Giuseppe Berto nel 1970 circa. Foto di M. Giuliani. |
Giuseppe Berto è nato a Mogliano Veneto (Treviso) nel 1914. Ha partecipato alla seconda guerra mondiale sul fronte africano ed è poi stato prigioniero di guerra in un campo statunitense maturando un distacco dal fascismo. Vissuto tra Roma e Capo Vaticano (Calabria). E' morto nel 1978 a Roma. |
Immagine di copertina di "Oh, Serafina!" edito da Rusconi nel 1973. |
Interessante anche la "fiaba di ecologia, di manicomio e d'amore" (come è nel sottotitolo) intitolata Oh, Serafina! (1973) pubblicato presso Rusconi. Mentre la società letteraria italiana cercava in qualche modo di reagire alle diverse sollecitazioni di quello che accadeva - a livello sociale e politico, l'età dei movimenti collettivi e delle contestazioni - Berto sornione dice la sua imbastendo una sua "fiaba" che è anche controcanto a tutti i cantori delle utopie industrialiste o terzomondiste dell'epoca. Protagonista è un giovane industriale incapace di accettare il mondo del "miracolo economico": Augusto Secondo, il suo nome, è un disadattato che trova nella compagnia degli uccelli gli unici compagni degni a questo mondo; nell'epoca dell'industria e della cementificazione, non trova nessuno che lo comprenda, finisce in manicomio e qui incontra la donna (Serafina, appunto) nelle vesti di una freak mistico-induista anche lei alla ricerca della sua nicchia dal mondo. La troveranno, perché questa è una favola, in cui anche la morte quando è presente - il suicidio del padre Giuseppe, la morte della madre ecc. - non dà "problema", è solo un elemento del percorso fiabesco. Una favola grondande elementi di attualità, profondamente evasiva: attraverso l'apologo fiabesco il "disimpegnato" Berto vuol dire la sua morale, in controtendenza e controcorrente rispetto ai modi e alle formule (spesso astratte) del dibattito contemporaneo, ma anche divertendosi e divertendo. |