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Venezia 76: Le Super (Rock) Star sostengono la protesta giovanile

Cala la tela sull’edizione numero 76 della Mostra di Venezia. Politica, economia, emigrazione, diritti e lotte civili protagoniste in Mostra

Per gentile concessione di Radio Radicale

di Vincenzo Basile - mercoledì 11 settembre 2019 - 5956 letture

“In fondo il presidente Sergio Mattarella è un palermitano e un palermitano, come si sa, non parla”. Cosi’ almeno sostiene convinto Ciccio Marra, improbabile organizzatore di concerti per cantanti neomelodici nella periferia Palermitana del film di Franco Maresco “La Mafia non è piú quella di una volta”. Si riferisce al silenzio di Mattarella riguardo la sentenza di primo grado del 20 aprile 2018, sulla “trattativa” Stato/Mafia”, che portó alle condanne di tre alti ufficiali dell’Arma e dimostró il coinvolgimento di ben 2 presidenti della Repubblica, oggi Emeriti.

La reazione del consigliere per la stampa e la comunicazione del Presidente della Repubblica fu tempestiva:

“Tra le cose che il Presidente della Repubblica non può fare vi è, ovviamente, quella di commentare i processi e le sentenze della Magistratura”.

Maresco va oltre, attraverso il confronto di quell’epoca con la realtà contemporanea mediante le interviste raccolte per le strade dei Quartieri di Palermo e le immagini delle Navi della Legalitá che ogni anno sbarcano scolaresche danzanti, pro memoria. Sono le giornate commemorative delle stragi del ’92, “I balli e la musica a mille come se si fosse in discoteca… allora piangevamo, oggi si canta, mah” ricorda Letizia Battaglia ora e allora irriducibile attivista Antimafia e fotoreporter degli anni di piombo siciliani.

E ancora l’antimafia di facciata e le manifestazioni davanti all’ albero Falcone.

Magistrale per sceneggiatura e regia il risultato ottenuto da Maresco nell’alleggerire la narrazione della Madre di tutti i drammi italiani, offrendone una visione grottesca, tragicamente surreale, quasi farsesca nella sua profonda drammaticità. Non a caso è il film che ha preso più applausi in assoluto, 6 minuti consecutivi, per chi ha cronometrato. Un’opera che malgrado la tagliente satira di cui si nutre virando immancabilmente al comico, invece che appiattirsi su una rassegnata, scettica e sconfortata ineluttabilitá vuole al contrario dimostrare la reversibilitá di una tragedia non più solamente siciliana, che solo un cambiamento radicale della politica e della cultura puó contrastare dunque, se non cancellare del tutto, almeno arginare.

Tutto ció premesso e nonostante il resto, non spoilerato, si ride parecchio.

" Questo nuovo film ha un carattere fortemente politico” esordisce Roger Waters nel presentare il suo Us + Them in sala stampa, e subito aggiunge:

"Meno male che Salvini se n’è andato. Sono tempi difficili ovunque, il nuovo fascismo populista di politici come Bolsonaro, Trump, Boris Johnson sta distruggendo il mondo" e riguardo a quello che quotidianamente accade sul mediterraneo "abbiamo evidenze che veniamo tutti dall’Africa, siamo tutti fratelli e sorelle africani. I migranti non attraversano il Mediterraneo perché vogliono mangiare la vostra pizza, ma perché sono disperati, salvateli. Bisogna mettersi insieme e resistere a chi vuole distruggere questo bellissimo pianeta, a chi controlla le nostre vite".

Concludendo: "Bisogna partire dal rispetto dell’uomo come stabilito nel 1948 dopo la seconda guerra mondiale. L’ho sempre scritto nelle mie canzoni e in 50 anni di musica: costruire muri non serve, nessuno è più schiavo di chi pensa di essere completamente libero. I nuovi Pigs non sono cambiati, purtroppo”. In sala dal prossimo 7 al 9 ottobre.

L’indomani, stessa sala, entra Mick Jagger ed é il boato. Giornalisti di tutte le etá si rivelano inaspettatamente tutti suoi Fans. Lui sorride e sedendosi ringrazia mostrando di saper placare, oltreché esaltare, il pubblico che lo idolatra, or sono 50 anni.

Fuori dal Casinó mentre 500 ragazzi di varie nazionalitá contestano le grandi navi in Laguna, a domanda lui risponde: «Sono felice che lo facciano, sono loro che erediteranno il pianeta, ci troviamo in una situazione difficile negli Usa dove i controlli ambientali sono stati cancellati. C’è una grande inciviltà nella vita politica in tanti Paesi, incluso il mio. Dove ci porterà tutta questa brutalità?»The Burnt Orange Heresy, fuori concorso, dell’italiano Giuseppe Capotondi, è il film di chiusura del festival. A chi gli chiede se recitare consiste nell’essere se stessi o indossare una Maschera risponde convinto:«Ai concerti se sbagli non puoi ripetere, al cinema è il contrario, più piccolo è il gesto e meglio è. Comunque, compito dell’artista è mettere una maschera e non toglierla. Anzi deve indossare anche più maschere pur di non rivelare se stesso». A dimostrazione e prova del concetto la battuta piú efficace del suo personaggio: «Da bambino avevo una terribile balbuzie da cui non riuscii a liberarmi». Qualcuno puó crederci?

