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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Torre di Babele & Girodivite - speciale "Fiore del rifiuto"

Le serre avvelenate di Vittoria

La questione di cui ci occupiamo riguarda un'area particolare del Sud, nella parte sud-orientale della Sicilia. La particolarità di quest'area geografica è segnata dall'agricoltura, che proprio in questa zona vede un suo fiorente sviluppo, al punto da raggiungere il primato nella copertura dei mercato nazionale, ed il terzo posto al livello europeo. Lo sviluppo ha inizio negli anni '70 con il passaggio da un'agricoltura di campo quasi rurale alla agricoltura in serra. Il centro economico e di servizi di quest'area è Vittoria, una città di 60.000 abitanti situata nella provincia di Ragusa, a pochi chilometri dalla base NATO di Comiso.

La prima cosa di cui ci occupiamo è capire bene i termini di questo sviluppo, cercando di individuare la direzione dei cambiamenti e i vantaggi che la popolazione ne ha tratto. Nei primi anni '80, a Vittoria nascono numerose piccole aziende a conduzione familiare; i grandi proprietari terrieri si affrettano ad impiantare serre, utilizzando contributi dello Stato a ciò finalizzati. Nella seconda metà di quegli anni sono sorte alcune grandi aziende che hanno impiegato un numero elevato di braccianti. Ma già agli inizi degli anni '90 molte piccole imprese a conduzione familiare vanno in crisi; alcune di queste vengono assorbite dalle grandi aziende, il cui numero è andato aumentando e le cui dimensioni si sono sviluppate significativamente. Nella specificità del settore lo sviluppo tecnologico non influisce molto; di fatto per la produzione in serra di ortaggi occorrono molte braccia e poche macchine; cosi le aziende occupano un numero di operai pari a circa 500 unità, che lavorano in massima parte con contratti stagionali. E’ inutile dire che l'unica forma di occupazione esistente in queste aziende è il lavoro nero, nonostante la concentrazione in certi casi di un numero elevato di operai. Il costo del lavoro va da £4.500 l'ora ad un massimo di £7.000: la paga più bassa è quella percepita dalle donne e dai lavoratori immigrati, soprattutto del Nordafrica. .....(continua)

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Released online: September, 1999


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******July, 2000
 
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