Johann Wolfgang Goethe

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Johann Wolfgang Goethe

Il percorso intellettuale e umano di Johann Wolfgang Goethe (1749\1832) è quello di un giovane intellettuale che dà un contributo essenziale al romanticismo europeo, per giungere poi nell'età matura a una forma di umanesimo classicista in cui quella esperienza viene riassorbita all'interno di una visione più complessa.

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La produzione letteraria

La complessità e il numero delle opere di Goethe costringono a ricercare una schematizzazione. Dividiamo quindi la produzione goethiana in varie fasi: giovanile, sturmiana, weimariana 1775-1786, weimariana matura, ultimi anni.

Periodo sturmiano: 1771-1775

Nel 1771 a Frankfürt scrive una prima versione del dramma Götz von Berlichingen, cavaliere dell'età della Riforma, il cui ribellismo libertario esaltava i giovani scrittori dello sturm-und-drang. Una seconda versione fu poi pubblicata nel 1773. L'intonazione è shakespeariana , e trae una sua concretezza dal riferimento alla storia tedesca.
Di questi anni sono anche i frammenti lirici di due drammi mai scritti, Prometheus e Maometto, in cui è la coscienza orgogliosa della lotta e del dolore degli uomini e l'immagine della vita dell'umanità come acqua che scorre dalla sorgente al mare. Questo momento 'titanico' di Goethe si espresse in inni scritti in ritmo libero. Tra questi è il cosiddetto Ciclo del viandante, scritto nel 1772-1774 e concluso nel 1777 quando Goethe si trovava già a Weimar, con il Viaggio d'inverno nello Harz (Harzreise im Winter). Nei suoi inni Goethe canta la gioiosa affermazione dell'uomo nel mondo e si ribella in nome del panteismo spinoziano all'autorità.

Romanzo epistolare è I dolori del giovane Werther (Die Leiden des jungen Werther, 1774). Werther è un'anima ardente e appassionata, si innamora di Carlotta venendo a sapere troppo tardi che lei è già promessa sposa a Albert, uomo pacato e tranquillo. Albert, pur dubitando dei sentimenti di Werther, lascia che i due si frequentino. Carlotta è progressivamente attratta da Werther, sente di amarlo, si lascia baciare da lui. Incapace di resistere alla passione, e disperando di avere Carlotta tutta per sé , Werther finge di dover partire per un breve viaggio e si uccide. Di questo romanzo Goethe curò una seconda edizione nel 1782. Goethe rappresenta le conseguenze tragiche del soggettivismo romanticista: una strada che era nelle possibilità della sua stessa biografia, ma che Goethe non percorre: Goethe è Werther ma non fa la fine di Werther, trova nella letteratura e nella vita l'interesse per poter continuare.
L'amore per Lili Schönemann ispira una serie di liriche, e il dramma Clavigo, tratto da un episodio della autobiografia di Beaumarchais, che ha per protagonista la figura del fidanzato infedele. E il "dramma per innamorati" Stella, che tratta il tema scabroso del "doppio matrimonio".
Nel dicembre 1775 lesse alle dame di corte di Weimar un dramma su Faust. E' il cosiddetto Urfaust, che aveva già scritto in precedenza (dopo il 1772), capolavoro della fase sturmiana. Esso fu ritrovato nel 1887 tra le carte di una damigella che l'aveva copiato. Nelle linee principali la vicenda corrisponde a quella che sarà la prima parte del "Faust" definitivo: il dramma del mago, la tragedia di Margherita. Il linguaggio duro e vibrante soprattutto delle scene in prosa, nella successiva rielaborazione verranno attenuate. L'"Urfaust" deriva dal rapporto con la tradizione (il volksbuch del XVI secolo) e col mondo popolare la sua forte originalità.

Fase weimariana: 1775-1786

Frutto dei suoi studi scientifici è la sua Teoria dei colori, anti-newtoniana, cui per un certo periodo Goethe pensò di affidare il meglio di sé . Oltre al carteggio e alle liriche dedicate a Charlotte von Stein , Goethe continua a lavorare al "Faust". Scrive la prima versione del "Meister", La vocazione teatrale di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters theatralische Sendung).
A questo periodo risalgono anche le ballate Il pescatore (Der Fischer, 1778) e Il re degli Elfi (Erlkönig, 1782). E gli inni Limiti dell'umano (Grenzen der Menscheit, 1778) e Il divino (Das Gö ttliche, 1783).

