Saltatempo, di s.

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Saltatempo

di sergej, pubblicato su Bancarella, 5 dicembre 2001

"Saltatempo" di Stefano Benni è un romanzo molto bello. Senza giri di parole: tra le cose migliori che siano state scritte negli ultimi anni. Un recensore di solito non dovrebbe mai essere così semplice ed esplicito, dovrebbe argomentare, dire magari qualcosa di particolare che aggiunga testo al testo. Se ancora non lo avete letto, leggetelo; se lo avete letto non c'è bisogno di leggere questa recensione/invito. Benni è riuscito a dire in forma di narrazione cosa è accaduto in questi ultimi anni in Italia, impresa che pareva non possibile senza scadere nel didascalico o nel fastidioso. La storia di un ragazzo che cresce negli anni che qualcuno ha definito della "contestazione collettiva", tra il paese e la città, tra i grandi eventi della storia sociale e quelli minuscoli e quotidiani della vita di un paesino di montagna. Soprattutto, Benni conquista un linguaggio: efficacissimo, frutto del lavoro di un ventennio - noi lo seguiamo da quando faceva satira su Il Manifesto in forma di poesia e parodia, i primi libri pubblicati da Savelli prima di giungere a Feltrinelli con il mitico "Terra!" e il bellissimo "Comici spaventati guerrieri". Nel corso degli anni Benni ha scritto libri di alto profilo e soprattutto di impegno etico, cosa che sempre lo hanno distinto dal resto della produzione contemporanea, anche nelle opere meno riuscite. Già nel precedente "Spiriti" Benni era riuscito a scrivere bene, nell'epoca del berlusconianismo dominante. Ma con "Saltatempo" siamo davanti a un romanzo capolavoro. Tragedia e comicità, pathos e divertimento si alternano. La storia di Saltatempo è la storia di una generazione, la nostra storia. La forza di un sogno, anzi: "E sognai così forte / che mi uscì sangue dal naso" (Fabrizio De André, Sand Creek).

Antologia:

"Ma la memoria non è fatta solo di giuramenti, parole e lapidi, è fatta di gesti che si ripetono ogni mattino del mondo. E il mondo che vogliamo noi va salvato ogni giorno, nutrito, tenuto vivo. Basta mollare un attimo e tutto va in rovina". Baruch scrutò verso i monti, come se cercasse le orme dei suoi passi, e di quelle dei suoi compagni. "Torneranno" disse tristemente "tra vent'anni o trenta ma torneranno. Non vedremo cingolati entrare in paese, non parleranno tedesco. Sorrideranno e avranno delle belle auto ammirate da tutti. Vestiranno giacche di sartoria invece della divisa di ordinanza. Non gireranno le squadracce, ma si sparirà in silenzio, cancellati in qualche nuovo modo elegante. Così sarà [...]" (p. 91).

"Ci hanno venduto, uno per uno. Hanno venduto le nostre povere vite e la nostra storia, per fare una storia insieme agli altri, una storia finta, che non ha neanche un lieto fine, finisce nell'indifferenza per tutto e per tutti. Se gli servirà a far voti, ci insulteranno pure" (le parole del padre-fantasma, p. 219).

"Dove siete finiti, tutti voi che c'eravate quel giorno? pensai. Lo rifareste? Eravate diversi, ci credevate in un altro mondo, oppure vi avevano detto di crederci e obbedivate soltanto? Potevate immaginare, quel giorno, che non ci sarebbe stata giustizia per nessuno, ma che le ingiustizie sarebbero cresciute una sull'altra, come le muffe su un tronco morto?" (manifestazione per piazza Fontana, p. 243).

Saltatempo / Stefano Benni. - Milano : Feltrinelli, 2001. - Lit. 28000

Contesto

Stefano Benni

 


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