Su Bach, Coelho, Redfield / di Attilio Viena
SU BACH, COELHO, REDFIELD. SPUNTI PER UNA LETTURA COMPARATA
DI TRE OPERE: IL GABBIANO JONATHAN LIVIGSTON, L'ALCHIMISTA,
LA PROFEZIA DI CELESTINO.
Si tratta di tre opere piuttosto recenti, che hanno visto
la luce nell'arco di circa vent'anni. Il gabbiano è
del '73, l'Alchimista della II metà degli anni '80,
la Profezia dei primi anni '90. Nordamericani gli autori
dei primi due romanzi, sudamericano quello del terzo. Tutti
e tre gli scrittori considerati devono la loro fama proprio
alle opere indicate, che hanno dato loro successo e fama
mondiali.
In un certo senso, sono opere legate agli anni nei quali
sono state composte e pubblicate. Il gabbiano, infatti,
contiene quell'anelito alla libertà infinita tipico
di molta cultura, americana e non, degli anni '70. L'Alchimista
esprime un grande senso dell'interiorità e un bisogno
di ascoltare il proprio io, che riflette un'esigenza molto
diffusa durante gli anni '80. La profezia racchiude invece
le paure e le speranze che hanno contraddistinto gli anni
'90, anni di veloce progresso scientifico e tecnologico,
ma di altrettanto grandi insicurezze e timori per il futuro.
Tutti e tre i testi indicano e suggeriscono un percorso
di salvezza, ossia un cammino da compiere da una condizione
presente imperfetta ad una futura migliore.
Il gabbiano e L'Alchimista suggeriscono percorsi individuali,
La profezia contiene invece un insegnamento che riguarda
e ha per destinatario tutta l'umanità.
Il gabbiano racconta la storia di una diversità.
Jonathan Livingston non è come gli altri gabbiani
dello Stormo Buonappetito. A lui piace volare, sperimentare
l'ebbrezza della velocità e delle acrobazie. Per
lui il volo non è soltanto un mezzo per procurarsi
il cibo, come per gli altri gabbiani. A Jonathan interessa
il volo come esperienza di bellezza e di grandezza. Egli
insegue accanitamente la sua passione per la libertà,
che è conoscenza di orizzonti e limiti nuovi. J.L.
crede di poter trasmettere agli altri gabbiani la propria
passione e le proprie emozioni e di condividerle con loro.
Si accorge, però, che non è così e
verrà immediatamente emarginato dal gruppo.
Egli pagherà con l'esclusione e l'esilio la sua passione
per la libertà. E' la sorte comune a tutti i diversi,
a coloro che si distaccano, consapevolmente o meno, dalla
massa, per perseguire i propri ideali.
Nonostante la sua esclusione, J.L. continua coerentemente
il suo percorso di ricerca. Ora si trova in una dimensione
nuova e diversa, nella quale, grazie soprattutto all'aiuto
di Ciang, il suo maestro, apprende che la perfezione consiste
in una perfetta idea di libertà (1).
Col tempo cresce in J.L. una nostalgia per i suoi compagni,
che pure lo hanno esiliato. Ecco scoccare allora il desiderio
di ritornare sulla terra, benché lì dove è
adesso (una sorta di paradiso ), tutti la pensino esattamente
come lui. La forza della nostalgia e dell'amore prende il
sopravvento ed è così che J.L., ormai gabbiano
immateriale, fatto di puro spirito, ritorna sulla terra,
fra gli antichi compagni di Stormo.
E' la terza e conclusiva parte della storia. J.L. fa da
istruttore di volo a Flecher Lynd e ad altri esuli e reietti.
L'idea di libertà si diffonde sempre più nello
Stormo, al punto da far crescere inaspettatamente il numero
dei seguaci di J.L.
Egli passa il testimone al suo allievo F.L.
Il messaggio de Il gabbiano Jonathan Livigston è
positivo e trasmette grande fiducia nella volontà
e nelle capacità del singolo individuo. La perfezione
c'è, esiste, è già qui sulla terra.
Basta cercarla con tutte le proprie forze, con la propria
passione e volontà, credendoci fino in fondo, a costo
di rimanere soli, di andare contro tutto e contro tutti.
