Emilio De Marchi

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Emilio De Marchi


Emilio De Marchi nacque a Milano nel 1851 (morì nel 1901). Si laureò in lettere all'Accademia scientifico-letteraria, dove fu poi segretario e professore di stilistica. Ebbe incarichi nell'amministrazione cittadina, in campo assistenziale e filan tropico. Nel 1890 fondò e in gran parte redasse una collana di volumetti di educazione popolare, ĞLa buona parolağ.
La sua attività letteraria ebbe inizio nel clima della scapigliatura, evidente nel primo, fantasioso, romanzo: Due anime in un corpo (1878). Successivamente si volse al realismo, rappresen tando in una prosa dimessa e cordiale, le modeste vicende e gli affanni quotidiani del nuovo ceto che l'unità d'Italia aveva portato alla ribalta: la piccola borghesia cittadina fatta di impiegati, trafficanti, commessi. La cosa migliore di De Marchi è il romanzo Demetrio Pianelli (1890), dove al motivo economico- sociale si aggiunge quello della passione amorosa che esalta le energie della coscienza ma infine le consuma, lasciando solo la nobiltà sconsolata della rinuncia.
Questa la trama: Cesarino Pianelli, modesto impiegato afflitto da velleità mondane, si perde nei debiti. Disonorato si toglie la vita, dopo aver affidato la famiglia al fratello Demetrio. Deme trio è un impiegato, di temperamento schivo e scontroso, di onestà intemerata. Si assume la gravosa responsabilità benché i suoi mezzi siano molto limitati. Si impegna in una dura vita di sacri fici, alla quale deve costringere anche la bella cognata Beatri ce. A poco a poco Beatrice, da frivola e sventata, acquista con sapevolezza e maturità. Demetrio se ne innamora, senza osare rivelarsi. La difende dalle pesanti attenzioni del capufficio, e questo gli costa la sospensione dello stipendio e un trasferimento. Ma non può impedire l'onesta corte del buon cugino Paolino, che alla fine riesce a sposarla. Demetrio resta di nuovo solo, con l'unica soddisfazione di aver fatto un'opera buona.
A quest'opera si affiancano: Il cappello del prete (1887), Arabella (1892) secondo titolo di un ciclo che, aperto con il "Demetrio Pianelli", non fu però mai concluso; Giacomo l'ideali sta (1897). All'interno della mediocrità della produzione di De-Marchi, possono essere interessanti alcuni racconti ( Ragazzi , Don Egidio ) in cui sono squarci quasi onirici o in cui sfiora l'incubo ( Toc-toc , Il moto perpetuo ). Ma si tratta di racconti dal valore relativamente limitato.
De-Marchi volle collocarsi sulla linea della grande tradizione lombarda, animata, in Parini come in Manzoni, da a un forte senso delle responsabilità civili e morali dello scrittore. Dalla sua opera traspare l'inquieto presentimento di crisi riconoscibile in tutta la migliore narrativa dell'epoca umbertina.



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