articolo
d'archivio di Girodivite mensile delle città invisibili |
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Quattru sbrizzi in video
Il poeta dal viso di ragazzino si appalesa. Appalesare è un vecchio
vocabolo che significava "palesare, manifestare" [Devoto,
Oli - Dizionario della lingua italiana, 1975] ma anche "mostrarsi",
"svelarsi" anche grazie alla derivazione da palesare/palese,
che voleva dire "rivelare". Salvo Basso mostra di sé, rivela
il proprio corpo, il proprio viso: la propria "macchina" esterna.
Non ha fatto corsi di recitazione, non ha "scuola" alle spalle.
Si sente, si vede. Ma non è una rapa. E' un autore "culto"
come si diceva una volta, ha piena sapienza letteraria ed artistica.
Conosce. Ogni suo singolo gesto rimanda. E' una citazione ed è nello
stesso tempo un atto nuovo. Non capita spesso che un libro di poesia
diventi video. E divenendo video moltiplichi le sue "significazioni"
- anche questo è un vocabolo antico, mi starò lasciando andare? Salvo
Basso, grazie alla collaborazione del gruppo tecnico dell'Azdak, e Riccardo
Sgalambro e Ottavio Cappellani, è riuscito a fare opera più che dignitosa,
mille anni luce da qualsiasi imbarazzo d'esordiente o acerbità di prim'opera.
Perché dietro c'è lui, la sua stoffa sicura, da cui ci attendiamo ottime
cose (confessiamo di nutrire per costui una insana passione...). Il
video che abbiamo visto al Vertigo (Catania) è divertente, disperato,
necrofilo, lynchiano - il David Lynch dei primi cortometraggi, bellissimi
e divenuti un cult, il Fassbinder dei corpi e delle bocche. Sensualità
ma soprattutto l'Essere "sfegatato", che estrae dal ventre
le propria interiora e le contempla tra l'imbarazzato e l'incuriosito
(o il finto incuriosito), con sguardo miope. La faccia che s'incoccia
con il vetro della telecamera, mentre il vetro manda fuori fuoco, deforma.
Perché ci si vuole avvicinare, vedere meglio, "distinguere".
E nell'avvicinamento ci si perde, ci si brucia. L'estremo sacrificio
del proprio volto deformato espressionisticamente. L'occhio allucinato
e stralunato, nella citazione ghezziana dell'uomo solo davanti alla
telecamera. La ciclicità e la ripetizione (Ciprì e Maresco), rafforzata
dall'uso stereofonico delle due lingue (inglese e siciliano) che dovrebbero
essere l'una traduzione dell'altra e che invece sono echi e rimandi,
gioco di palla nel ping-pong. Ironico e auto-ironico, il poeta che si
offre non solo allo sguardo ma all'attività divoratrice del "lettore"
e finisce per divorare se stesso: "experience it?/ ài pruvatu mai?"
Released: March, 1998
******July,
2000
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