Fase weimariania: 1787-1805

Con il suo passaggio alla corte di Weimar ha inizio un processo di maturazione verso il classicismo, con il riconoscimento della profonda frattura tra la realtà sociale e le intime aspirazioni del singolo. Il raggiungimento della misura classicista coincide con il soggiorno di Goethe in Italia (1786-1788).
Effetto del viaggio in Italia sono una serie di importanti opere. Le note di quel viaggio apparvero quarant'anni dopo, nel 1828, rielaborate nel volume Viaggio in Italia (Italienische Reise). Nei due anni di viaggio, 1786-1788, scrisse le Elegie romane (Rö mische Elegien, 1789) di aperta e spesso ironica sensualità. Dopo un soggiorno ulteriore di quattro mesi a Venezia nel 1790, aggiunse i sarcasmi e le allegre oscenità degli Epigrammi veneziani (Venetianische Epigramme). Riprese il "Faust", scrivendo alcune importanti scene. Versificò Iphigenie in Tauris (Iphigenie auf Tauris, 1787) che aveva già redatto in prosa: il dramma, in trimetri giambici non rimati, è tra le cose migliori di Goethe. L'ideale dell'umanesimo, il superamento della violenza nella fi ducia e nella purezza si incarnano nella missione di armonia che la donna, simbolo della poesia, è chiamata a compiere come civilizzatrice delle società virili. Con due drammi prende le distanze dalla passionalità che era stata, quindici anni prima, la materia del "Werther". Si tratta di Torquato Tasso, in versi, imperniato sul conflitto tra il soggettivismo del poeta e l'equilibrio dell'amico Antonio Montecatino. Egmont è un dramma in prosa ispirato a un episodio della lotta tra gli oppressori spagnoli e le popolazioni fiamminghe. Que sto dramma ha alcune analogie con il "Gö tz", ma la rappresentazione del conflitto politico è più realistica e ricca di verità poetica, e vi è un più severo senso di una inevitabile tragicità della storia.

