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articolo d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili

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Forme della politica e forme della partecipazione


[Carlentini e le vicende nazionali] [Documento: La sconfitta del 1990] [La vittoria del 1994] [Documento: Comitati Prodi e PDS] [Carlentini dal 1995 al 1997] [Nota finale]

Introduzione

Carlentini è un grosso centro agricolo, circa 15 mila abitanti, a una trentina di chilometri da Catania e a una quarantina da Siracusa. Grazie a questa equidistanza, risulta provincia amministrativa di Siracusa, ma distretto telefonico di Catania. Non ha stazione ferroviaria, di cui utilizza quella della vicina Lentini. Con Lentini, con cui sta ormai praticamente attaccata, vive un rapporto di odio-amore. Carlentini si è sviluppata a metà del Cinquecento per volere degli spagnoli (il nome della città è una dedica all'imperatore Carlo V), per proteggere gli abitanti della sottostante Lentini dalle incursioni saracene e dalla malaria. Con Lentini e Francofonte, ha condiviso l'età dei feudi e gli andamenti agricoli, fino all'attuale crisi agrumicola. Negli anni Settanta ha dato sfogo al boom edilizio facendo sorgere un "quartiere" residenziale" staccato dal centro storico, Santuzzi, che ha visto l'afflusso di neocittadini da Lentini e il sorgere di nuovi problemi - un quartiere che è quasi una città, ma senza servizi e fino a qualche anno fa senza neppure negozi. La vita politica a Carlentini è stata in gran parte simile a quella di Lentini e Francofonte. Una grossa presenza del PCI, con una base data dal sindacato bracciantile. La DC che ha raccolto i voti e le aspirazioni dei ceti professionali e dei commercianti. Negli anni Ottanta, il blocco dei partiti, mentre si rafforzavano le infiltrazioni mafiose e le ingerenze sui lavori pubblici - a Lentini la cosca di Nardo (referente Nitto Santapaola a Catania).
Poi l'89, il tracollo dei partiti tradizionali (primo tra tutti la DC), gli effetti indiretti di tangentopoli e la reazione alle uccisioni palermitane di Falcone e Borsellino. I vecchi esponenti della DC hanno fatto tutti un passo indietro ("kinati ka passa a gghina…"): a Carlentini l'esponente di spicco è Basso, politico della DC che ha saputo gestire l'amministrazione comunale servendosi anche di una parte del PCI ("consociativo"). La "stagione", che è durata pochissimi mesi, tra la fine del 93 e l'inizio del 94, in cui sembrava che ci sarebbe stata la vittoria della "gioiosa macchina da guerra" occhettiana. Si hanno le elezioni, a Lentini e a Carlentini. Vince la sinistra, in due modi diversi. Dopo pochi mesi si fanno le elezioni anche a Francofonte ma nel frattempo c'è stata la vittoria nazionale di Berlusconi: vince la destra. A dimostrazione come i tempi in politica sono importanti e come a livello locale non sempre le cose si muovono secondo influenze totalmente autonome e "indigene".

