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Girodivite - n° 57 / ottobre 1999 - Catania, politica, sinistra

Due lingue e due misure: un convegno a Catania

di Sergio Failla

Si intitolava "I valori comuni di una Sinistra delle differenze" il dibattito tenutosi il 2 ottobre 1999 al Parco Gioieni di Catania, all'interno della Festa dell'Unità. Promosso dall'ARCI di Catania, il tentativo di far dialogare le sinistre catanesi attorno a un linguaggio comune, nel rispetto delle differenze reciproche. Hanno partecipato oltre Filippo Messina (ARCI Sicilia), Salvo Cacciola (di Agire solidale), Luca Cangemi (Rifondazione Comunista), O. Licandro (DS di Catania), Antonio Pioletti (rivista "Città d'Utopia"). Non un dibattito municipale né strettamente connesso a temi locali: di Catania si è parlato poco. Più forte la preoccupazione nei riguardi della Sinistra italiana, in crisi di identità e di progetto.

Filippo Messina ha posto l'accento sulla necessità di ricostituire un alfabeto comune della sinistra, partendo da alcune parole-chiave: povertà. Giustizia, partecipazione, gratuità. Ha ricordato come, secondo gli ultimi dati diffusi le 401 famiglie più ricche del pianeta possiedono le stesse risorse di 2,5 miliardi delle persone più povere del mondo. Una sperequazione sempre maggiore, rispetto alla quale occorrerebbe ripartire da alcuni valori, come quello appunto della partecipazione, della costituzione di reti tra i soggetti e le istituzioni. Per Messina il terzo settore (in cui si colloca l'ARCI) diventa centrale anche nella prospettiva del compito di procedere al compito primario di una rieducazione dei soggetti a non confondere fini e mezzi, a elaborare strumenti di economia sociale capaci di contrastare la deriva liberista.

Salvo Cacciola notava come un tempo qualsiasi dibattito politico sarebbe iniziato prima con una analisi dei conflitti internazionali, ponendo l'accento su concetti come "interessi" e "rappresentanza di classe". Oggi invece non è un caso che si parli di "valori" e di "differenze". Vi è in questo un rischio di idealismo e astrattezza. Ciò di cui c'è bisogno non è solo una scuola di ri-alfabetizzazione, ma anche di una grammatica, un modo di collegare le parole perché abbiano significato. Di tradurre le parole in fatti. Quella delle differenze è stata una grande forza ma anche una debolezza della Sinistra, negli ultimi anni. Cacciola ha fatto alcuni esempi su come ci sia bisogno di un alfabeto ma anche di una grammatica: "stato sociale" è cosa diversa nel linguaggio della conservazione, in quello neoliberista. Il problema della Sinistra a suo avviso qui consiste nella sfida di conciliare efficienza e equità, redistribuzione delle ricchezze e diritti dei singoli. Altro esempio: quello della "sicurezza" su cui si discute sui giornali. Per Cacciola è indicativo il fatto che si parli di sicurezza, ma non di diseguaglianza sociale che sta alla base del problema. Oltre ai temi della pace e della rappresentanza, un grande tema della Sinistra è quello della reciprocità. Valore della sinistra non può essere la carità, che non muta le condizioni sociali dei soggetti deboli. Reciprocità significa importanza del Terzo Settore, stando bene attenti al fatto che sempre più spesso c'è la tendenza a saltare l'intermediazione dei partiti per dialogare direttamente con Governo e istituzioni, così che il Terzo Settore si pone accanto a Confindustria e Sindacato come soggetto sociale. La sfida allora diventa quella di riuscire a farsi contaminare dai soggetti attivi nella società, recuperare questo dialogo. E soprattutto riuscire a avere un ruolo deciso attorno a due sfide: quello delle forme di neo-clientelarismo, e del welfare municipale su cui potrebbero aprirsi degli spiragli.

Luca Cangemi ha valutato positivamente l'esistenza di differenze all'interno della Sinistra. Per Cangemi la Sinistra in Europa si presenta ovunque differenziata, anche con strategie diverse, ma ovunque accomunata da due punti fondamentali: la posizione di critica rispetto alla società esistente, e la forte collocazione sociale per cui si ha la coscienza di difendere alcuni e di combattere i privilegi di altri. Una parte della sinistra invece, in Italia, sembra non avere niente a che fare con questo. In Italia dal 1992 in poi, dalla finanziaria di svolta del governo Amato, è avvenuta una epocale redistribuzione di reddito, che ha mobilitato oltre 140 mila miliardi tutti a favore delle imprese. Oggi la sinistra rischia di perdere identità e funzione se non vengono poste alcune idee forti: innanzitutto l'aumento della spesa sociale, che attualmente è la più bassa in Europa, altrimenti si rischia di volere solo la "guerra tra poveri", la contrapposizione tra precari e lavoratori pensionandi. Cangemi ha posto l'esempio della Francia, governata da una sinistra differenziata, ma che sa imporsi alle imprese che licenziano.

Pioletti ha ricordato come quote sempre più consistenti di giovani e di appartenenti al ceto popolare votano ormai a destra. Non agisce più il ricatto, portato con il maggioritario, per cui si deve votare comunque un dato candidato "perché altrimenti vince la destra". E' bene cercare in un dibattito le "parole comuni" ma occorre anche ricordare che sono entrate nel lessico di una sinistra alcune parole che non sono condivisibili. Concetti e parole come precarietà e flessibilità, tolleranza zero, presidenzialismo, guerra "giusta". Mentre al contrario dovrebbero porsi altri problemi: quello di quale Europa si sta costruendo, della riduzione dell'orario di lavoro, di quali sono gli elementi di un nuovo modello di sviluppo, il volontariato con il rischio connesso che diventi un semplice tappabuchi per il precariato, la lotta alla mafia che sta ricostruendo i suoi intrecci. Non è un caso, ha ricordato Piletti, che lo scandalo per gli appalti dell'ospedale Garibaldi a Catania sia avvenuto non con un Ciancimino sindaco, ma con altri sindaci. Licandro, dei Democratici di Sicilia (DS), ha ammesso che pezzi della Sinistra hanno fatto grosse concessioni alla cultura neoliberista. Ma è anche vero che mentre in Francia tutta la sinistra ha accettato l'onere del governo, in Italia una parte della sinistra ha rinunciato. Licandro ha negato che ci sia una resa al neoliberismo, ha detto dei successi del governo sul fronte dell'inflazione, del debito pubblico, del risanamento dei conti. Nonostante questo c'è un allarmante distacco da parte delle nuove generazioni dalla politica. La sinistra non riesce a intercettare il bisogno di senso che proviene dai giovani. Sul problema della povertà ha ricordato come il G7, formato da governi in gran parte di sinistra, stia cercando di abbuonare il debito dei paesi più poveri; il problema della giustizia è anche quello dei processi lunghi. Dopo l'89 è crollato il sistema che aveva i suoi pilastri nell'evasione al Nord e nella criminalità al Sud. Quello che ora occorre è di stabilire un nuovo patto di cittadinanza tra gli italiani.

La conferenza è stata chiusa senza possibilità di dibattito, mentre si affollavano pubblico e relatori per il dibattito immediatamente successivo. Il convegno dell'Arci di Catania è stato un momento importante di dialogo a sinistra - cosa non frequente nel Sud -, anche se poi la sensazione che se ne ricava è l'assenza di valori comuni tra le sinistre - o forse, tra le sinistre e una componente che ha virato altrove le proprie prospettive e la propria identità.


Released online: October, 1999

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