E c'è di più.
J.L. cerca e trova il proprio "sé", la
propria più autentica e profonda identità.
Ma questa scoperta diventa immediatamente desiderio di comunicarla
agli altri e, soprattutto, di insegnare a ciascuno il sistema
per trovarla dentro di sé. In tutti esiste, il difficile
sta nel darle ascolto e nel farla emergere. Ecco spiegato
il profondo anelito "pedagogico e didattico",
più volte ribadito nel corso del racconto, da parte
di J.L.
E' come se la sua ricerca fosse compiuta solo nel momento
in cui egli riesce ad insegnare agli altri come fare per
ottenere lo stesso scopo. E' l'amore, il desiderio a rendere
veramente grande e straordinario J.L. Egli diventa una sorta
di profeta della libertà, una figura-guida inimitabile,
che dall'isolamento al quale è stato condannato ritorna
volontariamente, per amore, in mezzo agli altri. Il suo
è un ritrovarsi, che diventa poi un completo darsi.
Anche l'Alchimista racconta la storia di una salvezza.
Il protagonista è un giovane pastore spagnolo, Santiago.
Egli conduce una vita apparentemente serena e tranquilla.
Libero, nomade, in compagnia delle sue pecore, egli sembra
l'immagine della felicità. Ma non è così.
Basta un sogno ripetuto per sconvolgere la sua esistenza
e per stravolgere completamente le sue abitudini. Si reca
da una zingara per chiedere l'interpretazione del sogno.
Esso viene giudicato veritiero ed è così che
comincia l'avventura del protagonista. E' un'avventura lunga
e piena di peripezie, durante la quale Santiago incontra
diverse persone e deve superare molti ostacoli. Il percorso
di Santiago è di andata e ritorno: dalla sua dimora,
in Spagna, all'Africa oltre il mare, al deserto del Sahara,
fino alle piramidi d'Egitto e viceversa.
"Se verrai qui, troverai un tesoro" diceva il
bambino del sogno (2). Più che di un tesoro, si tratta
di una rivelazione: il tesoro si trova, in effetti, proprio
sotto il sicomoro, vicino al quale, in una chiesetta abbandonata,
Santiago aveva stabilito il suo rifugio. E' un predone del
deserto che fa questa involontaria rivelazione a Santiago,
dopo averlo picchiato e derubato, mentre gli racconta un
suo sogno ripetuto. A quel punto Santiago capisce, ha una
specie di illuminazione.
Ripercorre a ritroso il faticoso cammino fin lì
compiuto e sotto il sicomoro trova il tesoro: un baule colmo
di monete d'oro e pietre preziose.
Alcuni personaggi svolgono, nella vicenda del giovane pastore,
un ruolo chiave: innanzitutto il vecchio incontrato a Tarifa
e che dice di chiamarsi Melchisedec. Si tratta del re di
Salem, un mago capace di trasformazioni straordinarie. Egli
parla a Santiago della cosiddetta "leggenda personale".
Di cosa si tratta?
E' ciò che si desidera dal profondo, col tutto il
proprio essere. Un concetto-chiave, che ispira tutta la
ricerca di Santiago. Nonostante alcuni comprensibili momenti
di dubbio e scetticismo, Santiago dimostra di crederci fino
in fondo. E questa sua perseverante fiducia alla fine verrà
premiata.
La leggenda personale indica la propria volontà,
il proprio intimo desiderio che tutti possiedono, ma che
poi, col tempo, perdono. Per paura, per abitudine: si limitano
a sognare, senza voler completamente realizzare il proprio
sogno, come il mercante di cristalli, presso il quale Santiago
lavora in Africa. Il mercante di cristalli rappresenta l'uomo
comune, sopraffatto dal senso della realtà, incapace
di pensare veramente in grande.
Altro personaggio fondamentale è, naturalmente, l'alchimista.
Talmente centrale il suo ruolo, da dare il titolo al romanzo
stesso. Si tratta forse della stessa persona incontrata
da Santiago a Tarifa? Coelho non lo dice esplicitamente,
ma la somiglianza tra l'insegnamento di Melchisedec e quello
dell'alchimista è sorprendente.