Documento 1: La sconfitta del 1990

Giugno 1990. Sono le nove di sera [,] nella sezione del P.C.I. si respira un'aria da funerale. Primi tra gli eletti, risultano a parte il capolista Carnazzo, Silvana Pirruccello e Fabio Carlentini seguiti da Liuzzo (che non conosco ancora), Menta e Vacante. Clamorosa la non elezione del sindaco uscente Scamporrino e dell'ingegnere Angelo Mangano. Il P.C.I. passa da 10 a 6 consiglieri. E' il prezzo politico pagato al consociativismo con la DC in quella legislatura che ha varato concorsi pubblici al alto tasso di clientelismo e nepotismo. Nel corso della campagna elettorale il movimento "Città di tutti" da una parte e un P.S.I. ringalluzzito e relativamente affidabile, perché meno coinvolto dall'altra, riescono ad orientare il consenso dei cittadini sulle persone e non più solo sui partiti. Era stata una campagna elettorale dura e faticosa, per la prima volta dopo quasi un decennio di militanza nel P.C.I. ero stata costretta a chiedere il voto personale e non solo per la falce e martello oramai screditata dall'alleanza con la D.C. di Pippo Basso. Quella sera di giugno ricordo di aver appena invitato Fabio [Carlentini] ad andare a bere qualcosa al bar, quando si sente un clamore in piazza e ci affacciamo al balcone per capire di cosa si tratta. Un gruppo di persone acclama il nono dei consiglieri eletti nelle liste del P.S.I. Sergio Monaco. Non lo conosco personalmente, credo si tratti di un infermiere dell'ospedale di Lentini, mi dicono che è un medico, libero professionista. Qualcuno commenta che ha fatto incetta dei voti che gli ha procurato il nipote aprendo e rafforzando una sezione di giovani socialisti, unica organizzazione giovanile della città. Comunque sia, Fabio ed io non abbiamo ancora cenato, perciò decidiamo di andare a prendere un toast al Prestige. A noi si unisce Massimo, il fratello di Fabio. Nonostante la nostra vittoria personale non riusciamo ad essere pienamente contenti, ci rendiamo conto che il P.C.I. ha dimezzato i propri consensi e che ci attende una strada tutta in salita. Ci sentiamo in dovere di augurare un buon lavoro e riteniamo di avere d'ora innanzi un elettorato cui dover rendere conto e ragione del nostro operato.
Poche settimane dopo viene convocata la prima seduta del Consiglio Comunale che viene puntualmente preceduto da una riunione in sezione. Carnazzo abbozza una pseudo-analisi del voto e l'unica cosa che risulta convincente per i suoi accoliti è che Fabio è il terzo degli eletti solo perché ha avuto la fortuna di capitare il numero 5, il suo stesso numero alla Provincia! I soliti ignoranti elettori del P.C.I. hanno votato per Fabio credendo di votare per lui sulla scheda per le comunali. L'ampio consenso su di me proviene invece dai Lentinesi di Santuzzi. E' una analisi che nella sua grossolanità tende a cancellare il valore politico della nostra elezione. Non ci sentiamo di smentirla. Ci guardiamo e decidiamo senza comunicarcelo che non è il caso di perdere tempo perché alle sette dobbiamo essere al Polivalente e soprattutto perché non abbiamo nessuno da convincere.
(Su oltre 300 preferenze, quelle delle sezioni di Santuzzi assommano ad una ventina e quasi tutte le preferenze per Fabio erano assieme alle mie)
In macchina per il Polivalente dissi a Fabio di avere ancora negli occhi i volti di tutte quelle persone che con riconoscenza per le mie prese di posizione al consiglio comunale (sola contro tutti) e con la voglia di voler continuare a credere nella politica dei comunisti mi confidavano di aver fatto il loro dovere e che adesso toccava a noi rinnovare il partito. Al polivalente mi sedetti come prassi nell'ala sinistra. Fabio alla mia destra e alla mia sinistra Alfio Castro con altri socialisti. A lui chiesi di indicarmi chi fosse questo Sergio Monaco. Me lo indicò: pantaloni avana, camicia bianca seduto tra i democristiani con altri socialisti. Quando mi fu presentato 'puntualizzai' che i socialisti stanno seduti coi comunisti anche se tendono a fare sempre le alleanze coi democristiani [.]

