Clemente
Rebora
Clemente Rebora
Clemente Rebora: notizie biografiche
Nato a Milano nel 1885, Clemente Rebora crebbe
in un ambiente di intensi affetti familiari e di rigorosa moralità
laica e risorgimentale. Si laureò in lettere a Milano con
una tesi su Romagnosi, seguì i corsi di filosofia di Piero
Martinetti. Collaborò con «La Voce» prezzoliniana. In guerra
fu ufficiale di fanteria sugli altopiani di Asiago e Gorizia;
uno scoppio di mina compromise il suo già labile sistema
nervoso. Tornato a Milano ebbe una crisi religiosa fatta di Bibbia
e autori orientali e mistici. Scelse di entrare nella congre gazione
dei rosminiani (1931), divenne sacerdote (1936), con il voto segreto
di «patire e morire oscuramente, scomparendo polverizzato nell'amore
divino». Fece il sacerdote e l'educatore negli istituti rosminiani
di Domodossola e Stresa. Nel novembre 1955 i primi sintomi della
malattia che lo porteranno alla morte due anni dopo. Morì
a Stresa nel 1957.
2) opere
I suoi Frammenti lirici (1913) ebbero
nessun successo, a causa della novità dei contenuti e per
la scabra concentrazione del linguaggio. Scrisse un saggio su
Leopardi ("Per un Leopardi mal noto", 1910) e traduzioni dal russo
(Andreev, Gogol', Tolstoj). Dopo la prima guerra mondiale, prima
della conversione, scrisse Canti anonimi (1922). Il volume
Canti dell'infermità (1957) raccoglie poesie scritte
nel 1947-57 già riunite in piccole sillogi (Il gran grido,
Curriculum vitae, Gesù il fedele, Il natale): testimonia
la voluttà di dissolvimento, la ricerca spasmodica di una
convergenza tra illuminismo razionalistico di cui era imbevuta
la sua prima educazione, ansia di attivismo sociale irrealizzabile,
e desiderio di segregazione. A ciò si aggiunge la lacerante
assunzione della città e della campagna come entità
simboleggianti il male e il bene. Anelito alla comunione totale
con un dio di misericordia e giustizia, approdo confortante in
cui solo è possibile l'elevazione dalla bruta animalità.
Sul piano del linguaggio poetico, l'aritmicità
strofica, l'assunzione eccentrica di un lessico composto, sforzato
a esprimere concetti inusitati nella tradizione letteraria italica
(ad esclusione della concitata scrittura iacoponica) imprimono
al messaggio ecumenico di Rebora il ritmo di una meditazione sconvolgente.
Rebora non è confinabile nell'ambito della
produzioen poetica di matrice religiosa e cattolica, di cui del
resto testimonia la forza e vitalità all'interno della
regione italica. Considerato tra i maggiori poeti italiani del
Novecento, Rebore è un poeta della contemporaneità,
capace di interrogare il mondo e che ci interroga, di gettare
un ponte tra visibile e invisibile, tra fisica e metafisica e
da questo punto di vista accostabile a Hopkins, Eliot. Un "reborismo"
presente anche in altri autori successivi come Pasolini, Luzi,
Turoldo. Nella sua ricerca dell'essenziale, opera alla radice
e all'origine della parola umana. Biograficamente si chiude, si
mura vivo, ma continua a cercare drammaticamente le parole che
dicano l'illegibile della realtà.
Bibliografia: Clemente Rebora
Per un Leopardi mal noto (1910)
Frammenti lirici (1913)
Canti anonimi (1922)
Il gran grido
Curriculum vitae
Gesù il fedele
Il natale
Canti dell'infermità (1957)
Bibliografia: critica
La grandezza di un marginale / Massimo Raffaeli,
intervista a Gualtiero De Santi, in: Il Manifesto, 25 marzo 2000,
p. 23.
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