Franco Scataglini
Franco Scataglini nasce ad Ancona il 25 luglio 1930. Dopo
l'uscita di una plaquette di versi di taglio postermetico
(Echi, S.E.V.A., 1950), per circa un ventennio coltiva la
sua vocazione poetica con studi clandestini e prove rifiutate:
alla lettura dei contemporanei piu' amati (Saba, Noventa,
Penna, Pasolini) lega gli autori del medioevo romanzo, forti
di un idioma che recupera la vitalita' della pronuncia originaria
(e ne sarà testimonianza l'edizione di Olimpo da
Sassoferrato, Madrigali e altre poesie d'amore, L'Astrogallo,
1974).
Alla meditazione sui poeti affianca la riflessione sui filosofi
dell'esistenza (specie Simone Weil e Adorno) e sulle pagine
teoriche di Paul Klee, che tra l'altro costituisce un riferimento
importante, con i bizantini, per una attività pittorica
gemella, quanto a scelte linguistiche e stilistiche della
parola scritta.
Grazie all'incoraggiamento del critico ed editore anconetano
Carlo Antognini, pubblica all'inizio degli anni settanta
le due prime raccolte organiche: E per un frutto piace tutto
un orto (L'Astrogallo 1973) e So' rimaso la spina (ivi 1977).
A cavallo del decennio accadono eventi decisivi per la sua
parabola di uomo e di poeta: l'incontro con Rosellina Massi,
la sua futura moglie, che canterà come musa esclusiva;
la pratica psicoanalitica, dal 1977 al 1983, presso la sezione
della Scuola "Maya Liebl"; l'approfondimento delle
tematiche legate all'esserci spazio temporale, prima sul
periodico "Marche Oggi" poi nel settimanale radiofonico
"Residenza" (da lui diretto, redatto insieme con
F. Scarabicchi, G. D'Elia e M. Raffaeli) a cura della Rai
delle Marche.
Di lì a poco esce la raccolta che sancisce la sua
piena maturità d'autore Carta laniena (Residenza,
1982) e che gli vale il "Premio Carducci" nonché
il riconoscimento di critici e recensori (Franco Loi, Antonio
Porta, Pier Vincenzo Mengaldo) e l'accesso a numerose riviste
(da "Linea d'ombra" a "Diverse lingue"
a "Poesia"); la sua produzione nel frattempo viene
inclusa nelle antologie che testimoniano di un rinnovato
interesse per la letteratura di matrice idiomatica: Le parole
di legno (a cura di M. Chiesa e G. Tesio, Mondadori, 1984)
e Poeti dialettali del Novecento (a cura di F. Brevini,
Einaudi, 1987).
La successiva silloge Rimario agontano (1968-1986) (Scheiwiller,
1986) ne riassume l'intero percorso aggiungendovi una sezione
inedita, Laudario, dedicata ai temi della caducità
e della umana finitezza. Nello stesso periodo prende a lavorare
a La Rosa (Einaudi, 1992) il poema che, simulando una versione
del classico medievale, riattraversa l'epica del negativo
e culmina nell'imago dell'amata quale simbolo e sinonimo
della poesia. La pubblicazione del poema segna il definitivo
riconoscimento da parte di critica e pubblico: nel luglio
del `93 il poeta ne esegue una riduzione col gruppo musicale
degli Ogam (Polverigi, Festival Internazionale "InTeatro",
a cura della T.E.E., Teatro Stabile delle Marche); nel maggio
`94 tiene la sua ultima e memorabile lettura, "Poesia
per una vita", nell'aula magna dell'Università
di Ancona affollata di giovani.
Dopo la pubblicazione di uno dei suoi poemetti più
intensi e complessi, La tortora quinaria ("Lengua",
n. 13, 1993) lavora a El Sol, il poema che restituisce il
suo percorso in filigrana autobiografica: ultimato nel luglio
`94 verrà edito da Mondadori nel marzo del `95; gliene
ha dato motivo e incoraggiamento una lunga conversazione
registrata nei mesi precedenti dal regista Stefano Meldolesi,
in seguito sintetizzata nel video Esplumeor. (Il compositore
Ennio Morricone gli dedica intanto due monodie, tuttora
inedite, per chitarra e voce recitante, l'una relativa a
Passeggero, in Laudario, e l'altra alla prima sezione del
poema appena concluso).
Franco Scataglini muore improvvisamente la notte del 28
agosto 1994 nella sua casa di Numana. A Numana riposa nel
piccolo cimitero in vista del mare.
Scheda a cura di Valerio Cuccaroni (tratto da www.scataglini.it)
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