La vittoria della Sinistra a Carlentini nel 1994

L'analisi della vittoria della sinistra a Carlentini, all'inizio del 1994 interessa ai fini del nostro discorso sulla formazione della partecipazione alla vita politica da parte dei "cittadini". Chi vince appartiene non ai partiti tradizionali (anche se molti di loro vi hanno militato, avendo anche ruoli di primo piano), ma a quella che viene chiamata "società civile". E' un termine questo in auge negli anni Ottanta, frutto della crisi dei partiti e del blocco del sistema che si è avuto in quegli anni. Il tentativo, quasi sempre infruttuoso, di far sorgere dai gruppi delle associazioni, dei salotti e dei clubs, un rinnovamento di quadri e di metodologia della politica, che ottenga il consenso e dunque la conquista del potere politico. In quadro sostanzialmente bloccato, in cui negli anni Ottanta anche deboli percentuali potevano spostare alleanze e poteri, la capacità di consenso di questi circoli - non di massa ma sostanzialmente borghesi e d'élite -, ha avuto modo di interessare le bramosie anche dei partiti maggiori dell'epoca (DC per i gruppi cattolici, PSI, PCI ecc.). In Sicilia si era andati un po' più avanti, con la nascita della Rete. La profonda crisi del PCI dopo l'uccisione di Pio La Torre, non risolta dall' "inviato speciale" Folena, aveva aperto a sinistra spazi praticabili; tanto più che anche il potere tradizionale della DC, il ferreo sistema politica & mafia, mostrava crepe.
La vittoria della sinistra nel 1994 a Carlentini (ma diverso è il caso di Lentini, e questo è a nostro avviso altrettanto importante), nasce all'interno dei gruppi della "società civile". Vi è un momento particolare, la crisi sociale è vistosamente segnata dall'emergenza terremoto (dicembre 1990, il "terremoto di santa Lucia" che provoca a Carlentini alcune vittime e decine di senzatetto). "L'amministrazione esistente è incapace di rispondere al dramma del momento se non con provvedimenti tampone" ricorda Silvana Pirruccello. Tanto più che i maggiori partiti sono interessati dalla crisi che coinvolge le loro strutture organizzative. All'interno di questo contesto, Silvana Pirruccello e Fabio Carlentini formano all'interno del Consiglio comunale e della maggioranza un gruppo nei fatti indipendente e autonomo, anche se formalmente appartenete al PCI. All'interno degli equilibri risicati della maggioranza, il piccolo gruppo riesce a avere una sua funzione. Quando Fabio Carlentini accetta la nomina ad assessore - che secondo Pirruccello è una manovra fatta anche per dividere il gruppo -, tale azione non viene meno.
Tra le cose più importanti che secondo Silvana Pirruccello vengono decise dal punto di vista amministrativo e su cui lei e Carlentini hanno posto con più forza la necessità, anche contro il parere degli altri esponenti della maggioranza, la scelta della ricostruzione in situ, delle case lesionate o danneggiate dal terremoto. Aver scelto questa soluzione, al posto di una ricostruzione in altre aree da espropriare, ha avuto l'effetto di sveltire gli iter burocratici per la ricostruzione.
All'inizio del dicembre 1993, l'associazione Il Ponte si rimette in movimento. Il 4 dicembre una prima riunione, cui partecipano i soci fondatori - Silvana Pirruccello, Fabio Carlentini -, oltre a Nino Anzalone che si aggiunge. La proposta è la costituzione di un coordinamento dei gruppi democratici esistenti a Carlentini, per elaborare e proporre idee-progetto per la città. Il 7 dicembre nuova riunione, con l'ammissione di nuovi soci (Nino Inserra, Nuccio Roccella, Antonio Russo - insegnante al geometra di Lentini ma abitante a Santuzzi). Il 14 dicembre riunione, nell'atrio della Chiesa del Carmine, con La Ginestra, Legambiente (Sabrina Aliano), Alfio Castro, Vacirca - commerciante, insieme al fratello possiede una catena di tre negozi di abbigliamento tra Lentini e Carlentini -, il Gruppo Santuzzi. E' il primo abbozzo di Coordinamento delle associazioni democratiche di Carlentini. Ma è soprattutto Il Ponte a muoversi. Tra dicembre e aprile le riunioni sono continue. Il 21 dicembre si formano tre gruppi di lavoro, su scuola, assistenza, piano regolatore. Di questi tre gruppi, quello più attivo (in pratica, l'unico che funzionerà) sarà quello sul piano regolatore, intimamente connesso ai problemi del terremoto. Alle riunioni del Coordinamento dell'11, 18 e 25 gennaio 1994, nel salone della Chiesa del Carmine, saranno presenti anche i consiglieri comunali Carveni, Guercio e Chiarenza. Dopo l'8 marzo non saranno fatte altre riunioni del Coordinamento (l'impellenza politica fa saltare qualsiasi idea di coordinamento). Il Ponte invece continua la sua attività di discussione ed elaborazione. Alle riunioni di aprile viene fatto il resoconto delle riunioni con i gruppi di base di Sortino e della provincia di Siracusa, in preparazione delle elezioni provinciali. A maggio inizia la campagna elettorale.
Il 5 giugno vede l'affermazione della lista capeggiata da Sergio Monaco. La macchina amministrativa si rimette in moto. La sensazione è che da una parte il momento amministrativo assorba ormai totalmente il momento politico che prima era stato "fuori" le istituzioni. L'entrata nelle istituzioni significa che gli elementi chiamati e selezionati per questo lavoro si impegnano totalmente nel lavoro amministrativo; ciò sottrae energie al gruppo che rimane fuori. Il gruppo cerca in qualche modo di contrastare tale deriva, cercando di sviluppare una propria autonomia che non può però essere contrastiva rispetto all'amministrazione (dopotutto si stanno facendo le cose che si sono sempre dette si sarebbero dovute fare, da parte di persone di cui ci si fida sostanzialmente, tenendo sempre presente che l'amministrazione vive di tempi propri, del lavoro "giorno per giorno", e dell'emergenza terremoto nello specifico carlentinese di allora) né può trovare nell'indignazione e nella competenza delle cose amministrative motivo di coesione. All'indomani del voto, la volontà di continuare a essere forza critica e di coesione da parte de Il Ponte viene affermata nel momento stesso in cui ci si riunisce, il 14 giugno, per l'analisi del voto. Nelle riunioni successive si valutano alcune proposte culturali relative all'estate (luglio e agosto) carlentinese, tra cui l'idea del cinema nei quartieri. Silvana Pirruccello contatta anche Alfio Grimaldi, alcuni anni prima dirigente Arci a Lentini e appassionato di cinema, per avere una mano d'aiuto.
L'estate è un periodo tradizionalmente inadatto a qualsiasi attività politica e sociale. Fino ad allora le "estati culturali" sono state inesistenti, la gran parte della popolazione diserta la città per riversarsi nelle seconde case dell'abusivismo edilizio della costa (Agnone, in territorio di Augusta).
Le attività politiche e sociali riprendono a settembre . Nelle riunioni di settembre tuttavia, non si riesce ad andar oltre la pura dichiarazione dell'esigenza di una ripresa delle attività. Nelle riunioni di ottobre si riesce a elaborare un volantino sul Piano Regolatore, che il mese successivo viene finalmente diffuso. Nelle riunioni di dicembre si pone la questione interna della necessità di una sede come momento di autonomia e acquisizione di una visibilità dell'associazione. Nel gennaio 1995 parte il tesseramento per il nuovo anno e si pone il problema di quale iniziative programmare.
E' avvertibile un forte disagio all'interno dell'associazione. Un malessere che si trascina per diversi mesi. Solo nel febbraio 1995 viene posto con più chiarezza il problema della ricollocazione politica (e partitica) del gruppo. Nella riunione di domenica 5 marzo 1995 Il Ponte si fa promotore del Comitato di sostegno a Prodi. Nelle riunioni successive viene fatto il resoconto degli incontri avviati con gli altri gruppi. Alla riunione del 19 marzo 1995 viene convocata alle 11 l'assemblea dei soci con all'ordine del giorno le dimissioni del presidente e le elezioni interne del nuovo presidente.

