Carlo Goldoni a Paris

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Carlo Goldoni a Paris


Nell'agosto 1762 si stabilisce a Paris. Lo aspettano una lun ga serie di delusioni. Gli furono chiesti scenari della vecchia commedia dell'arte. Tra queste cose, un piccolo gioiello è Il ventaglio (L'éventail, 1764). Goldoni ne fece una rielaborazione in italiano l'anno successivo. Si tratta di tre atti in prosa. Durante un colloquio tra gli innamorati Evaristo e Candida, a questa cade in terra un ventaglio che si rompe. Evaristo ne com pra uno nuovo, e lo affida alla contadina Giannina perché lo por- ti in regali a Candida. Ciò scatena le gelosie di Crispino e Co ronato, innamorati di Giannina e convinti che il dono sia desti nato a lei. Anche Candida crede questa cosa, per ripicca accetta una proposta di matrimonio del barone del Cedro. Evaristo deluso lascia il ventaglio a Giannina. L'oggetto passa di mano in mano, con una serie di accidenti vari. Alla fine Evaristo e Candida si danno una spiegazione. Evaristo si impegna a portare a Candida come prova il ventaglio, che nel frattempo è finito nelle mani del barone del Cedro. Il barone lo riconsegna a Evaristo che lo dona all'amata, suggellando la riconciliazione. Nel 1765 Goldoni rimase cieco dell'occhio sinistro. Dovette accettare di insegnare lingua italiana alle figlie di Louis XV, Adelaide e Luisa, a Versailles: vi abitò quattro anni, e poi gli fu data una magra pensione. Continuò a scrivere per il teatro. Dovette tentare in francese commedie scritte intorno a un solo carattere. La sera del 4 novembre 1771, dopo la rappresentazione de Il burbero benefico (Le bourru bienfaisant) fu trascinato a braccia dagli attori e coperto di applausi. La commedia fu poi tradotta in italiano da P. Condoni (1772) e dallo stesso Goldoni ("Il burbero di buon cuore" 1789). Protagonista di questa comme dia in tre atti in prosa è Géronte, buono ma collerico, tanto collerico che i suoi nipoti Dalancour e Angélique non osano mai parlargli apertamente. E' la governante Marton che lo informa della disperazione di Angélique, che il fratello vuole chiudere in convento per non doverla mantenere. Géronte pensa a come tro varle marito, e propone la cosa all'amico Dorval. Dorval è atti rato dall'idea ma è prudente: interroga con discrezione Angélique che gli confessa di amare Valère. Dalancour minacciato di arresto dai creditori, ottiene l'aiuto dello zio. Sarà compito di Dorval convincere convincere Géronte a acconsentire alle nozze di Angélique. Goldoni riprese a insegnare: dal febbraio 1775 alla primavera 1780 italiano alle sorelle di Luigi XVI. Ma la vista gli si era indebolita ancora di più. Fece ritorno a Paris, per coprire le spese del trasloco dovette vendere la sua biblioteca. Nel 1784 iniziò a scrivere le Memorie (Mémoires), che stampò nel 1787: so no l'unico e ultimo capolavoro della vecchiaia. Si tratta di un autoritratto, parziale: pur tra verità taciute e confessioni non fatte, le "Memorie" hanno un valore documentario biografico primario. Goldoni vi fa un bilancio del passato, personale e profes sionale, con rassegnata indulgenza. Sono evidenti il suo disinte resse per ogni speculazione filosofica e religiosa (al cap.XVIII del primo libro finisce per raccontarci una crisi mistica, supe rata ben presto però per una crisi teatrale). Soprattutto le "Memorie" sono il ritratto di un autore ideale, intendono essere la storia della "predestinazione" di Goldoni al compito di riforma tore del teatro comico moderno. I tre volumi si graduano attorno a tre nuclei forti: il romanzo di formazione (53 capitoli), affa scinante per minuzioso realismo e per una certa atmosfera di franca quotidianità che rimanda a Marivaux e a Prévost; la trat tazione di poetica (46 capitoli), vero sussidio alla corretta comprensione della drammaturgia goldoniana; e l'ultima parte (40 capitoli) che si allarga più sul genere memorialistico di viaggio e di costume, con particolare riguardo per Paris di cui dà un panorama sociale e culturale, fatto di incontri (quello impacciato con Diderot), curiosità teatrali, fino all'incontro stupefacente con Rousseau (capp.XVI-XVII). Lo scoppio della rivoluzione portò nuovi grattacapi per il vecchio Goldoni. Nel luglio 1792 gli cessò la pensione. Malato, confinato in una soffitta di rue Pavé-Saint-Sauveur, morì il 6 febbraio 1793. Il giorno dopo, con un decreto della Convenzione Nazionale, su proposta di Giuseppe Maria Chénier (fratello di An drea Chénier ), gli fu restituito il sussidio. Un po' tardi.



[1997]


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