Abraham Merritt

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Abraham Merritt

Abraham Merritt nasce nel 1884 a Beverly, nel New Jersey, da genitori quaccheri (morì in Florida, per un attacco cardiaco, nel 1943).
Dopo aver intrapreso gli studi Legali, senza mai portarli a termine, si dedica - dal 1902 - all'attività di giornalista, lavorando prima come corrispondente per il Philadelphia Inquirer e poi come editore associato per il Sunday Supplement - il supplemento domenicale dei quotidiani Hearst - che poi cambierà il nome in The American Weekly. Assume la direzione di quest'ultimo nel 1917, quando il vecchio editore Morrill Goddard muore. Nello stesso anno - col racconto The People of the Pit pubblicato su Weird Tales - inizia a scrivere di mirabolanti avventure ambientate in zone della Terra inesplorate e abitate da razze antiche e sconosciute. Crateri vulcanici, caverne sottomarine e ghiacci perenni, nascosti in luoghi inaccessibili, costituiscono gli scenari d'obbligo dei suoi viaggi fantastici, scienziati antichissimi ed immortali, esseri rettiliformi, androidi metallici, morti viventi e popoli preistorici, rappresentano le razze che li albergano. Da ricordare in questo senso sono: The Moon Pool (1918) e il suo seguito The Conquest of the Moon Pool (1919), The Metal Monster (1920), The Face in the Abyss (1923) e Dwellers in the Mirage (1932).
Più vicini alla fantasy classica, e pertanto privi dell'elemento della «soglia» attraverso la quale si penetrerebbe in altre dimensioni, sono invece i racconti The Woman of the Wood (1926), The Drone Man (1934) e il postumo The Fox Woman (1946).
Con Burn, Witch, Burn!, uscito nel 1932 e seguito nel 1934 da Creep, Shadow, Creep!, Merritt abbandona la fantasy d'ambiente per scrivere di una fantasy di psiche, e sposta la sua narrazione dal tema delle esplorazioni fantastiche alle vicende di orrore e magia.
Appassionato di piante esotiche, scrive anche numerosi articoli di botanica. E' inoltre scopritore, insieme a S. Weir Mitchell, delle droghe psichedeliche.

Considerato come uno dei primi esponenti della fantascienza moderna, le opere di Merritt appaiono in verità ancora legate agli schemi della narrativa fantastico-avventurosa di fine Ottocento, e quindi maggiormente orientate verso la fantasy. Il primo Merritt rientra in quella categoria che Lin Carter chiamò «Città perdute, Età dimenticate», che notevole seguito riscosse tra la fine dell'Ottocento e gli inizi del Novecento, e le cui origini possono essere fatte risalire almeno al Gordon Pym di Edgar Allan Poe. In quegli anni infatti, le scienze sorgenti della Geologia, dell'Antropologia, e soprattutto dell'Archeologia, ebbero una profonda influenza sui narratori dell'epoca, e ne stimolarono notevolmente l'immaginazione. Per un certo periodo, anzi, la narrativa fu in diretta competizione con la Scienza accademica. Dalla scoperta delle rovine di Troia e di Ninive, fino ai ritrovamenti di Macchu Picchu e della tomba di Tutankhamon, si ebbe una vera e propria "Età dell'Oro" dell'esplorazione scientifica, cui la narrativa dei «Mondi Perduti» fece da naturale contrappeso. In essa si cimentarono anche importanti scrittori, quali Jules Verne (Voyage au Centre de la Terre, Le Sphynx des Glaces e Le Village Aérien) ed Arthur Conan Doyle (The Lost World); tuttavia gli scrittori che maggiormente contribuirono al suo sviluppo furono H. Rider Haggard, coi suoi numerosi romanzi incentrati sulle figure di Allan Quatermain e di Ayesha, ed Edgar Rice Burroughs, che coi suoi cicli di Tarzan, Pellucidar e The Land that Time Forgot portò il filone all'apice della popolarità.
Con Merritt il genere dei «Mondi Perduti» conosce il suo periodo di massimo splendore, e l'autore - essendo dotato di un'immaginazione molto fertile e di una prosa barocca e colorita - lo porta all'apice della maestria letteraria. Nonostante alla luce delle conoscenze moderne appaiano oggi alquanto ingenue, tutte le opere di Merritt costituiscono comunque uno studio affascinante di civiltà misteriose ed aliene nascoste nei posti più remoti del nostro pianeta, di cui lo scrittore intraprende pazientemente l'esplorazione come «Archeologo del Meraviglioso»; non è quindi un caso che venne intitolata proprio a suo nome una rivista dedicata al genere: la Abraham Merritt Fantasy Magazine, che ebbe tuttavia vita poco fortunata ed assai breve.
Ma il filone dei «Mondi Perduti» sarebbe praticamente terminato con Merritt stesso. Nonostante infatti negli anni successivi continueranno a comparire, di tanto in tanto, imitazioni delle sue opere, quali The Metal Man e Golden Blood di Jack Williamson, The Monster-God of Mamurth e The Lake of Life di Edmond Hamilton, e The Secret People di John Wyndham, in generale gli scrittori dell'Età dell'Oro della fantascienza ripudieranno questo tema, preferendo avventurarsi tra le stelle lontane o nel lontano futuro, piuttosto che tra le antiche civiltà del passato.

Contesto

La fantasy

 


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