Nathaniel
Hawthorne
Nathaniel Hawthorne
Più tormentato e problematico rispetto ai trascendentalisti
Nathaniel Hawthorne (1804\1864), ossessionato dalla storia del
passato. Nella sua narrativa indagò le ripercussioni del
rigorismo degli antenati puritani in materia di colpa, peccato,
dannazione. Dai romanzi ("La lettera scarlatta") e dai racconti
allegorici traspare la percezione di quelle oscure zone della
psiche che il trascendentalismo sembrava ignorare.
Nato a Salem [Massachusetts] nel 1804, discendeva da un'antica
famiglia puritana, che era stata protagonista nel XVII secolo
della storia del New England: John, figlio del capostipite William,
fu giudice nei processi alle streghe. Una famiglia poi de caduta,
come del resto anche la città di Salem, con il suo porto.
A quattro anni Nathaniel perse il padre, capitano della marina
mercantile. Crebbe con la madre e con la sorella Elizabeth. Studiò
al Bowdoin College di Brunswick, dove fu amico di Longfellow,
futuro poeta, e di Franklin Pierce, futuro presidente degli Stati
Uniti. Dopo la laurea trascorse 12 «anni solitari» (1825-1837)
in casa della madre. Perduto l'impiego alla dogana di Boston (1839-
1841) in seguito a un rivolgimento politico, partecipò
all'espe rimento agricolo della comunità trascendentalista
di Brook Farm, da cui si dissociò presto non condividendone
il confuso ideali smo. Nel 1842 sposò Sophia Peabody. Hawthorne
si stabilì a Concord, non lontano da Emerson e da Thoreau,
che frequentò nonostante il distacco che li divideva, a
causa del suo temperamento solitario e l'incompatibilità
ideologica. Nominato ispettore della dogana di Salem, dovette
abbandonare l'impiego dopo soli due anni, nel 1848, per sopravvenuti
mutamenti politici. Stabilitosi a Lenox, vi incontrò Melville.
Sono anni molto creativi. Nel 1852, tornato a Concord, Hawthorne
pubblicò la biografia ufficiale di Pierce, candidato democratico
alla presidenza, che appena eletto lo nominò console nordamericano
a Liverpool. Con clusi i quattro anni di mandato, prolungò
il soggiorno europeo di altri due anni, in Italia. Al ritorno
negli Stati Uniti, le nuove realtà del movimento abolizionista
e della guerra civile, e le sciagure familiari, turbarono profondamente
il suo delicato equilibrio. La sua misteriosa morte, avvenuta
a Plymouth [New Hampshire] nel 1864, coincise con l'estinguersi
della sua energia creativa.
Le giovanili pose alla Byron si riflettono nel faustiano eroe
di Fanshawe , il suo primo romanzo, una intrigata vicenda gotica
che fu pubblicata nel 1828, e che non ebbe successo. Hawthorne
diede alle fiamme le copie invendute. Una prima notorietà
la ebbe con i Racconti narrati due volte (Twice told tales, 1837).
Al periodo di Concord risale Muschi da un vecchio presbiterio
(Mosses from an old manse, 1846), autobiografica rievocazione
della casa dove vissero i giovani Hawthorne.
L'impiego alla dogana a Salem gli servì per La lettera
scarlatta (The scarlet letter, 1850), nato in quattro mesi dalla
riacquistata libertà e dalle profondità del trauma.
La vicenda, che Hawthorne dichiara nell'introduzione di aver tratto
da un documento scoperto negli archivi della dogana di Salem,
si svolge nella Boston puritana del XVII secolo. Hester Prynne
che ha preceduto nel Massachusetts il marito, un anziano scienziato
inglese, ha avuto una figlia da un amore "illegittimo": viene
crudelmente punita secondo le leggi del tempo: esposta sul palco
della gogna, è condannata a portare per tutta la vita sul
petto la lettera A (adultera) da lei stessa ritagliata in un «bel
panno scarlatto» e bordata di ricami bizzarri e arabeschi dorati.
Interrogata sul nome dell'amante, Hester tace. Il marito, dato
per morto in un naufragio, riesce a scampare al mare e agli indiani.
Arriva in tempo per assistere a Boston alla punizione della moglie.