Documento 2: Dai Comitati Prodi alla scelta nel PDS

Autunno/Inverno '95 [.] Viene inviato un FAX di adesione al comitato Prodi di Bologna a firma di singoli componenti e del PONTE. Le riunioni si tengono nello studio dell'ingegnere [...]. Viene nominato coordinatore Nuccio Vacirca. Seguono frenetiche riunioni dell'ULIVO.
8 Dicembre 1995 per iniziativa di Franco Inserra e Alfio La Ferla viene programmato un cineforum da Gennaio ad Aprile 1996. Si dimette Lucio Circo, viene nominato assessore Nino Ristuccia. In Aprile si vota per le nazionali, viene eletto Rino Piscitello. Prima decade di Maggio: Sergio Monaco accetta la candidatura propostagli dal P.D.S. per le Regionali.
Il 3 Maggio lo avevo incontrato per comunicargli che Rifondazione Comunista mi aveva offerto di candidarmi da indipendente e che avrei accettato solo nel caso che lui non si fosse presentato. Mi dice che quasi sicuramente non si sarebbe candidato ed io aggiunsi che non mi sarebbe dispiaciuto affatto togliere un po' di voti al P.D.S. di Nino Consiglio. Non avrei fatto una brutta figura [;] in quanto agli impegni successivi pensavo di aprire una sezione di Rifondazione Comunista e di tornare ad impegnarmi in Politica. Allora non potevo immaginare che invece avrei dirottato i voti Pidiessini su Sergio Monaco che intendeva candidarsi nel P.D.S. non solo per trovare una collocazione politica ben definita ma per 'puntare a Consiglio' [...] come mi confessò tornando da una riunione, nella sezione di Sortino: "Dobbiamo farcela! Non ci sto nel partito di Nino Consiglio"

Dal 1995 al novembre 1997

Nel novembre 1997 le elezioni a Carlentini premiano di stretta misura il PDS con, candidato sindaco, Liuzzo. Sergio Monaco non si presenta. Cosa è successo? Le vicende politiche e sociali scorrono su piani paralleli spesso intersecandosi. [La vicenda comunale] [La vicenda politica provinciale] [Il gran rifiuto] [La vicenda personale]

