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Operai senza
politica ...
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Un libro ritrovato spulciando all'interno di un cesto
di libri in super-offerta a mille lire. In mezzo a romanzi,
guide di camping e manuali d'allevamento di cavalli,
fascicoli con le copertine squarciate: sono i libri
che nella bancarella di piazza Verga, a Catania, hanno
superato l'offerta delle Tremila: sono gli scarti degli
scarti, i libri più negletti e indigeribili.
"Operai senza politica" si intitola, ed è
una inchiesta fatta nei giorni del rapimento e uccisione
di Aldo Moro davanti ai cancelli della FIAT di Torino,
da due storici allora giovani e militanti, Brunello
Mantelli e Marco Revelli. Un'operazione di ricerca "sul
campo" intelligente. Probabilmente l'ultima volta
che degli intellettuali militanti sono andati a diretto
contatto con la "classe operaia". C'è
stato un periodo in Italia nel quale gli intellettuali
della sinistra hanno cercato gli operai. Un'andata "verso
il popolo" da parte degli esponenti della classe
borghese, con tutte le contraddizioni che questo comportava.
In un quadro, quello italiano, che vedeva la borghesia
di nuova formazione, quella piccola e media che muoveva
i primi passi del boom degli anni Sessanta, diretta
conseguenza dell'accumulo di ricchezza e di energie
degli anni Cinquanta di ricostruzione dopo le distruzioni
della guerra. Figli di immigrati, neo-urbanizzati, studenti
che conoscevano la contaminazione dei quartieri di nuova
formazione di quegli anni. Mentre il sindacato si muoveva
in maniera bivalente e ambigua tra il dover rappresentare
gli interessi di classe e la funzione sempre più
istituzionale di cinghia di trasmissione tra apparato
di partito e Stato. Nel Sessantanove operaio il sindacato
si trovò a cavalcare la mobilitazione operaia
che chiedeva l'adeguamento di salari e condizioni di
vita nelle fabbriche: il libro di Giachetti e Scavino,
"La Fiat in mano agli operai : l'autunno caldo
del 1969" (Biblioteca Franco Serantini, 1999) ricostruisce
in maniera mirabile e documentata quella fase. La sinistra
storica si trovò spiazzata, i gruppi extraparlamentari
della nuova sinistra si fecero avanti, tentarono di
scavalcare sindacati e partiti storici. Il conflitto
generazionale (politico) tra chi doveva essere a capo
delle "masse". Tentarono la strada della radicalizzazione,
gli andò buca, la realtà è sempre
tetragona alle semplificazioni raziocinanti. La perdita
dell'appeal politico tra gli operai da parte della nuova
sinistra è evidente anche nel libro di Mantelli
e Revelli. Ma non a favore dei partiti della sinistra
storica. Ciò che predomina è il disincanto
operaio. Né con le BR né con lo Stato,
né con i padroni e neppure con Sindacato e Partito.
Una scissione che si era consumata già prima,
e che il "caso Moro" evidenzia nel libro di
Mantelli e Revelli. La strada è quella della
sconfitta di tutti, che sarà poi con la "marcia
dei 40 mila" colletti bioanci e non della Fiat
e poi con le sconfitte dei referendum: ma questa, in
era craxiana, è un'altra storia.
L'ultima volta degli operai e della sinistraIl "caso
Moro" alla FIAT e il "qualunquismo operaio"
nell'indagine di Brunello Mantelli e Marco RevelliBancarella
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Scheda bibliografica
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