Mediocri sono tre commedie di polemica anti-rivoluzionaria. Più interessanti le favole Intrattenimenti di emigrati tedeschi (Unterhaltungen deutscher Ausgewanderten), il bel racconto La fiaba (Das Märchen), e la versione in esametri di un bestiario medievale, La volpe Reineke (Reineke Fuchs, 1794).
Nel 1795-1796 terminò la seconda redazione del "Meister", Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters Lehrjahre). Goethe riassume la vita, il costume e il destino di un intero secolo, il XVIII secolo tedesco, in un nodo di personaggi realistici e di situazioni simboliche. Soprattutto, propone una interpretazione della sorte umana, un suo possibile adempimento etico-estetico. Wilhelm è il giovane borghese che volta le spalle alla realtà prosaica, per il teatro. Già avviato al commercio paterno, sceglie la vita del teatro perché desidera vedere rappresentati alcuni testi teatrali da lui scritti, e perché si è innamorato di una attrice, Marianne. Una fitta trama di eventi lo portano poco a poco a uscire dalla illusione letteraria e a accettare la vita attiva. Credendo di essere tradito da Marianne, abbandona il teatro. Per consolarsi affronta un viaggio d'affari consigliatogli anche dal socio Werner. Incontra una giovane coppia di cui condivide pene e fastidi, conosce Meline direttore di una compagnia di teatro ambulante, Mignon graziosa bambina alla quale Wilhelm prodiga ogni cura, e un vecchio arpista inseparabile da Mignon. Wilhelm diventa finanziatore della compagnia di Me line, e si invaghisce di Filina che nella finzione come nella realtà recita parti leggere di seduttrice. La compagnia viene invitata a corte per festeggiare l'arrivo del principe. Wilhelm incontra qui un cortigiano, Jarno, che lo induce a leggere e ap prezzare Shakespeare. Congedata dal castello, la compagnia viene assalita nella foresta dai banditi. Wilhelm ferito è salvato da alcuni cavalieri: tra essi è una donna, che ricorderà con il nome di "Amazzone". La compagnia si smembra. Wilhelm, sempre con la piccola Mignon e con il vecchio arpista, si aggrega a un altro direttore, Serlo: la sorella di questi, Aurelia, abbandonata da Lotario, confida la sua disperazione a Wilhelm. Morta Aurelia, Wilhelm si rimette in viaggio verso il castello di Lotario. Giunge a questo castello, in un ambiente di educatori; ritrova l'Amazzone che si chiama in realtà Natalia, e si innamora di lei. L'amore di Natalia, donna che fonde in sé religione e umanesimo, è contrastato dalla volitiva Teresa, ma alla fine Wilhelm sposa Natalia mentre Teresa sposa Lotario. Solo alla fine Wilhelm scopre che le sue vicende erano state predisposte, allo scopo di educarlo, da una associazione benefica, una specie di massoneria, la Compagnia della Torre.
Goethe tenta ne "Gli anni di apprendistato di Wilhelm Meister" di conciliare le aspirazioni dell'individuo estetico e le costrizioni di una società dominata dalla legge economica: la soluzione riflette la svolta restaurativa che Goethe sta compiendo in questi anni.
L'intesa che stabilisce con Schiller , ha come base comune il rifiuto della nuova realtà politica creata dalla "rivoluzione francese". Il classicismo weimeriano opta per la separazione tra politica e letteratura. Nel decennio di collaborazione con Schiller , Goethe scrive insieme all'amico i violenti epigrammi polemici di Xenie (Xenien). Articoli e saggi furono pubblicati sulla rivista «Die Propyläen» (1790-1800). Idillio in esametri è Hermann e Dorothea (Hermann und Dorothea, 1797). Interessanti anche alcuni frammenti epici come Achilleis, e lirici come le Metamor fosi degli animali (Metamorphose der Tiere, 1799). Il dramma La figlia naturale (Die natürliche Tochter, 1802) riprende il tema dei rapporti tra le classi e, sotto complesse metafore, quello della rivoluzione francese. Lavora al "Faust".
La ballata L'apprendista stregone (1797) è uno scherzo: ritmo e rima, e ogni singolo suono della lingua sono parte integrante dell'effetto comico, praticamente intraducibile in altra lingua. Goethe trasse lo spunto da un testo di Lucianus da Samosata (lo scrittore greco del II secolo) conosciuto nella versione dell'amico Wieland : Eukrates goffo apprendista di magia racconta agli amici le sue prodezze: un giorno, carpì ta al maestro Pankrates una formula magica, si diverte a animare una scopa trasformandola in servo obbediente, le ordina di portare in casa un secchio d'acqua e la scopa esegue, ma all'infinito: Eukrates non cono- sce la formula del contrordine e non può fermarla. Solo il ritorno del maestro slava il pasticcione dal disastro. Goethe lascia immutati i fatti, costruisce un capolavoro di musicalità e di profondità psicologica dal significato universalmente umano. La ballata fu poi musicata, in scherzo sinfonico, da Paul Dukas Walt Disney ne fece nel 1940 un episodio del film a cartoni animati "Fantasia": e tramite questo mezzo è tornato a essere noto.