L'importanza dell'alchimista consiste fondamentalmente
in questo: è lui che convince veramente Santiago
ad andare fino in fondo. I due percorreranno insieme buona
parte del deserto, fin quasi alle piramidi. L'alchimista
rivela a Santiago i segreti dell'alchimia, che sono poi
i segreti della vita e dell'anima stessa. Egli insegna al
giovane pastore il coraggio, la perseveranza, la conoscenza,
virtù che sono assolutamente indispensabili per realizzare
la propria leggenda personale.
L'alchimia è la capacità di "penetrare
nell'Anima del mondo e scoprire il tesoro che essa ha riservato
per noi (2). Durante il percorso, Santiago conoscerà
anche l'amore. E' Fatima, una donna che egli incontra in
un'oasi, durante l'attraversamento del deserto, al seguito
di una carovana. Egli lascia la donna per cercare il suo
tesoro. Alla fine, però, trovato il tesoro ritroverà
anche la donna, che pazientemente lo ha aspettato. Il cerchio
si chiude, la storia di Santiago finisce esattamente là
dove era cominciata. Alla fine del percorso, il protagonista
è diventato ricco: ricco in senso materiale (ha trovato
il tesoro), ma anche di conoscenza (ha visto e conosciuto
luoghi e persone che prima non conosceva). E' una storia
felice la sua, ottimistica. Insegna a perseguire i propri
sogni, i propri desideri, che poi danno veramente senso
alla vita. Insegna a non scoraggiarsi davanti a nulla, ad
andare sempre avanti. Proprio come Santiago che, più
volte derubato, ingannato e anche percosso, non si arrende,
ma prosegue sino alla fine.
E' una prospettiva che assomiglia a quella del gabbiano
J.L., anche se molto più individualistica e chiusa
rispetto ad essa. J.L. torna tra i suoi simili a insegnare
la passione del volo e la ricerca della perfezione. Santiago
invece realizza se stesso e basta. I due hanno in comune
una volontà incrollabile, disposta a tutto, pur di
seguire la propria natura. E un'altra analogia può
essere questa.
J.L. realizza completamente se stesso attraverso l'amore,
ritornando là dove si trovava, insieme ai suoi compagni
di stormo. Anche il suo, dunque, come quello di Santiago,
è un ritorno al punto di partenza, anche se al termine
di un percorso di ricerca e conoscenza. Santiago era partito,
all'inizio della sua avventura, a dispetto del volere del
padre, che gli aveva detto: "vai per il mondo fino
a quando non imparerai che il nostro castello è il
più importante e le nostre donne sono le più
belle" (3). Santiago ritorna e trova il tesoro, proprio
lì dove, ignaro, aveva stabilito la sua dimora. Ma
non avrebbe mai potuto trovarlo se non fosse partito, se
non avesse deciso di seguire il suo sogno. Una delle molle
che lo spingono a partire è poi il suo desiderio
di viaggiare e di conoscere. Quello stesso desiderio per
il quale aveva abbandonato gli studi seminariali , per fare
il pastore.
Dal punto di vista stilistico e letterario, entrambi i romanzi
sono molto poetici, con immagini suggestive e frasi ad effetto.
Si fa abbondante uso della metafora sia ne Il gabbiano sia
ne L'Alchimista, a dimostrazione della particolare vena
narrativa dei due autori.
Simile a entrambi i testi sin qui analizzati, ma anche,
al contempo, molto differente, La profezia di Celestino.
Romanzo di grande successo prima negli U.S.A. e poi nel
resto del mondo, esso ha avuto un seguito, tre anni dopo,
ne La decima illuminazione.
E' un testo con ambizioni universali, che riguarda l'intera
umanità.
Tutto si basa sul ritrovamento, avvenuto in Perù,
di un antico manoscritto, risalente al 600 circa a.c., attribuibile
alla civiltà dei Maya. Esso contiene 9 illuminazioni,
che rappresentano le 9 tappe di un'evoluzione dell'umanità
verso un futuro migliore. Secondo il manoscritto, queste
tappe verso la perfezione dovrebbero realizzarsi nella seconda
metà del XX secolo e all'inizio del XXI, dunque proprio
nel periodo in cui viviamo noi e in cui vive e opera l'autore.