La vicenda comunale

Il lavoro portato avanti da Sergio Monaco e da un gruppo molto ristretto di collaboratori è stato importante, relativamente alla assenza e incapacità delle precedenti amministrazioni e di quelle compresenti nell'area contemporaneamente (Lentini e Francofonte, ma anche i Comuni del siracusano per i problemi comuni come quelli della "ricostruzione" post-sisma). L'amministrazione di Sergio Monaco si è concentrata quasi esclusivamente a sbloccare pratiche e finanziamenti per la ricostruzione. Tutta l'attenzione politica e sociale è concentrata su questa "emergenza".
Quando Monaco, divenuto onorevole regionale, deve rallentare la sua azione a Carlentini, il lavoro amministrativo ordinario ormai impostato viene portato avanti dal vicesindaco e dall'assessore allo spettacolo Battaglia, grazie a cui viene potenziato tra l'altro il ruolo delle rappresentazioni classiche scolastiche al Parco Archeologico che diventano sempre di più "fiore d'occhiello" e motivo di attrazione culturale territoriale; Battaglia permette il finanziamento del Teatro Scuola di Anzalone, noto teatrante locale, anche qui con negli anni un notevole avanzamento del grado culturale espresso e del coinvolgimento.
Il Ponte come organizzazione scompare. Non sembra che si siano fatte più riunioni nel corso degli anni successivi al 1995. Alla fine del 1996 nasce, all'interno del gruppo di amici - Franco Inserra, Alfio La Ferla, l'esigenza di "fare qualcosa" di visibile e culturalmente coinvolgente: di qui l'idea di un cineforum. Viene coinvolta nella faccenda il circolo cinematografico CinemaNovecento appena nato a Lentini. tra gennaio e aprile 1996 vengono proiettate una serie di videocassette usanto il videoproiettore del Polivalente di Carlentini. L'organizzazione è assicurata da 3-4 soci del circolo CinemaNovecento di Lentini, e da una mezza dozzina di carlentinesi. Alle proiezioni assistono centinaia di persone, viene fatto un tesseramento che raggiunge i 500 soci, di tutte le età. Il cineforum in quei mesi diventa un gioioso rito di famiglie, di ragazzi e di ragazze, che animano le serate e i pomeriggi carlentinesi altrimenti vuoti. All'indomani del successo dell'iniziativa, il gruppo guidato da Inserra decide la costituzione del circolo Meta (che nei fatti assorbe CinemaNovecento incapace e non interessata a gestire una associazione che conta virtualmente centinaia di soci). Esso si farà promotore di un concorso video nelle scuole, avviando i contatti con tutte le scuole medie superiori italiane. Il concorso "Iskra" ha un notevole successo, che le scarse forze finanziarie e organizzative dell'associazione non riescono a sfruttare adeguatamente. Tutta l'associazione vive tuttavia attorno alla voglia di muoversi di Inserra, non sembra avere una base più ampia.
Altro gruppo che sembra muoversi in maniera organizzata a Carlentini è quello costituito dalla Pro Loco. Si tratta di giovani di provenienza democristiana, che trovano in Monaco un referente che li appoggia anche se si tratta di due mondi ideologici diversi. L'alleanza che si instaura a Carlentini, uno dei motivi del "successo" di Monaco è, subito dopo la forzatura data dalla vittoria alle elezioni che scardina i vecchi schemi e le vecchie alleanze - proprio quella che avviene tra un lumpen-proletariat (borghese) giovanile di cultura democristiana e l'amministrazione elargitrice di finanziamenti. La Pro Loco di Carlentini riesce a muoversi in maniera più organizzata, esprime un proprio giornale e trova connessioni all'interno della Pro Loco regionale. Alla Pro Loco fanno riferimento Silvio Breci, giovane aspirante giornalista di formazione cattolica fondamentalista e che tra il 1995 e il 1996 compie una decisa svolta nella direzione dell'inserimento all'interno delle strutture esistenti fino ad allora osteggiate in quanto "compromesse" (il passaggio da Antenna Uno a Video Triangolo); e Salvatore Di Salvo che con i fratelli è interessato a una azienda cooperativa che è entrata nel gioco delle committenze per il metano ma che è da cosiderarsi anche lui parte di quel ceto aspirante al "posto" piccolo-borghese e di matrice ideologica lumpen-proletariat. Di Salvo diventa anche, lui che aveva fatto campagna elettorale contro Monaco, addetto stampa di Monaco scavalcando nella funzione Silvana Pirruccello.