L'ultima fase: 1805-1831

Il tema della rivoluzione francese ricompare nel dramma Pandora (1808), e in due fiabe: Ballade (1813-1816) e Novelle (1828). Continua il lavoro attorno al "Faust".
Gli anni successivi alla morte di Schiller (1805) sono piutto sto difficili per Goethe, che si sente isolato rispetto a quanto avviene in Germania. Scrive l'enigmatico romanzo Le affinità elettive (Die Wahlverwandtschaften, 1809): sul tema settecentesco delle due coppie sbagliate, che cercano invano un più giusto legame d'amore, si sviluppa una sconsolata immagine della fine della società aristocratica e dell'impossibilità dell'azione social mente utile: è un romanzo psicologico complesso. Il matrimonio felice tra Eduard e Charlotte si incrina con l'arrivo al castello di due giovani, Ottilie e il Capitano. Giorno dopo giorno i rapporti tra i personaggi sembrano evolversi ineluttabilmente secondo combinazioni simili a quelle che si verificano tra gli elementi chimici: Charlotte è attratta dal Capitano, Eduard da Ottilie. Ai due sposi nasce un bambino che la sorte maliziosa fa assomigliare nel volto al Capitano e negli occhi a Ottilie. Il bambino muore annegato per una fatale distrazione di Ottilie che, sconvolta, vuole tornare in collegio. Eduard riesce a dissuaderla, ma Ottilie ha ormai rinunciato e vivere e a poco a poco si spegne. Eduard, consumato dalla nostalgia e dal dolore, non le sopravvive. I due amanti sono sepolti l'uno accanto all'altra nella cappella del castello.
Lo studio della poesia arabo-persiana e il nuovo amore per Marianne von Willemer portano alle liriche del Divan occidentale- orientale (Westö stlicher Divan, 1814-1819). E' una poesia cosmica e erotica, gnomica e mistica in cui Goethe esibisce il suo gusto per il travestimento e l'ambiguità dei sentimenti.
Dello stesso periodo è l'autobiografia Dalla mia vita : poesia e verità (Aus meinem Leben : Dichtung und Wahrheit, 1809-1814 e poi 1830), che narra eventi e persone dell'infanzia e della giovinezza fino al 1775.
Lavora alla seconda parte del "Meister": Gli anni di peregrinazione di Wilhelm Meister (Wilhelm Meisters Wanderjahre, 1829), che reca, unica tra le opere goetheiane, un secondo co-titolo, "I rinunzianti". L'ottantenne scrittore riuscì a completarla prima della morte. Nel 1921 uscì la prima parte di questa continuazione. Un altro editore tedesco pubblicò, anonimo, un romanzo dal titolo identico, che continuò a uscire in vari volumi fino al 1828; a peggiorare le cose, molti recensori trattarono insieme l'opera di Goethe e quella del suo imitatore (un parroco dal grottesco nome di Pustkuchen, = "torta soffiata"), e alcuni mostrarono addirittura di preferire il plagiario. Goethe rispose con l'edizione completa del 1829, senza concedere nulla ai gusti del pubblico e dei critici. L'opera si venne costruendo per quasi un trentennio come un insieme di racconti, all'interno di una cornice dove si muovono, quasi irriconoscibili, i personaggi del primo "Meister". Tema dell'opera è la rinuncia alla felicità del singolo per il bene comune. In una "provincia pedagogica" minuziosamente descritta, con attenzione per i problemi dell'industrialismo e del colonialismo, Goethe elabora una sua utopia sociale, ma inseparabile da un deciso pessimismo sull'esistenza umana. La vicenda principale del nuovo romanzo, conclusivo del "Meister", è dato dal desiderio di Wilhelm Meister di educare il figlio Felice alle nuove esigenze della società moderna. Aiutato da Montano, e in compagnia dei nipoti Lenardo, Giulia e Ersilia, che si innamorerà di Felice, dopo aver vissuto in una famiglia patriarcale simile a quella evangelica, approda dunque presso la Provincia Pedagogica, istituto ispirato ai princì pi di Pestalozzi. Qui si è educati alle esigenze della spontaneità oltre che alla vita sociale. I racconti inseriti servono a dimostrazione degli argomenti proposti. Tra essi si ricordano: "La nuova Melusina" (1807), "La pellegrina pazza" (1808), "La brunetta" (1815), "L'uomo di cinquant'anni" (1817). Quest'ultimo racconto è una storia d'amore, terribile e meravigliosa: un onesto maggiore scopre che la giovanissima nipo te è innamorata di lui, ne è spiritualmente sedotto, si sente per la prima volta vecchio e si mette a rincorrere la giovinezza perduta. Il racconto ebbe una gestazione lunga, risalente al 1807, con la ripresa nel 1827 e la sua inclusione all'interno del "Meister". Più brevi sono i racconti "Troppo oltre" (1828), e "Chi è il traditore?" (1820) presenti anch'essi nel "Meister".