Il protagonista viene coinvolto per caso nelle vicende e,
quasi senza volerlo, si mette alla ricerca del manoscritto.
Ciascuno dei 9 capitoli in cui è suddiviso il romanzo
esamina una delle 9 illuminazioni delle quali tratta il
manoscritto.
Il protagonista, da un iniziale scetticismo, passa via
via a convincersi sempre più della veridicità
del manoscritto e del suo contenuto.
Ciò si realizza anche grazie ad alcuni personaggi
che egli incontra durante il suo viaggio, pieno di pericoli
e peripezie. Costoro lo porteranno ad acquisire una vera
e propria fede nelle illuminazioni. Egli anzi le vivrà
in sé, le sperimenterà in prima persona, man
mano che le scoprirà, una alla volta. E tutto il
romanzo è proprio un percorso di scoperta delle illuminazioni,
che possono essere intese solo se vissute in prima persona.
E' ciò che farà il protagonista, dapprima
quasi inconsapevolmente, poi in maniera sempre più
partecipe e convinta.
La sua avventura ha anche momenti di alto rischio e drammaticità.
Il governo peruviano, infatti, vuole impedire che la conoscenza
del manoscritto si diffonda e, con l'aiuto dell'esercito,
fa di tutto perché ciò non avvenga. La chiesa
ufficiale, soprattutto nella figura dell'austero cardinale
Sebastian, si oppone al manoscritto. Esso negherebbe infatti
le sacre scritture, attribuendo a Dio un ruolo quasi marginale
rispetto a quello dell'uomo.
Siamo in una situazione simile a quella che caratterizzò
l'Europa nel periodo della Riforma protestante e della successiva
Controriforma cattolica. Secondo il cardinale Sebastian,
il manoscritto mina alle radici la fede nella chiesa e i
dogmi stessi sui quali essa si fonda. A pag. 237 si legge:
"Questo documento vuol far credere che gli uomini hanno
il controllo, come se avessero il compito di cambiare il
mondo. Non tocca a noi, ma a Dio. L'unica scelta che spetta
agli uomini riguarda l'accettazione degli insegnamenti delle
Scritture e, di conseguenza, la conquista della propria
salvezza" (4).
Un altro religioso, padre Sanchez, vecchio allievo di Sebastian,
vi si oppone con tenacia, affermando invece la forza piena
di fede del manoscritto, per nulla in contrasto con la chiesa.
E' Sanchez una delle guide fondamentali del protagonista
nel corso della vicenda. E' colui che più e meglio
di tutti rivela la profondità delle illuminazioni.
Altra figura importante, in questo senso, è Wil,
che il protagonista incontra all'inizio della sua avventura
(e che ritroverà poi nel seguito, La decima illuminazione).
Wil, proprio all'arrivo del protagonista in Perù,
lo trae in salvo da una sparatoria, causata dai militari
che danno la caccia ai seguaci del manoscritto. Due figure
femminili si rivelano poi particolarmente importanti. Charlene
è la prima. E' lei che, proprio all'inizio della
storia, mette il protagonista al corrente del manoscritto,
dando così inizio a tutta la vicenda. Ed è
ancora Charlene che, ne La decima illuminazione, il protagonista
si metterà a cercare, una volta tornato negli Stati
Uniti, quando apprenderà che ella è misteriosamente
scomparsa.
L'altra figura femminile rilevante nel romanzo è
Marjorie, la donna che scatena nel protagonista una forte
passione, fatta di attrazione fisica e spirituale.
Da lei egli si dovrà ad un certo punto separare,
con grande dispiacere di entrambi.
Julia, terza donna significativa, è colei che, verso
la fine, chiarisce al protagonista l'ottava e la nona illuminazione,
mettendolo pure al corrente dell'esistenza di una decima
illuminazione. Il protagonista verrà alla fine rispedito
negli Stati Uniti, con il divieto assoluto di ritornare
sulle tracce del manoscritto, da parte delle autorità
peruviane.
