Grazia Deledda

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Grazia Deledda

Nata a Nuoro [Sardegna] nel 1871, fu una autodidatta. esordì come scrittrice su un periodico di moda. Nel 1926 gli fu dato il nobel. Morì a Roma nel 1936.
Scrisse soprattutto romanzi: Elias Portolu (1903), Cenere (1904) da cui fu poi tratto un film interpretato da Eleonora Duse, Canne al vento (1913), Marianna Sirca (1915), La madre (1920), Il dio dei viventi (1922), Il paese del vento (1931), Cosima (pubbl.1937).
Protagonista di "Canne al vento" è il servo Efix. Nella casa delle dame Pintor, Ruth, Noemi, Ester, discendenti da una fami glia nobile andata in rovina, il servo Efix riesce a tenere in vita l'antica dignità a prezzo di grandi fatiche e di una devo zione senza fine alle padrone. Egli coltiva l'ultimo podere rima sto, con i proventi mantiene le sorelle. Due, Ruth e Ester, ormai rassegnate in un malinconico limbo di memorie e di antiche tradi zioni, Noemi invece ancora ricca di sangue giovane e ribelle, chiusa in sdegnosa solitudine. In passato una quarta sorella, Lia, si era rifiutata all'egoismo del padre che teneva segregate le figlie e era fuggita sul continente. Alla fuga aveva assisti to, testimone silenzioso e forse innamorato, Efix colpevole involontario della morte del padre che aveva tentato di fermare la figlia fuggiasca. Nessuno è al corrente del segreto: la morte del padre è stata attribuita a disgrazia. Ora, morta Lia, torna nella casa materna Giacinto, il figlio di lei: nella vecchia casa irrompono ricordi, risentimenti, speranze, passioni dimenticate. Giacinto fa una vita dissipata, finisce per ridurre alla rovina le zie. Quando se ne va per cercare lavoro, le vecchie zie sono costrette a vendere il podere a don Predu, cui Noemi soggiogata da un rapporto di amore-odio per il nipote, ha rifiutato la mano. Solo dopo l'allontanamento di Efix dalla casa che egli crede ma ledetta per il delitto di cui si accusa, il suo successivo ritor no e il matrimonio di Giacinto con Grixenda, la figlia della vec chia serva Pottoi, Noemi accetta le nozze. Efix trova infine la pace. Egli muore il giorno stesso delle nozze di Noemi. A Ester aveva detto: «Siamo canne, e la sorte è il vento!», e alla sua risposta del perché del destino, Efix aveva risposto: «E il vento perché? Dio lo sa!». Per il teatro ha scritto L'edera in collaborazione con C. Antona Traversi (1912). E La Grazia in collaborazione con C. Guastalla e V. Michetti (1921).
La narrativa di Deledda si basa su forti vicende d'amore, di dolore e di morte, nelle quali domina il senso religioso del pec cato e la coscienza dolorosa di una inesorabile fatalità. Altra costante è l'intensa comunione tra luoghi e figure, tra stati d'animo e paesaggio, che è quello aspro della nativa Sardegna, ma non rappresentato secondo i moduli del naturalismo regionale né con la fantastica coloritura dannunziana, bensì rivissuti mitica mente. Emerge un mondo barbarico e primitivo, governato da leggi morali immutabili. Deledda sfugge a ogni catalogazione di 'corrente': né (solo) naturalismo vergaiano, né estetismo dannunzioano. Vi è in lei una forte componente autodidatta. Una lettura smaliziata della Bibbia e dei grandi romanzieri europei. E soprattutto una fermezza e coerenza di impegno etico, la capacità di penetrare con sicura intuizione nei drammi che si agitano nel fondo delle coscienze. Alcuni suoi romanzi, come "Elias Portolu", "Marianna Sirca" e "Canne al vento", restano tra gli esiti maggiori della narrativa italica del primo XX secolo.

Le motivazioni del premio nobel: "for her idealistically inspired writings which with plastic clarity picture the life on her native island and with depth and sympathy deal with human problems in general".


Italia 1890-1917

[1997]


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