Joseph
Roth
Joseph Roth
Nato a Schwabenhof [vicino Brody, Galizia orientale]
nel 1894 (morto a Paris nel 1939), di famiglia ebraica, studiò
germanistica e filosofia a Vienna dove conobbe Karl Kraus. Partecipò
volontario alla prima guerra mondiale, cadde prigioniero dei russi.
Dopo queste amare esperienze si diede a una intelligente ma disordinata
attività giornalistica a Vienna, Berlin, Francoforte.
Emigrò nel 1933. Morì consumato dall'alcool.
Esordì con il romanzo La tela di ragno (Das Spinnennetz,
1923) ritratto di un filisteo tedesco avido di potere. In Hotel
Savoy (1924) tema di fondo è la delusione del reduce che
trova in sfacelo la società prebellica da lui conosciuta.
Motivo centrale dell'opera narrativa e saggistica di Roth è
la tragica vicenda degli ebrei dell'europa centrale, costretti
dal crollo della monarchia austro-ungarica a emigrare verso l'occidente
europeo e gli Stati Uniti. Una emigrazione che rinnova l'antica
diaspora: un venerando patrimonio religioso e culturale, sintetizzato
soprattutto dal chassidismo, viene per sempre di sperso, mentre
i superstiti devono subire la contaminazione della civiltà
tecnologica occidentale, edonistica e atea. Dopo i saggi di Ebrei
erranti (Juden auf Wanderschaft, 1927) è un romanzo ca
rico di biblica angoscia, Giobbe (Hiob, 1930).
Indagando la causa storica della dispersione dell'ebraismo mitteleuropeo,
Roth adombra la "finis Austriae" nel romanzo- capolavoro La marcia
di Radetzky (Radetzkymarsch, 1932). E' la storia della famiglia
Trotta, di stirpe slovena e contadina, che acquista lustro sui
campi di battaglia di Solferino (1859) quando il luogotenente
di fanteria Joseph Trotta salva la vita al giovane imperatore
Francesco Giuseppe e ne riceve in ricompensa il titolo di nobiltà.
"L'eroe di Solferino" è ricordato in tutti i libri di testo
dell'impero e trasmette agli eredi il compito di salvaguardare
tale eroismo con l'assoluta devozione e il perfetto decoro di
fedeli sudditi della monarchia. La loro vita si svolge parallela
a quella del longevo imperatore: Carl Joseph irresoluto e debole
nipote, le cui modeste vicende di carriera e d'amore occupano
buona parte del romanzo, muore in uno dei primi scontri della
guerra 1914-18. Il padre, il sottoprefetto Von Trotta, dopo aver
atteso nel parco di Schönbrunn l'annuncio della morte dell'imperatore,
si lascia morire nell'autunno piovoso che suggella anche la fine
di un'epoca.
Al tramonto del mondo asburgico e della sua irripetibile dimensione
psicologica e ideologica, dedicò anche La Cripta dei Cappuccini
(Die Kapuzinergruft, 1938) e La milleduesima notte (Die Geschichte
der 1002.Nacht, 1938) breve romanzo in cui "il mondo di ieri"
è contemplato con occhio disincantato e limpido, nell'ebbrezza
di un distacco che incrina appena il cristallo del- la memoria:
Vienna con gli ufficiali e le ragazze innamorate è ormai
per sempre solo una fiaba sottratta alla consunzione e alla morte.
Il breve amaro racconto La leggenda del santo bevitore (Die Legende
vom heiligen Trinker, 1939) può essere considerato un patetico
presentimento della fine dello scrittore.
[1997]
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