Stanislavskij e la "risposta" di
Grotowski
Nel 1965 viene pubblicato un
testo fondamentale del teatro post-bellico. Un vero "manifesto"
teatrale: Per un teatro povero,
di Jerzy Grotowski [[48]]. Scrive il
regista polacco: "Mi sono formato alla
scuola di Stanislavskij; i suoi studi tenaci, il rinnovamento sistematico
dei metodi di osservazione, il rapporto dialettico da lui stabilito
nei confronti della sua prima produzione hanno fatto di lui il mio ideale
personale. Stanislavskij ha impostato tutti i problemi metodologici"
[[49]] Nel momento stesso in cui vengono
riannodati i fili, la direzione subisce una svolta. Lo Stanislavskij
di Grotowski non è lo Stanislavskij del "metodo" trasmesso a generazioni
di attori dall'Actors' Studio. Lo Stanislavskij di Grotowski è lo sperimentatore del teatro, lo "scienziato" teatrale
che si sforza di pensare sulla base del pratico e del concreto, sempre
disposto a rimettere in discussione il lavoro precedente; lo Stanislavskij
che crede nell'importanza fondamentale della scuola e dell'allenamento
continuo per la creazione dell'attore; lo Stanislavskij che negli ultimi
anni della sua vita scopre l'importanza delle "azioni fisiche"
dell'attore e, continuando a sperimentare, non indietreggia di fronte
alle conseguenze che esse comportano sul piano teorico: anche se si
tratta di conseguenze che mettono in crisi i punti-chiave del suo "sistema". Per Grotowski tuttavia, non si tratta di "applicare"
Stanislavskij, e le sue scoperte metodologiche, ma di "rispondere"
a Stanislavskij [[50]],
procedere a un colloquio dialettico con il maestro russo affinché i
suoi insegnamenti non vengano dimenticati ma nello stesso tempo confrontandosi
con essi, e con gli insegnamenti provenienti dalle altre tradizioni
metodologiche: il teatro no, il Kathakali, ma anche Mejerchol'd, Vachtangov, Charles Dullin e François Delsarte; e ovviamente (per Grotowski), la tradizione del romanticismo polacco e la "Reduta" di Osterwa e Limanowski [[51]].
Del resto l'idea stessa del Teatro-Laboratorio di Grotowski si basa sulla necessità di procedere
prima ancora che alla formazione di un pubblico, alla formazione dell'attore
che sappia esprimere il "nuovo teatro". A Grotowski e a Stanislavskij fa riferimento Eugenio Barba con il suo Odin Theatre. |
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Saggio a cura di Barbara Failla |
[48] Il saggio raccoglie scritti degli anni immediatamente precedenti; il "manifesto" vero e proprio relativo all'idea di "teatro povero" apparve come singolo saggio nel 1965. L'edizione originaria della raccolta aveva come titolo "Towards a Poor Theatre" edita a cura della Odin Tehatre Forlag (Holstebro, 1968). Appena due anni dopo l'edizione italiana, "Per un teatro povero", edito da Bulzoni (Roma, 1970). [49] Per un teatro povero / Jerzy Grotowski. - Roma : Bulzoni, 1970. - p. 21-22. Cfr. anche: Il nuovo teatro : 1947-1970 / Marco De Marinis. - Milano - Bompiani, 1995. - p. 82-83. [50] Risposta a Stanislavskij è il titolo di un breve saggio di Grotowski del 1969, pubblicato in Italia nell'edizione del 1980 de: L'attore creativo / di K.S. Stanislavskij. - Firenze : La Casa Usher. [51] La "Reduta" era una associazione teatrale in funzione in Polonia nel 1919-1939, diretta da Juliusz Osterwa e Mieczyslaw Limanowski; si strutturò come una comunità monastica, in cui maestri e allievi coltivavano una ricerca etica oltre che tecnico-professionale.
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