La vicenda politica provinciale

Il prestigio ottenuto da Monaco nella sua azione amministrativa, ne permettono l'ascesa politica. E' il PDS, nell'assenza di altre formazioni politiche, a riuscire a "agganciare" il leader carlentinese che diventa in questo modo organico al PDS. Alle elezioni regionali Carlentini vota compatta per Monaco permettendone l'elezione all'Assemblea Regionale Siciliana; il PDS contemporaneamente presentava nel siracusano Nino Consiglio, uno dei leader dominanti alla Regione e egemone nel siracusano: Consiglio viene sconfitto alle elezioni.
All'interno del PDS si gioca una lotta (democratica) interna. Due nuclei (di cui uno virtuale), mentre una larga maggioranza sembra indifferente e interessata più alla ripetizione dei riti della "sinistra" ormai divenuti solo formali. Non c'è un coinvolgimento di masse di militanti o di discussioni assembleari di sezione. Tutto si svolge da una parte nel cerchio ristretto delle segreterie interne, dall'altro nei piccoli salotti extra-partito, al di fuori della sezione: presso associazioni o case private di piccoli esponenti. I due nuclei sono dati: da una parte da coloro che detengono il potere, rappresentano la struttura del partito. Essi si sono raggrumati attorno a alcune figure egemoni (leader di corrente), specie dopo il mutamento del nome che ha scardinato sia i rapporti tra il PDS isolano e quello nazionale, sia la struttura di autocontrollo interna. Nel siracusano la corrente di potere egemone è guidata da Nino Consiglio. A lui fanno riferimento tutti gli ex funzionari organici del partito rimasti; quelli che se ne sono andati via, scacciati dal PDS di Consiglio e dalle vicende politiche storiche recenti, hanno smesso di fare politica. Il nucleo che si "contrappone" a Consiglio non ha una organizzazione, ma deriva dalla stessa confluenza di esponenti e singoli dell'area democratica che si è avuta nel partito nel momento della rottura tra il vecchio PCI e la nascita del PDS che si presentava come il nuovo partito laico democratico. L'altra componente consistente di confluiti nel PDS all'epoca, proveniente dallo sfaldato PSI, ha una minore capacità di manovra anche perché sottoposta maggiormente al "peccato d'origine" (il fiancheggiamento del partito craxiano e corrotto) e, per le caratteristiche specifiche - la figura del leader craxiana ha avuto effetti sulla psicologia degli ultimi socialisti rendendoli particolarmente sensibili al bisogno di un leader cui obbedire - più propensa all'obbedienza e a essere usata nei quadri intermedi di un esercito che sembra non avere più bisogno di soldati.
All'interno del PDS siracusano, a un certo punto sembra che i democratici avessero trovato nella figura di Fabio Moschella, un leader capace di contrapporsi alle capacità di manovra politica di Consiglio. Moschella, un passato nell'Arci siracusana, aveva come modello non tanto il PDS dalemiano quanto quello veltroniano. Consiglio riesce a disinnescare la potenziale mina Moschella - priva del resto di reale forza politica, non avendo egli personalmente né base elettorale né un insieme organizzato all'interno del partito. Monaco diventa de facto la figura su cui si concentrano le speranze dei democratici interni al PDS o immediatamente limitrofi (cioè "fuori" dal PDS con l'alibi della presenza di Consiglio e così nei fatti corresponsabili della debolezza della componente democratica del PDS). Le elezioni regionali rappresentano il momento più alto di queste speranze. Monaco stesso, all'indomani delle elezioni regionali, effettua una serie di atti concreti che sembrano andare in questa direzione:
  • procede alla creazione, tramite il finanziamento diretto, di sezioni del PDS locali nel territorio del siracusano (Lentini, Francofonte, oltre a Carlentini);
  • procede a una serie di incontri con le componenti locali di questi gruppi.
Nel giro di un anno si consuma il "tentativo Monaco". Nel momento stesso in cui Monaco rinuncia a candidarsi come sindaco di Carlentini, perde la sua base elettorale e si riduce a semplice onorevole regionale. E' nei fatti tagliato fuori dalla lotta politica interna provinciale. Diventa "l'onorevole" che va in giro per i paesi a propagandare il PDS, saldamente tornato nelle mani di Nino Consiglio che è l'unico in grado di porsi come leader interno strutturale del PDS siracusano e interlocutore rispetto agli "alleati" della coalizione dell'Ulivo, cosa quest'ultima non secondaria. All'interno di una "coalizione" eterogenea come quella dell'Ulivo, caratterizzata per lo più da formazioni sub-partitiche guidate da ex leader di passate vicende politiche, coetanei di Consiglio.
La debolezza del resto delle formazioni democratiche si caratterizza oltre nella incapacità a strutturarsi in maniera coerente e organizzata, nella incapacità di elaborare programmi e metodiche politiche non dico "vincenti" ma quantomeno che trovino un momento comune o una identificazione chiara e comune - nella forma di un manifesto o di altro. I democratici non riescono a portare nelle sezioni il lavoro e le discussioni dei propri circoli associativi e dei propri salotti. Quando un esponente singolo di questi circoli arriva al provinciale, trova un muro fatto di linguaggi e regole completamente diverse, cui egli o si adegua oppure viene immediatamente escluso, in cui non trova interlocutori.

