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Vittorio Borelli “Stefana Il Profumo Acre dell’Est” (Silvy Edizioni)

C’è un modo per descrivere la fine delle ideologie ad Est come ad Ovest? Si…basta leggere “Stefana Il Profumo Acre dell’Est”.

di Emanuele G. - lunedì 17 dicembre 2012 - 5053 letture

E’ un romanzo molto strano quello scritto da Vittorio Borelli. Quando si finisce di leggerlo si è confusi in quanto il romanzo mette dentro così tanto da rimanerci quasi oppressi. Cominciamo dalla vicenda. In sintesi la trama si dispiega come segue. Siamo nel 1999 e a Bucarest una ragazza dodicenne di nome Stefana è segregata da squallidi individui. Questa ragazza è figlia di una sociologa rumena Petra Stanila e del giornalista Tom Lindner. Due anni prima la madre incontra in Afghanistan Gino JB Brandi, dirigente di un azienda di Milano che esporta e produce in tutto il mondo. Fra Petra e JB nasce una bella amicizia tanto che la donna, in punto di morte, affiderà la figlia Stefana proprio a JB. Non si tira certamente indietro l’italiano che alal fine di mille peripezie riuscirà a strappare ai suoi aguzzini Stefana. Al suo fianco, l’affascinante ex moglie francese, un paio di navigati poliziotti rumeni, una giornalista araba e un giovanissimo americano, autentico genio dell’informatica.

Come avete potuto notare di carne al fuoco ce n’è anche fin troppa. In 356 pagine fitte fitte l’autore disegna il volto di un’umanità in disfacimento. E’ in disfacimento sia l’Ovest sia l’Est. Nel mezzo qualche scampolo di umanità. Ma anche moltissima corruzione e criminalità organizzata. Dicevo dell’abbondante carne. Il romanzo è un caleidoscopio di vari generi: azione, poliziesco, riflessivo, giallo e altro ancora. Le ambientazioni sono delle più disparate e afferiscono ai cinque continenti. Il romanzo stesso non è un testo omogeneo. E’ piuttosto un intervallo di tante cose cucite fra di loro in maniera precisa e sapiente dall’autore: riflessioni, e-mail e dialoghi. E’ un libro da leggere e non commentare. Ma andiamo ad approfondire alcune tematiche di “Stefana Il Profumo Acre dell’Est”.

Vittorio Borelli, giornalista e scrittore con una ricca esperienza professionale che lo ha visto - tra l’altro - condirettore del Mondo e fondatore e direttore della rivista di geopolitica east. Proprio in questo ultimo lavoro si riverbera tutta la sua sensibilità di giornalista impegnato che ha visto e vissuto in prima persona i grandi cambiamenti a cavallo tra il Ventesimo e il Ventunesimo secolo. Borelli, con il linguaggio crudo, ironico e a tratti spigoloso che gli appartiene, mescola con abilità generi letterari, situazioni ed emozioni. Tra flash back, rimandi e salti temporali, si dipana la trama di questo romanzo dove non esistono certezze, dove “tutto è possibile”. È il mondo post ideologico, post comunista, dell’Europa centro-orientale alla fine del secondo millennio, un mondo emotivo, smarrito in se stesso e insieme assetato di nuovi valori; un mondo contraddittorio, inquieto, dove convivono lecito e illecito, paure esistenziali e aneliti di sicurezza.

Ma è anche un mondo vicino in cui l’Occidente non riesce a proporsi come credibile alternativa. Dopo aver atteso e combattuto per riportare libertà e democrazia dove le dittature comuniste avevano fatto tabula rasa, l’Occidente manifesta a sua volta una crisi di identità che rischia di segnare tutta la prima fase della globalizzazione: la corsa al profitto, costi quel che costi; il confine sempre più labile e incerto tra economia legale e criminale; la spettacolarizzazione della vita quotidiana per nascondere la mancanza di nuovi valori e di nuovi orizzonti.

I personaggi di Stefana, il profumo acre dell’est si muovono in questa realtà decadente, complessa e difficile da afferrare. Ognuno, a suo modo, è impegnato nella difficoltà della sopravvivenza dove tutto ha un prezzo, tutto è materiale, tutto è in vendita. Lo sfondo è quello della globalizzazione. Uno sfondo incerto, ambiguo, dove culture, interessi e ambizioni diverse di confrontano e si scontrano per la supremazia o per la sopravvivenza. Ma, attenzione! Non stiamo parlando in un noioso trattato di sociologia o di filosofia politica, stiamo parlando di un libro che si legge tutto d’un fiato, che cattura il lettore attingendo semplicemente agli strumenti della miglior tradizione narrativa. Alla presentazione che si è temuta un mese fa Milano, Moni Ovadia ha detto: "Se è vero che si capisce di più la società francese dell’Ottocento leggendo Balzac piuttosto che Marx, per capire la globalizzazione è necessario leggere libri come quello di Borelli. Ancora una volta il romanzo, che molti danno per morto, si dimostra uno strumento potentissimo per interpretare la realtà contemporanea".

Ma chi sono i personaggi raccontati da Borelli? C’è Petra, sociologa rumena, intensa e idealista, che lotta ma soccombe stroncata da un tumore: "Sarebbe potuta morire in Etiopia, in Pakistan, in Libano. Squarta da una mina a grappolo, trapassata da parte a parte dai proiettili di una mitragliatrice, oppure sgozzata dopo uno stupro in una qualsiasi suburra metropolitana. Sarebbe stato normale con la vita che aveva fatto. Invece no, era destinata a morire come tutti quelli che le guerre le vedono soltanto in televisione di malattia, in un letto d’ospedale, nella sua Bucarest, probabilmente d’Estate". C’è il suo ex compagno, Tom Lindner, reporter di guerra che viene brutalmente ucciso tra le montagne di Kandahar, infoltendo la già folta schiera dei giornalisti vittime del terrorismo talebano. C’è la loro figlia, Stefana, rimasta orfana e preda di criminali senza scrupoli che hanno approfittato delle guerre balcaniche per lanciarsi in quelle attività malavitose tristemente note. Ci sono infine Gino JB Brandi, dirigente di un’azienda milanese che produce ed esporta attrezzature ospedaliere, la sua affascinante ex moglie francese, una giornalista araba e un giovane genio americano dell’informatica. Ma è probabilmente JB – insieme a Stefana – il vero protagonista attorno al quale si dipanano le vicende del romanzo. Irrequieto, disincantato, tuttavia animato da passioni potenti e segrete, JB intreccia un’intensa storia d’amore con Petra la quale, in punto di morte, gli affida la figlia Stefana.

B si farà carico di Stefana, si metterà in discussione e rischierà la vita per strapparla ai suoi aguzzini. Tra corruzione, degrado, criminalità organizzata, brutti ceffi, razzismo, adrenalina e atmosfere balcaniche, l’originale struttura narrativa coinvolge – e a tratti spiazza – lanciando un monito sull’assurdità del Male. Ricordando l’inesorabile e insostenibile leggerezza dell’essere. Ma dove, alla fine – come direbbe JB –, non è detto che tutto sia perduto.


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