioni. Il popolo
> basco chiede oggi più che mai il rispetto del proprio
> diritto all'autodetermnazione e alla territorilità,
> necessita più che mai di pace e sovranità. La fase
> politica apertasi con l'Accordo di Lizarra, la tregua
> di ETA, le vittoriose tornate elettorali, la sempre
> più pressante richiesta di dipartimento per Iparralde
> e la costituzione dell'Assemblea dei Municipi Baschi
> (Udalbiltza) come prima istituzione nazionale, segnano
> un nuovo processo democratico popolare in corso in
> tutta la società basca che le istituzioni di Madrid e
> Parigi non solo non rispettano, ma cercano di sabotare
> e criminalizzare. La soluzione del conflitto basco sta
> tutta nel successo di questo processo e nel rispetto
> della volontà democratica della società basca.
> In questa prospettiva la pressione internazionale
> potrebbe contribuire a creare il clima giusto,
> rendendo ancor più evidente la possibilità e la
> fattibilità di una negoziazione che porti ad una pace
> giusta. Riteniamo fondamentale la messa in campo di
> una piattaforma specifica tesa all'accumulazione di
> forze, anche e soprattutto diverse da noi, in favore
> di una soluzione negoziata sulla base del diritto
> all'autodeterminazione del popolo basco, e denunciando
> il sostanziale immobilismo dei governi di Madrid e
> Parigi.
>
> UNO STRUMENTO AGILE
> Un lavoro del genere è estremamente impegnativo e
> necessita strumenti agili ma forti e stabili che oggi
> mancano sia a livello locale che nazionale. Allo stato
> attuale sembra difficile che ci si possa occupare
> della molteplicità di spunti e temi che la questione
> basca presenta. Abbiamo comunque la necessità di una
> maggiore visibilità attraverso la creazione di un
> punto di riferimento che, attorno al discrimine del
> diritto all'autodeterminazione e alla sovranità
> popolare di Euskal Herria, abbia la capacità di
> promuovere piattaforme ed iniziative, sia politiche
> che culturali, attivando di volta in volta i soggetti
> più adatti. Noi pensiamo ad esempio ad una
> associazione nazionale come strumento organizzativo e
> di collegamento stabile che operi partendo dalle
> realtà collettive e dai singoli già attivi, mettendo
> in rete i tanti soggetti interessati. In una simile
> realtà dovrebbero convivere, contaminandosi, gli
> elementi dell'appoggio politico, dell'interscambio tra
> movimenti e della battaglia per i diritti politici,
> civili e culturali.
> L'associazione non va però assolutamente confusa con
> il luogo della mediazione fra aree ed organizzazioni,
> bensì dovrà essere lo spazio del dibattito, della
> proposta e dell'iniziativa i cui componenti vi
> aderiranno a titolo individuale. Al tempo stesso
> sarebbe auspicabile utilizzare l'associazione di volta
> in volta come il miglior strumento per la
> mobilitazione delle reti dei movimenti,
> dell'associazionismo e degli enti locali. Sarebbe così
> il complesso dell'associazione ad occuparsi magari di
> campagne di autofinanziamento attraverso la
> realizzazione di un cd-compilation, di calendari,
> ecc., della edizione di libri in italiano,
> dell'organizzazione di iniziative culturali, della
> promozione di piattaforme politiche, dell'apertura di
> una Euskal Etxea o di una Herri Enbaxada e di
> sostenere una più capillare campagna abbonamenti ad
> "Info Euskal Herria". In questa prospettiva stiamo
> realizzando una pagina web in italiano che raccoglierà
> notizie ed informazioni su Euskal Herria e le attività
> di solidarietà, ma che vuole essere anche un luogo del
> dibattito ed un punto di riferimento in rete per
> chiunque voglia attivarsi o semplicemente saperne di
> più.
> Per dare vita concreta al progetto associazione
> riteniamo fondamentale attivare immediatamente una
> discussione nazionale e, nel caso, l'immediata ricerca
> dei fondi necessari e l'individuazione di un gruppo di
> garanti. Riteniamo importante dare visibilità al
> progetto anche in Euskal Herria, partecipando magari
> come delegazione all'Aberri Eguna del 2000.
>
> Bari, 28.9.99.
>
> COMITATO EUSKADI BARI
> askatasuna_bari@yahoo.com Tel. 0347.7016191, e-mail 
>


Released online: October, 1999

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