Battarra

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Giovanni Cristofano Amaduzzi e gli abati filosofi del Settecento romagnolo
2. Battarra

di Antonio Montanari

Battarra celebra la prima messa nel 1738. Tre anni dopo, va ad insegnare Filosofia alla pubblica cattedra istituita da "alcuni zelanti terrieri" a Savignano. Poi, comincia a raccogliere materiale per la Storia dei funghi riminesi che, appena pubblicata, lo rende famoso tra i dotti d'Europa.
La scrive in modo classico, in latino, però espone idee molto moderne: combatte la teoria della generazione spontanea dei funghi dalla putredine o dal "guasto sugo nutritivo" delle piante, sostenendo che la riproduzione avviene "per semenza".
Spiega il suo primo biografo, Michelangelo Rosa, che Battarra come filosofo procedeva "secondo ragione", indagando "il vero e positivo". Si differenziava così da quanti preferivano invece "il più facile lavorio del supporre, fingere ed immaginare". (7)
In ciò, Battarra si rivela un filosofo nuovo, sperimentale, che rifiuta quelli che Amaduzzi chiama gli "errori dominanti" del vecchio pensiero. (8) E uno di quegli errori, secondo Amaduzzi, era appunto la teoria della "generazione dalla putredine". (9)
Dal '48, per sette anni, Battarra insegna dalla cattedra pubblica di Filosofia di Rimini. Nel '62 passa a quella del Seminario: qui, la sua modernità di pensiero si scontra con il conservatorismo del card. Lodovico Valenti (vescovo di Rimini dal 1760 al '65), per cui l'incarico gli viene ben presto tolto.
Su questa esperienza di insegnamento, ci sono rimasti Due discorsi a stampa.
Il primo fu pronunciato la sera del 6 dicembre 1762, lungo il porto canale. Battarra (da buon filosofo sperimentale), voleva spiegare in loco, alcune sue opinioni relative alla sistemazione del porto. Ai suoi allievi, Battarra disse che per risolvere i problemi del canale riminese, da 40 anni ad allora, non si era concluso nulla perché mai, a dirigere la fabbrica, erano stati messi "un Fisico" ed "uno di quegli Architetti che per fondamento dell'Arte hanno un forte presidio di Filosofia, e di tutte le discipline Matematiche…". (10)
Ai suoi alunni, Battarra confidava: a Rimini c'era una "persona da potersi consultare", ma non fu mai fatto "per un motivo che vi dirò poi in un orecchio". Quella persona altri non poteva essere che lo stesso Battarra.
Per dimostrare che il porto canale andava non prolungato (come suggeriva Planco), ma incurvato onde favorire il corso delle acque anche rispetto al gioco dei venti, Battarra cita l'autorità di Galileo, secondo il quale "per un arco di quarto di circolo, l'acqua si muove più velocemente che per la corda di esso". (11)
La mia Filosofia, diceva ancora Battarra quella sera, è molto diversa da quella che hanno studiato "i nostri Padri": grazie ad essa, loro "sono gloriosamente diventati uomini inutili a se [sic] e di non volgar pregiudizio alla Repubblica". (12) Voi invece, proclamava Battarra ai suoi allievi, "vi consolerete in fine, che sotto di me studiando non avete perduto il tempo".
Lo spirito di questa "nuova" Filosofia, ci viene spiegato da Battarra in un breve passaggio della Storia: agli occhi degli uomini sensati, appare chiaramente che "Dio e Natura niente predispongono invano". (12 bis)
È l'empirismo moderno letto alla luce della dottrina cristiana, senza alcuna contraddizione tra fede e ragione; e quindi senza rifiutare la ragione in nome della fede.

Note:
(7) Cfr. M. Rosa, Biografia di G. A. Battarra, in "Biografie e ritratti di Uomini Illustri di tutto lo Stato Pontificio - Serie romagnola", Hercolani, Forlì 1894, pp. 99-100.
(8) Cfr. il discorso Sul fine ed utilità delle Accademie, p. 12.
(9) Ibidem, p. 13. Sulla teoria della generazione dalla putredine, cfr. la Historia cit., pp. 3-4.
(10) Cfr. Due discorsi dell'Ab. Giovanni Antonio Battarra Professor Pubblico di Filosofia, e del Seminario nella città di Rimino sua Patria, fatti co' suoi Scolari, sopra la fabbrica del Porto di quella Città, tomo X degli "Opuscoli" del p. D. Angelo Calogerà, Venezia 1763, p. 460.
(11) Ibidem, p. 467.
(12) Ibidem, p. 459.
(12 bis) Cfr. Historia, cit. p. 17.

 

 


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