Le impone di non rivelare la sua presenza: sotto il falso nome
di Chillingworth si mette alla ricerca del complice dell'adulterio.
Riesce a scoprirlo: si tratta del giovane reverendo Dimmesdale,
che soffre profondamente per il suo peccato ma è troppo
orgoglioso per confessare. Alla fine, tormentato dalla persecuzione
di Chillingworth che lo segue dapertutto implacabile, Dimmesdale
cede, confessa pubblicamente la sua colpa e muore, stroncato dall'emozione.
Negli anni di Lenox, scrisse molto. La casa dalle sette torri
(The house of the seven gables, 1851), La statuetta di neve e
altri racconti narrati due volti (The snow imahe and other twice
told tales, 1851), le fiabe de Il libro delle meraviglie (A won
der book for boys and girls, 1851), Il romanzo di Valgioiosa (The
Blithedale romance, 1852) ispirato all'esperienza di Brook Farm.
In Italia ambientò l'ultimo suo romanzo pubblicato, Il
fauno di marmo (The marble faun, 1860). Negli ultimi anni lavorò
a alcuni romanzi, rimasti incompiuti e pubblicati postumi: Septimius
Felton (1872), Il romanzo di Dol liver e altri racconti (the Dolliver
romance and other pieces, 1876), Il segreto del dottor Grimshawe
(Doctor Grimshawe's se cret, 1883).
L'opera narrativa di Hawthorne è radicata nella visione
tragi ca del passato puritano, e nella consapevolezza dell'isolamento
dell'artista, estraniato dalla società mercantilistica
in cui vi ve, e tuttavia consapevole del potere esplosivo del
proprio stru mento di lavoro, la parola. Estremamente indicativi
da questo punto di vista i grandi racconti allegorici: Il velo
nero del pa store (The minister's black veil), Il giovane signor
Brown (Young Goodman Brown), Il mio parente, il maggiore Molineux
(My kinsman major Molineux), La figlia di Rappaccini (Rappaccini's
daughter), L'artista della bellezza (The artist of the beautiful).
I temi della solitudine inquietante, del sogno sovvertitore, del
potere pericoloso dello scienziato e dell'artista si accompagnano
alla esplorazione delle origini del male e degli aspetti notturni
della mente umana. E' una ricerca in cui allegorie e simboli fanno
da strumento.
Nei romanzi, che Hawthorne definì «romances» perché
situati al confine tra reale e irreale, potenti proiezioni nel
fantastico di eventi di ordine morale, metafisico, psichico, la
storia passata o contemporanea fornisce scenari al confronto tra
individuo e comunità, natura e cultura, tempo della colpa
e tempo dell'espiazione.
Ne "La lettera scarlatta", che Hawthorne disse «arso dalle fiamme
dell'inferno», il dramma di Hester Prynne, l'adultera con dannata
a portare una A ricamata sul petto, ruota attorno al pal co della
gogna. Ripropone il rapporto giudice-strega, elabora le ambiguità
del "peccato" confessato o taciuto, fino al riscatto finale della
"peccatrice" e alla rivelazione dell'insospettabile complice,
il reverendo Dimmesdale. In "Casa dalle sette torri" il passato
si proietta nel presen te sotto forme architettoniche costruite
a protezione del "segre to" familiare: fantasmi che saranno fugati
dall'irrompere del nuovo, la ferrovia, l'arte del dagherrotipo,
la mente lucida dei giovani. Proiettata sui fondali del carnevale
romano, della campagna, delle chiese e delle dimore avite, la
vicenda dell'italiano Donatello del "Fauno di marmo" perde in
forza di suggestioni quando acquista in esotico mistero. E tuttavia
fu da qui che Henry James deriverà più tardi le
complessità simboliche del suo "tema internazionale".
Letto nel corso del XX secolo secondo chiavi diverse, Hawthorne
è stato presentato come artefice delle "allegorie del cuore",
grande erede tormentato del puritanesimo, o mente allucinata in
parentela con Poe e Emily Dickinson, o assertore della coscienza
democratica nordamericana e impietoso osservatore politico del
fallimento delle utopie nel "Romanzo di Valgioiosa". In ogni caso
come autore tra i maggiori della tradizione nordamericana.
© Antenati - 1994-1997
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