Il gran rifiuto

Quello di Sergio Monaco, nel novembre 1997 è un "gran rifiuto" di stampo (ironicamente) celestiniano. Quella che è apparsa la scelta di un suicidio politico agli occhi di chi vede la politica anche come fatto militare, di forze (elettorali e in termini di clientele) in campo. Per i monachiani si è trattato di "errore"; per Monaco la scelta sembra essere stata dettata dalla necessità, da una parte di scegliere in termini di tempo uno solo degli impegni per lui possibili (o quello di sindaco o quello di onorevole regionale) e dall'altra dall'idea che questa scelta significasse anche dal punto di vista simbolico il suo essere "per il partito", un atto di dedizione al partito nel momento in cui accettava "le scelte" della propria sezione di partito. Per altri - per coloro che hanno visto la lotta politica interna al PDS in termini manichei -, è stata una scelta opportunistica o comunque di resa a Consiglio. Nei fatti, quelle sezioni che erano nate all'indomani delle elezioni regionali, vengono abbandonate e mollate al loro destino; il caso di Francofonte può essere emblematico. Monaco viene usato dai locali leader cittadini per le presentazioni ufficiali o nei periodi elettorali quale "testimonial" riverito e applaudito ma nei fatti politicamente ininfluente.

La vicenda personale

All'interno del contesto cittadino e provinciale, la vicenda personale di Silvana Pirruccello. Vi è una vicenda personale politica, e una vicenda personale familiare propria. Su quest'ultima, basti ricordare le difficoltà di chi vive l'impegno quotidiano, sottrattivo di gran parte del proprio tempo e delle energie, all'interno della scuola come insegnante impegnata nella didattica sperimentale: la passione di chi con i ragazzi si trova bene, avvia dei percorsi di educazione e di crescita. Studia e continua a studiare. Le vicende familiari più intime.
Lei ha pagato sulla propria pelle, prima lo scontro politico interno al PCI - che in Sicilia è stato tra "miglioristi" e "consociativisti", questi ultimi vincenti riuscendo a ampliare la propria base con l'alleanza con esponenti del sindacato e della struttura dei funzionari regionali. Poi, nel momento in cui la vita politica esprimeva la propria ansia di mutamento con la promozione del "nuovismo", pagando la sua militanza politica decennale. Per ceto sociale, Silvana Pirruccello appartiene al ceto degli insegnanti, di derivazione edil-bracciantile; ciò la porta da una parte a immettere nel proprio fare politica una carica ideale che manca spesso in personale proveniente da altri ceti sociali, ma nello stesso tempo con la debolezza di chi non possiede una propria "forza elettorale". All'interno del PCI Pirruccello è stata "imposta dal partito" e non dalla base, secondo quegli atti di preveggenza illuminata che erano propri del partito di Togliatti. Le sue elezioni al consiglio comunale sono avvenute grazie alla forza del partito e non a quelle sue personali. Alle elezioni del 1990 si presenta all'interno del PCI non più appoggiata dal partito ormai egemonizzato dalla corrente "consociativa" (vedi Documento 1). La sua vicenda politica è quella di chi ha vissuto intimamente e si è formata all'interno della struttura del partito e secondo l'influenza della corrente "emiliana", ma che appartiene per ceto sociale e esprime idee che non fanno più riferimento né alla classe operaia né a quella contadina o edile; è una medio-piccola borghesia che ha le idee e i gusti della borghesia, il linguaggio della borghesia, ma non riesce a formare un blocco sociale tanto consistente da avere una forza elettorale, spesso non riesce neppure a esprimere una propria rappresentanza politica - schiacciata tra l'elite dei professionisti e dai rappresentanti delle forze feudali, e il lumpen-proletariat che cerca nella politica un impiego per sé e per i propri familiari. Silvana ha fatto la scelta di mettere al servizio di Monaco, all'indomani delle elezioni del 1995, le proprie competenze e conoscenze politiche, soffrendo l'esclusione dall'inserimento in posti di comando o direttivi - Monaco d'altra parte non ha potuto utilizzare appieno le capacità direttive di Silvana essendo egli troppo debole all'interno del partito per imporre sue scelte strutturali (ricordiamo le origini "socialiste" come motivo di debolezza per chi si muove all'interno del PDS), zavorrato dall'accusa di "vecchio" che veniva rivolta alla figura politica di Silvana. Quando Pippo Moncada, per le elezioni regionali, propone a Silvana la candidatura - ricordiamo che tra Moncada e Silvana esiste una trentennale amicizia: i contatti tra le persone avvengono anche tramite questi nessi solidaristici -, Silvana pur essendo costituzionalmente "migliorista", aver militato tra le forze del "sì" all'interno del PCI per il cambiamento del nome e dell'anima del partito, avere introiettato l'idea che in politica occorre vincere e non serve a niente la "testimonianza", sta per procedere ad accettare questa candidatura. Monaco senza dire niente ai suoi collaboratori, accetta la candidatura del PDS e Silvana fa un passo indietro: non può contrapporsi a Monaco per ragioni di amicizia e di coerenza con il lavoro politico e sociale fino ad allora svolto, e nello stesso tempo sa che Monaco a Carlentini sarebbe stato stra-votato.
Nel momento in cui Monaco diventa onorevole regionale, i rapporti tra lui e Silvana si allentano, anche per motivi di tempo (Monaco è ora doppiamente impegnato). Nel frattempo l'impossibilità di utilizzo di Silvana - e del gruppo che aveva un riferimento ne Il Ponte - all'interno della sezione comporta il permanere della debolezza di Monaco all'interno della propria sezione. Le decisioni politiche continuano a passare, nel PDS, all'interno della sezione. Il PDS continua a essere un partito che distingue la propria rappresentanza politica e amministrativa dalla struttura organizzativa interna. All'interno della sezione è così possibile coagularsi di esponenti che mirano a una ascesa politica personale, anche in contrapposizione a quella di Monaco. E a trovare referenti politici e collaborazione all'interno della federazione, cosa che non è possibile per Monaco dopo la sconfitta di Moschella.
Per le elezioni del 1997, Silvana Pirruccello tenta di avviare contatti perché candidato sindaco del PDS potesse essere qualcuno che garantisse la continuità politica dell'amministrazione Monaco: di qui il puntare su un paio degli ex componenti la giunta Monaco. E' un tentativo che abortisce. Il PDS boccia qualsiasi ipotesi di esponente proveniente dall'ex giunta. Viene candidato Liuzzo, segretario del PDS e nel segno anche di una contrapposizione rispetto alle altre forze dell'Ulivo - che a Carlentini sono piuttosto deboli -, così come avviene a Lentini con la candidatura di Raiti contrapposta a quella di Bosco (l'anti-Consiglio storico della provincia di Siracusa). Per Silvana, Liuzzo è "uomo di" Consiglio o che trova in Consiglio il referente provinciale, e dunque si tratta di una candidatura da lei avversata. L'avversione si risolve, data l'impossibilità di trovare soluzione politica - la sordità degli altri "amici" del gruppo -, nel ritiro nel proprio privato. All'interno della giunta Liuzzo, è presente Antonella Raudino, giovane e donna, non implicata nelle lotte partitiche di Carlentini e con un breve passato nelle lotte degli articolisti, vicina per questioni culturali all'area di Silvana ma non coordinata: Antonella era stata convinta a entrare come candidata assessore da una telefonata di Silvana, quando ancora era aperta la discussione sul nome del candidato sindaco.
Alle elezioni del 1997 si va alla contrapposizione tra il PDS consigliano e una lista guidata da un ex-socialista attorno a cui cercano di trovare un coagulo anche ex appartenenti alla giunta Monaco (tra cui il vicesindaco). Monaco non interviene, di fatto appoggiando il PDS ma senza il coraggio di un appoggio chiaro e diretto in prima persona. Liuzzo vince per poche decine di voti di scarto.
All'indomani delle elezioni, la rabbia per lo scacco che sembra mettere fine a un' "avventura" di 5-6 anni, da parte di Silvana. Il tentativo di riflettere su questa vicenda - gli appunti, le discussioni con Sergio Failla - e di ricontattare il gruppo de Il Ponte, che però di mostra del tutto disinteressato a un ricoinvolgimento. Anche il tentativo di un coagularsi degli esponenti democratici sconfitti dalle elezioni (Carveni ecc.) sembra non avere alcun risultato, anche nella mancanza di un partito di riferimento che possa guidare e fare da collante per questi sparsi esponenti.

