Clemens
Maria Brentano
Clemens Maria Brentano
Nato a Ehrenbreitstein [Coblenza] nel 1778, figlio di un mercante
di origine italiane (Antonio Brentano, nato a Tremezzo sul Lago
di Como) e di Maximiliane la Roche, amica di gioventù di
Goethe. Negato per il commercio, tentò varie strade. Studiò
scienze camerali a Halle, soggiornò nel 1798-1800 a Jena
dove strinse amicizia con Achim von Arnim,
che finì per sposare sua sorella, Bettina
Brentano. Fu nel gruppo dei romanticisti di Jena, frequentatore
anche lui di casa Schlegel. Sposò la scrittrice Sophie
Mereau, di alcuni anni più anziana di lui, da cui ebbe
tre figli che morirono tutti ben presto insieme alla moglie (1806).
Un secondo matrimonio (1807), con la giovane Auguste Bussmann,
fallì ben presto. Nel 1806-1808 fu a Heidelberg, frequenta
il cenacolo letterario che dà nuovo impulso al romanticismo.
Dopo il fallimento dei suo matrimoni, per Brentano è una
profonda crisi. E' a Landshut presso il cognato Savigny. A Berlin
nel 1809, con Arnim, Heinrich von Kleist , A.H. Müller, parte
del movimento letterario e politico antinapoleonico. Qui conobbe
la poetessa Luise Hensel, che lo riavvicinò al cattolicesimo.
Si reca in Boemia con il fratello Christian per occuparsi di una
tenu ta di famiglia. Nel 1813 è a Vienna dove partecipa
alla fase conclusiva della lotta antinapoleonica. Negli ultimi
anni si dedicò a una intensa attività apologetica.
E' a Coblenza, Francoforte, Ratisbona, Monaco. Morì a Aschaffenburg
[Baviera] nel luglio 1842.
Nel clima di acceso romanticismo jenese, Brentano esordì
con Godwi (1801), romanzo bizzarro e ispirato dal "Wilhelm Meister"
di Goethe , che comprende anche alcune sue liriche famose come
la ballata della Loreley. Nel 1804 tenta altre strade con la commedia
Ponce de Leon di ambiente spagnolo, piena di arguzia e di disincantata
ironia romanticista.
Ad Heidelberg pubblicò , insieme a Arnim , una famosa raccolta
di liriche e ballate popolari tedesche, Il corno magico del
fanciullo (Des Knaben Wunderhorn, 1805) in tre volumi, dedicate
a Goethe
. Insieme a Arnim e a Joseph Gö rres collabora al «Zeitung
für Einsiedler» che tenta di far risorgere la letteratura
tedesca. Il gruppo cerca di risalire la corrente delle tradizioni
popolari germaniche fino al più oscuro medioevo, per ricostruire
il contenuto e la forma dell'antica 'anima germanica', nell'ambito
del processo di definizione di una identità nazionalista.
Compose poi il poema drammatico La fondazione di Praga
(Die Gründung Prags, 1815) e vari racconti. Tra essi
Il valoroso Kasper e la bella Anne (Geschichte vom braven
Kesperl und dem schö nen Annerl, 1817). E l'incompiuto
Cronaca di uno scolaro vagante (Chronika eines fahrenden Schülers,
1818) che imita il tono delle leggende medievali.
Frutto della sua conversione al cattolicesimo sono alcune opere
apologetiche. Tra esse La dolorosa passione di nostro signore
Gesù Cristo nelle meditazioni di Katharina Emmerich
(Das bittere Leiden unseres Herrn Jesu Christi, 1833), annotazioni
delle visioni di una monaca segnata dalle stigmate, al cui capezzale
Brentano visse nel 1819-1824.
Molto più interessanti e importanti le sue Fiabe italiane
(Italianische Märchen), rielaborazioni del "Pentamerone"
di Basile , e le Fiabe del Reno (Rheinmärchen). Esse
furono pubblicate entrambe postume nel 1846-1847 da Joseph Gö
rres . Restano, con le sue liriche, le sue cose migliori. In particolare
le "Fiabe del Reno", uscite in due volumi e scritte verso il 1814.
Tonalità crepuscolari, nostalgia di mondi magici e arcani,
sensualità, sentimento religioso, il tutto in un linguaggio
musicale e innocente. A differenza di Novalis , Brentano non sovrappone
significati simbolico-filosofici, ma dà libero sfogo all'invenzione,
seguendo con candore e ironia il fluire delle figure fantastiche.
Gli spunti provenienti dalla tradizione orale sono sviluppati
in un tessuto lirico-narrativo del tutto nuovo nella produzione
let teraria tedesca. Nella fiaba riesce a esprimere meglio la
sua fantasia, è per lui mezzo di evasione in mondi di beatitudine
perduta, dove trionfa sempre il bene contro il male e la felicità
sul dolore. Brentano vi riversa la parte più ingenua di
sé stes so, ritenendoli 'peccati contro la noia' (di qui
il rifiuto in vita di pubblicarle).
Protagonista delle "Fiabe del Reno" è il gran fiume che
scorre maestoso e benefico da secoli tra i tedeschi, non più
a dividerli con la febbre dell'oro che le sue sabbie nascondono
(epopea dei nibelungi) ma a simboleggiare l'unità di una
'stirpe'. La narra zione è strutturata a cornice: il racconto
principale è dato dalla storia d'amore del mugnaio Corrirota
per Ameleya principessa di Magonza. Un amore interclassista subito
riportato nei binari del 'lecito': il mugnaio si rivela un principe
di un antico e nobile casato, apparentato con ondine e dee della
mitologia cosmico- pastorale germanica. La storia è ricca
di trovate e sviluppi. Connessa a questa storia principale sono
altre due fiabe, un po' meno avvincenti, connesse alla fiaba principale
da un motivo che doveva produrre una serie virtualmente infinita
di altre fiabe (il racconto che deve fare ogni abitante di Magonza
per poter riavere indietro il proprio figlio caduto nel Reno).
Da un racconto di Madame de Villeneu- ve è tratta "Marmottina",
in cui si descrivono i tormenti di una mite fanciulla, una specie
di Cenerentola tiranneggiata da sorellastra e matrigna, che poi
si scopre figlia di re, ma preferisce ritornare tra l'umile gente
di pescatori per vivere la sua vita con il suo amante. "Il sarto
Ammazzasette" compie prodezze tra il comico e l'epico per conquistare
la figlia del re ma alla fine preferisce sposare una pastora,
anche qui riportando alla normalità le divisioni di classe.
Quest'ultima fiaba avrebbe potuto essere una simpatica comica
spaccona e umoristica se non vi dominasse un'arcigna tematica
antisemita (del resto frecciatine antisemite sono presenti anche
nel quadro più ampio della fiaba-cornice). Nel complesso,
le fiabe di Brentano non hanno il tono dimesso e realistico delle
narrazioni dei fratelli Grimm. Nonostante qualche allusione satirica
(contro certa prosopopea militaresca; contro il poeta Voss e il
suo purismo linguistico nella fiaba di Marmottina), il tono domi
nante è quello fantastico e musicale.
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