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Vogliamo cominciare a ragionare sulla globalizzazione?

Cosa vogliamo? Una globalizzazione che serva a noi oppure che aumenti le nostre difficoltà?

di Emanuele G. - martedì 20 novembre 2012 - 3247 letture

Se uno legge i giornali cartacei nota innumerevoli abusi nell’utilizzo della parola globalizzazione. La stessa cosa accade nei siti web o nei libri. Gli abusi sono di diverso tipo. Il termine è, innanzitutto, utilizzato in maniera fin troppo massiccia. Appena l’occasione si presenta lo si inserisce in qualsiasi contesto. D’altro canto non sono rari fenomeni di pura ilarità. Nel senso che abbiamo la pretesa che la globalizzazione spieghi qualsiasi cosa accada sulla terra. Per molti, inoltre, se siamo a questo punto critico l’unico colpevole è la globalizzazione. Ma succede anche dell’altro. Che spesso chi utilizza tale termine non ne comprende il significato giungendo a riflessioni che rasentano il grottesco. La casistica è davvero la più varia. Ciò dimostra un atteggiamento superficiale nei confronti della globalizzazione. Inserisco i miei discorsi la parola globalizzazione e sortirò l’effetto di affascinare l’uditorio. La parola in questo contesto viene pensata come un prodotto commerciale molto richiesto e, pertanto, trasformata nel trend del momento. Quindi, banalizzata.

Eppure non dovrebbe essere così. E’ necessario che si inizi da subito un serio ragionamento sulla globalizzazione. Ne va dell’avvenire del nostro mondo. Infatti, se riuscissimo a comprendere meglio la sua essenza, le sue modalità espressive e i suoi veri riflessi sulla vita di tutti noi le ricadute sulla nostra vita quotidiana sarebbe certamente ben più positive rispetto ad oggi. Abbiamo una duplice opzione innanzi a noi. O ci avvaliamo della globalizzazione affinché essa stessa sia utile a noi e alle nostre esigenze. Oppure non comprendendola appieno essa non farà altro che aumentare il livello di intensità della crisi in cui ci troviamo. Altre opzioni – a mio avviso – non sono disponibili. Siamo oggi a un tornante della nostra civiltà. I porti dove eravamo attraccati sono stati distrutti e ci troviamo attualmente in alto mare alla ricerca di nuovi porti. Uno dei modi per avvicinarsi ai succitati porti è per l’appunto focalizzare la globalizzazione al fine di trarne delle conseguenze sul tragitto che compirà il genere umano su questa terra nei tempi a venire.

Può darsi che apparirò eccessivo, ma sono maturi i tempi per un concilio laico sulla falsariga del Concilio Vaticano II° che abbia l’obiettivo precipuo di riflettere sui tempi della modernità per dotare di strumenti le future generazioni che vivranno e opereranno sul pianeta Terra. Sarà un assise sotto l’egida delle Nazioni Unite. Riunirà le più belle menti del nostro pianeta. Certo necessiterà – tale adunanza – di un incredibile quanto complesso lavoro di preparazione. Non sarà assolutamente facile. Si può ipotizzare una collaborazione fra i principali organismi internazionali che individuino gli argomenti da dibattere nel corso dell’adunanza. Tuttavia è l’unica strada percorribile. Se il mondo si dice globalizzato tutto lo deve essere di conseguenza. Non si può abusare del termine globalizzazione e continuare a pensare in termini di fazioni, stati o continenti. E’ un incredibile controsenso.

Tale idea – che vi sto presentando – non è nuova. Nel Rinascimento Pico della Mirandola aveva espresso il volere di riunire tutti i sapienti in un congresso mondiale al fine di costruire il nuovo mondo che allora era semplicemente agli inizi. Un mondo che oramai è arrivato al termine. Un mondo che necessita di un profondo rinnovamento per trovare la via per quei famosi porti citati poc’anzi. Non possiamo esimerci. Non andare in tale direzione sarebbe un crimine soprattutto per le generazioni future a cui noi dobbiamo dare fin da ora delle risposte certe. Noi abbiamo l’obbligo morale di cominciare a costruire il loro mondo fin da ora. La globalizzazione è in fin dei conti un utile strumento per addivenire a un nuovo mondo. L’importante è sapere cogliere il senso dei tempi con un forte senso di responsabilità. La responsabilità di governare questo pianete e chi ci abita.


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