Nota finale

I due Documenti utilizzati all'interno di questo fail sono la trascrizione di alcuni fogli che Silvana Pirruccello mi ha consegnato, all'inizio del 1998. Per le vicende relative a "Il Ponte" mi sono basato su un foglietto contenente date e schemi. In quella occasione Silvana mi ha a lungo parlato, ricostruendo la sua vicenda politica personale degli ultimi anni. Compio questo lavoro di trascrizione e compilazione nel giugno 1998, nella certezza di avere molto colpevolmente dimenticato di quello che Silvana mi ha detto. Gran parte della ricostruzione d'altra parte, è una mia interpretazione, che non riflette il modo di pensare e l'impostazione ideologica di Silvana.
All'interno del nostro racconto abbiamo introdotto un concetto sociologico, quello di lumpen-proletariat borghese. La necessità di tale ceto (o non-ceto) sociale ci è servito per cominciare a determinare lo statuto e le caratteristiche di una categoria di persone che si sono affacciate alla politica senza avere una connotazione di classe tradizionale, se non quella piccolo-borghese pervasiva. Una aspirazione a far parte della piccola-borghesia, cui non corrispondono mezzi economici né autonomia lavorativa: massa di manodopera della politica che nella politica trova sistemazione, anche se in misura minore rispetto al passato per la riduzione del personale politico di cui gli apparati politici abbisognano.
Released: May, 1998


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******July, 2000
 
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