Il viaggio-avventura de La profezia di Celestino è
dunque, come quello di Santiago ne L'Alchimista, un percorso
di conoscenza e di esperienza. E' un cammino che porterà
il protagonista a un profondo cambiamento nel modo di vedere
se stesso e gli altri, la vita e la storia, il passato e
il futuro di tutta l'umanità. Ed è proprio
questa la speranza che anima il testo e il manoscritto stesso:
condurre gli uomini a un cambiamento come quello che avviene
nel protagonista. Le tappe di tale processo sono le nove
illuminazioni, ciascuna delle quali, nel testo, corrisponde
a un capitolo. Non è questa la sede opportuna per
soffermarsi sull'analisi particolareggiata di ognuna di
esse. Basterà accennare all'ultima, la più
importante.
La nona illuminazione, il cui messaggio viene esplicitato
nel capitolo finale del romanzo ( dal titolo significativamente
ottimistico: La cultura emergente ), spiega come cambierà
la cultura umana nel prossimo millennio, per via della cosiddetta
"evoluzione consapevole". In un'umanità
profondamente rinnovata, più evoluta spiritualmente,
spariranno l'indigenza e il bisogno. E' la realizzazione
di una sorta di utopia, il coronamento di tutte le illuminazioni.
Il percorso di ricerca descritto e raccontato ne La profezia
di Celestino è individuale e collettivo nello stesso
tempo.
Individuale perché, come evidenziato in precedenza,
coinvolge direttamente il protagonista. Collettivo perché
riguarda, al tempo stesso, l'intera umanità. E' il
racconto di una salvezza possibile, che consiste nella scoperta
dell'interiorità e dello spirito. Il testo parla
in fondo di una grande utopia, di una straordinaria conciliazione
tra il pensiero occidentale e quello orientale. Se ne accenna
esplicitamente a proposito della sesta illuminazione (5),
che configura una sintesi tra occidente e oriente in una
superiore verità. La prospettiva offerta dalla Profezia
è indubbiamente più vasta di quelle delineate
dal Gabbiano e da L'Alchimista. Anche la Profezia suggerisce
una ricerca di spiritualità, di interiorità,
paragonabile a quella degli altri due testi considerati
nel corso di questa analisi.
Altro elemento in comune è il tema della salvezza
che risiede dentro di sé, che non è affidata
ad alcunché di esterno, ma consiste in una condizione
puramente interiore.
Anche il protagonista de La profezia ritorna, dopo un
viaggio reale e mentale al contempo, al punto di partenza.
Vi ritorna completamente trasformato ed arricchito, in grado
a sua volta di diffondere agli altri ciò che lui
stesso ha appreso, esattamente come J.L. (Il gabbiano) e
Santiago (L'Alchimista).
Il viaggio come condizione indispensabile per un rinnovamento,
dunque, per un completo cambiamento attraverso la conoscenza.
NOTE
1)BACH, R., Il gabbiano Jonathan Livingston, trad. it.
di P. F. Paolini, Milano, 1970, p. 55.
2)Cfr. COELHO, P., L'Alchimista, trad. it. di R. Desti,
Milano, 1995, p. 23.
3)Cfr. COELHO, P., Op. cit., p. 18.
4)Cfr. REDFIELD, J., La profezia di Celestino, trad. it.
di A. De Vizzi, Milano, 1994.
5)Cfr. REDFIELD, J., Op. cit., p. 147: "…il
pensiero orientale e quello occidentale possono essere integrati
in una verità superiore. Ci mostrano (le illuminazioni,
corsivo mio) che l'Occidente ha ragione quando afferma che
la vita è progresso, un'evoluzione verso qualcosa
di più elevato. E al tempo stesso l'Oriente ha ragione
quando sottolinea che dobbiamo lasciar perdere il controllo:
non possiamo progredire usando solo la logica, ma dobbiamo
piuttosto raggiungere una consapevolezza più piena,
un'intima connessione con Dio, perché solo allora
la nostra evoluzione verso qualcosa di superiore può
essere guidata dalla parte superiore di noi stessi."
Contesto
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