Giovanni
Berchet
Giovanni Berchet
Giovanni Berchet nacque a Milano nel 1783
(morì a Torno nel 1851).
Nel 1816, quando scoppiò la battaglia
tra romanticisti e classicisti, si schierò subito con i
romanticisti scrivendo il più famoso manifesto del romanticismo
italico, l'opuscolo "Sul 'Cacciatore feroce' e sulla 'Eleonora'
di G.A. Bürger : lettera semiseria di Grisostomo al suo figliuolo".
Nel 1818 fu tra i fon datori de «il Conciliatore» , nel 1820 si
iscrisse alla carboneria. Compromesso nei moti del 1821, esulò
per sottrarsi all'arresto: fu a Paris dove strinse amicizia con
il marchese Giuseppe Arconati e con sua moglie Costanza, poi a
London e in Belgio. E' un quindicennio, in cui scrive le cose
più note: il poemetto po limetro I profughi di Parga
(1821), le Romanze (1822-1824), il poemetto Le fantasie
(1829), la raccolta e la traduzioni delle Vecchie romanze spagnuole
(1837), e l'epistola "A Giuseppe Gando" (1842). Rientra- to in
Italia nel 1845, partecipò alla insurrezione di Milano
del 1848. Costretto a fuggire in Piemonte dopo il ritorno degli
austriaci, fu eletto deputato al parlamento subalpino, dove sedette
all'estrema destra.
Berchet ebbe alcuni meriti. Individuò
il nuovo rapporto che la letteratura romanticista deve avere tra
scrittore e pubblico. E' il problema centrale della "Lettera semiseria",
un testo che nonostante la scarsa originalità delle argomentazioni
(che riecheggiano Vico e Foscolo ) chiarisce più di ogni
altro scritto del tempo le direzioni e i limiti del romanticismo
italico. Accompagna la "Lettera" con la traduzione di due ballate
di Bürger, e finge di scrivere a un figlio collegiale. Sostiene
che tra il volgo degli analfabeti («ottentotti») e i letterati
dal palato difficile (i «Parisni»), sta di mezzo il «popolo»,
cioè una va sta categoria di borghesi che leggono per concreti
interessi in tellettuali e fantastici. A essi deve rivolgersi
lo scrittore moderno, scegliendo contenuti interessanti e educativi,
esprimendo si in un linguaggio semplice e diretto.
Coerente con questo programma, che ha radici
illuministiche ma trapiantate sul terreno della contingente realtà
politica data dal problema dell'indipendenza italica, Berchet
crea una poesia oratoria, te- sa a trasmettere forti emozioni,
ispiratrice di amor patrio, a una classe di uomini operosi, civilmente
responsabili, cui spetta il compito di fondare la nazione italica.
Le sue ballate e romanze, schizzate alla bra- va, sono calde d'affetti
e sostenute da ritmi cantabili, martellanti. Presentano una serie
di situazioni paradigmatiche che confluiranno a formare la nuova
mitologia romanticista-patriottica.
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