Opere psuedo-omeriche

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Opere psuedo-omeriche

In periodo alessandrino a Omero furono attribuite una serie di opere che riteniamo opera di diversi autori, anonimi. Si usa convenzionalmente l'attribuzione collettiva a uno Pseudo-Omero o la definizione di Omero Minore.
La Battaglia delle rane e dei topi (Batracomiomachia) è un poemetto di 303 esametri. Una favola di animali narrata con chiaro intento parodico, nello stile e nella lingua dell'epos omerico. Il re delle rane Gonfiagote trasporta sul dorso attraverso uno stagno il topo Rubabriciole ma, spaventato da una biscia, s'immerge, e il topo annega. Ne segue la guerra, cui partecipano gli dei secondo il modello epico. Alla fine interviene Zeus. Incerta la datazione. Forse il VI\V secolo (-)? Alcune fonti antiche l'hanno attribuito, oltre che a Omero, anche a Pigrete (IV secolo -). Mediocre il valore artistico.
I 33 Inni omerici risalgono al VIII\VI secolo (-), furono composti in esametri epici. Lo schema comune è dato dall'invocazione a un dio, di cui poi si raccontano le gesta. La lingua di base è molto vicina a quella omerica, ma tra di essi vi sono notevoli diversità di stile e di estensione.
Dodici inni non superano i sette versi. Poemetti compiuti, lunghi qualche centinaio di versi sono gli inni:

Del Margite restano solo quattro frammenti. Era un poemetto satirico in esametri alternati a trimetri iambici, composto nel VII\VI secolo (-). Protagonista era uno stolto ignorante e saccente, caricatura di Odisseo. L'opera ebbe grande fama nell'antichità: secondo Aristoteles servì da modello per la ko:mo:idì a.
Al pseudo-Omero appartengono anche alcuni Epigrammi.



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