Produzione inglese nel XVI secolo

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Produzione inglese nel XVI secolo


Il miglior prodotto della morality in Inghilterra è, agli inizi del XVI secolo il testo anonimo intitolato Everyman. Esso ci è giunto in quattro diverse redazioni. Deriva ed è connesso al dramma fiammingo "Ognuno" (Eleckerlijke, 1495). Argomento è la situazione del cristiano davanti alla morte: il protagonista, Everyman ( = Ognuno), rappresenta anche nel nome il destino di tutta l'umanità. Egli riceve la chiamata dalla Morte, chiede aiu to agli amici Bellezza, Sapienza, Cinque Sensi ecc., ma nessuno vuole seguirlo, ad esclusione di Buone Azioni. Tutti i personaggi sono astrazioni personificate. Il dramma, scritto in distici rimati, piuttosto rozzi ma efficaci, non è solo allegorismo, ma ha acuta caratterizzazione psicologica. Anche le figure minori hanno personalità realistica, a tratti anche umoristici.


Umanesimo inglese

All'inizio del XVI secolo l'Inghilterra è raggiunta dall'umanesimo; nel contesto inglese le esigenze umanistiche (anti-teocentrismo, ideale del gentiluomo e dell'intellettuale contrapposto al feudale ecc.) si mescolano agli influssi riformistici provenienti ormai dall'europa, primo tra tutti attraverso le mediazioni di Gert Geertsz, con cui ha contatti sir Thomas More (1478\1535), e che influisce sulla stessa riforma anglicana del 1535.


Pubblicistica religiosa inglese

Pił radicali i riformisti (lollardi, luterani, calvinisti) confluiti nel puritanesimo, che diverrà l'ideologia rivoluzionaria della borghesia parlamentarista. Tra essi William Tyndale, e Miles Coverdale (1488\1568) la cui Bibbia inglese (1535) apre la serie culminante nella versione autorizzata (Authorized version) del 1611. Thomas Cranmer (1489\1556) è autore del Libro di preghiera comune (Book of Common Prayer). Da ricordare ancora il predicatore scozzese J. Knox (c.1514\1572), l'agiografo John Foxe (1517\1587), John Bale (1495\1563) autore di moralities riformistiche e storico-politiche (Re Giovanni).


Cultura di corte nell'età di Henry VIII e Elizabeth I

Il XVI secolo si apre con l'umanesimo, che prepara la fioritura successiva, rinascimentale, contestata e disfatta dal puritanesimo. Ma in questo secolo le due culture, quella aristocratica e quella borghese- protestante, si vivificano a vicenda. Al contrario di quanto avviene in Germania e Francia, riforma e umanesimo sono i prodromi di una grande esplosione letteraria: l'Inghilterra dei Tudor è un grande crogiolo di culture: classica, italiana, francese, tedesca e spagnola: il risultato è l'esuberante fantasia manieristica degli elisabettiani. Ad avviare questa fioritura letteraria sono i nuovi poeti della corte di Henry VIII (1509\1547): la ruvida e poderosa vena di John Skelton, la lirica di Thomas Wyatt e Henry Howard conte di Surrey influenzati dai modi italiani.


Italianismo, spiriti indigeni, ideale del "decoro" conflueranno nei maggiori esponenti: Philip Sidney autore dell'Arcadia, e Edmund Spenser autore de La regina delle fate.

Importante anche la funzione svolta dagli umanisti di corte in senso pedagogico. La maggiore autorità in questo campo è quella di Roger Ascham. Ascham fu uno dei maestri della prosa inglese. Alla corte dei Tudor si interpreta la storia, si celebra il dispotismo e l'ideologia nazionalista; un platonismo concettoso esprime Euphues di J. Lyly (1564\1616); Sidney e Spenser cantano un medioevo ideale buono per l'aristocrazia riformata.


Gli 'university wits'

La corte serve da filtro e banco di prova per i confluenti filoni del teatro allegorico scolastico, umanistico, protestante, senechiano e/o plautino. Il gran numero di opere del teatro elisabettiano e giacomiano sarà il risultato dell'innesto della cultura cortese su quella popolare della città, in cui l'organizzazione dello spettacolo è patrocinata e protetta dai nobili contro l'ostilità municipale. Avidità intellettuale, di fama e guadagno, affermazione individualistica e patriottica, gusto teatrale della vita, senso di un mondo che cambia, visione manichea, impulso di denunzia innescano un movimento che, nel decennio 1580-1590, con il gruppo dei "talenti universitari" (university wits), porta a una serie di innovatori di diverso valore. Tra questi autori di teatro, formatisi presso le università di Oxford e Cambridge, formatisi sui classici e coinvolti attivamente nella tumultuosa vita di London, accomunati dal gusto della parola e dal culto della forma, la passione per l'acutezza dei concetti, si ricordano una alcune figure interessanti. Il culmine di tale attività si avrà nell'opera di Shakespeare. Thomas Kyd (londinese, 1558\1594) nella Tragedia spagnola (The spanish tragedy, c.1585) lancia mode e tecniche di grande successo, rifacendosi a Seneca nella scelta dei temi e nello stile ma gniloquente. La sua "Tragedia spagnola", ispirata a foschi temi di ambiente italiano e spagnolo, fornì il modello della "tragedia di vendetta". Gli sono attribuiti anche una "Bisbetica domata" e un "Hamlet" perdute, che avrebbero ispirato a Shakespeare le opere omonime. Christopher Marlowe pone in conflitto in abbozzi tragici (Tamburlaine, Faust) alcuni dei grandi temi esistenziali del tempo.


Minori ma di talento sono: Lyly, Robert Greene, George Peele.



[1997]


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