Nell'ultimo decennio collabora alla rivista «Kunst und Alter tum» (Arte e antichità), segue con passione la vita letteraria europea (Balzac, Manzoni, Stendhal ), studia la poesia cinese e Alighieri . La sua fervida vita intellettuale è fedelmente trascritta nei Colloqui redatti dal segretario, J. Eckermann. L'ultimo amore, con Ulrike von Lewetzov , ispira l'ultima grande lirica, la Elegia detta "di Marienbad" (1823). Ha il tempo si terminare la seconda e ultima parte del "Faust", prima della morte.

Il Faust è l'opera cui Goethe si dedicò per gran parte della sua vita di scrittore, almeno dal 1773. Con la figura del "Faust", Goethe crea uno dei miti più profondi dell'uomo moderno. E' un lavoro quello attorno al "Faust" che impegna Goethe fino alla fine, attraverso vari rifacimenti e ampliamenti, e in cui la tematica classicista goethiana mostra tutta la sua complessità. Si veda proprio la seconda parte del "Faust".


Produzione saggistica goethiana

Accanto alla produzione poetica e di fiction, un posto centrale ha Goethe nella produzione critica, disseminata in vari scritti (si vedano le pagine sulle "Baruffe chiozzotte" di Carlo Goldoni nel "Viaggio in Italia"), recensioni in varie riviste oltre che su quella da lui fondata «Kunst und Altertum» , in riflessioni varie e nelle lettere. Importante è il carteggio con Friedrich Schiller . Con Schiller, Goethe scrisse anche il fondamentale saggio Poesia epica e poesia drammatica. E estremamente indicativi per le posizioni goethiane e del romanticismo, risultano i tre saggi (due del 1815 e uno del 1816) dedicati a Shakespeare.

Il monumento-Goethe

«E che cosa è una rosa, ora si sa. | Ora, passata l'età delle rose. | Sullo spirito ne brilla ultima una | e tutta sola tutti i fiori ha in sé » (Goethe, E che cosa è rosa)
La cultura borghese del suo tempo e poi quella del nazionalismo tedesco consacrò Goethe come un semidio onniscente. Bersaglio di contestazioni e avversioni virulente è stato per quanti invece hanno voluto avversare quella cultura dominante. Maestro di romanticismo in tutta europa, il suo classicismo posteriore non fu compreso né dagli ambienti religiosi tradizionali né da quelli romanticisti e neo-cattolici del primo ventennio del XIX secolo. Avverso alla rivoluzione francese ma ammira tore di Napolé on, con la sua smentita fede nella razionalitàilluministica ma con una scarsa simpatia per lo spirito democratico, Goethe fu più ammirato che amato. L'età bismarkiana e quella dell'imperialismo tedesco trasformarono Goethe in un monumento. Il positivismo ne esaltò le indagini scientifiche. L'irrazionalismo successivo lo rivalutarono come poeta del demoniaco, dell'azione sfrenata e del desiderio.
Goethe fu il frutto dell'illusione di una parte delle classi colte, aristocratico-borghesi, di un umanesimo borghese ancora possibile. Di qui la sua tensione e attenzione allo sviluppo della personalità individuale. ciò che sarà reso illusorio con l'in sorgere del problema delle masse e del loro controllo nella nuova società industriale. Fu con Hegel la massima figura della cultura occidentale nel periodo di transizione tra illuminismo e il nazionalismo borghese. La sua opera, complessa e contraddittoria, è una enorme enciclopedia, capace di spunti e di illuminazioni. Al centro di essa si colloca l'uomo come polo e misura di tutte le cose, che apre il proprio spazio interiore al massimo di esperienze e di commozioni, al massimo di "naturalezza". Si propone attraverso l'arte un ritratto onnicomprensivo del mondo, comprese le sue incrinature. Goethe recepisce il massimo del fare e dello spirito borghesi nel momento in cui quella borghesia procede al differenziamento con la nobiltà aristocratica che ha dominato fino ad allora.

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Contesto storico



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