Vince il Leone d’Oro JOKER di Todd Phillips, contro il superfavorito J’ACCUSE di Roman Polanski.

All’anatema di inizio Festival della Presidenta della Giuria “Non mi alzeró ad applaudire Polanski”, subito peraltro contenuto dal direttore artistico Barbera “Bisogna distinguere l’uomo dal regista” era seguito un inspiegabile silenzio. Ancor piú strano che non sia sorto allora né dopo qualche spontaneo quesito come: è accettabile che il Presidente di una giuria che deve assegnare dei riconoscimenti prenda una posizione così netta verso uno dei conorrenti della gara che si appresta ad arbitrare? Guarda caso il super favorito?

E’ comprensibile che non ci sia stata alcuna reazione da parte degli altri giurati, verso un così plateale sabotaggio della libera determinazione degli stessi? Che la Presidente rimanga al suo posto dopo un tale spregio di statuti interni ed esterni, dei regolamenti di gara, oltre che del rispetto verso colleghi e partecipanti, sia quelli sugli scranni giudicanti che sulle poltrone delle sale? La Stampa togata non ha trovato propro niente da ridire ne scrivere su un avvenimento così clamoroso?

Tutti indistintamente, almeno a parole, hanno trovato impeccabile il film del polacco e tutti a caldo erano daccordo che Joker dovesse il suo pregio in special modo all’eccellente prestazione del protagonista Joaquim Phőenix, ergo perché non premiarlo con l’apposita Coppa Volpi? Quel premio avrebbe riconosciuto il Migliore per categoria a appagato le coscienze e il gusto di ognuno. Il film sará distribuito…dalla Warner Bros.

Il “Leone d’argento Gran Premio Speciale della Giuria” è gerarchicamente il secondo a Venezia ma la sensazione che passi quasi per un riconoscimento di consolazione rimane forte. Il premio è stato ritirato da Emmanuelle Seigner, serena e laconica riguardo alle polemiche, che ha riportato la gioia del marito per il riconoscimento al film e ringraziato la Giuria.

Miglior Regia

Om det oändliga (About Endlessness) di Roy Andersson, ripropone lo stesso formato a inquadrature successive che gli valse il Leone d’Oro nel 2014 ma pur mantenendo lo stesso originalissimo ed efficace Humor macabro del precedente non si avvicina alla complessiva compiutezza. Anche in questo caso permane il mistero sulla motivazione della scelta.

Intricata anche la vicenda relativa ai premi agli attori. La Coppa Volpi maschile a Luca Marinelli per il Martin Eden di Pietro Marcello: bravo il protagonista ma non certo paragonabile all’interprete del succitato Joker (Joaquin Phoenix, appunto), al quale invece sarebbe meritatamente dovuto andare. Marinelli ne trae comunque innocente giovamento considerando almeno una precedente occasione in cui lo avrebbe legittimamente meritato (Venezia 2015, Non Essere Cattivo di Claudio Caligari)

Uguale e diverso il discorso per la Coppa Volpi rosa consegnata alla francese di origine armena Ariane Ascaride per Gloria Mundi (regista il marito Robert Guediguian), alla quale sarebbe stato doveroso preferire la notevolissima Scarlett Johansson di Marriage Story (regia di Noah Baumbach), se proprio si voleva evitare di premiare la solita Meryl Streep, la migliore sempre e ovunque da decadi, per Laundromat, pregevole opera ultima di Steven Soderbergh. Sic Transit, non di rado e non solo alla Serenissima. Los angeles docet.

Venezia 76, il Palmares:

Leone d’Oro

Joker di Todd Phillips

Leone d’Argento

L’Ufficiale e la Spia (J’accuse) di Roman Oolanski

Miglior Regia

Om det oändliga (About Endlessness) di Roy Andersson

Coppa Volpi Miglior Interpretazione Femminile

Ariane Ascaride per Gloria Mundi

Coppa Volpi Miglior Interpretazione Maschile

Luca Marinelli per Martin Eden

Miglior Sceneggiatura

Yonfan per Ji Yuan Tai Qi Hao (No. 7 Cherry Lane)

Premio Speciale della Giuria

La mafia non è più quella di una volta di Franco Maresco

Premio Miglior Attore Emergente Marcello Mastroianni

Toby Wallace per Babyteeth

Orizzonti Miglior Film

Atlantis di Valentyn Vasyanovych

Orizzonti Miglior Regia

Théo Court di Blanco en Blanco (White on White)

Orizzonti Premio Speciale della Giuria

Verdict di Raymund Ribay Gutierrez

Orizzonti Miglior Interpretazione Femminile

Marta Nieto per Madre

Orizzonti Miglior Interpretazione Maschile

Sami Bouajila per Bik Eneich - Un Fils

Orizzonti Miglior Sceneggiatura

Revenir (Back Home) di Jessica Palud

Orizzonti Miglior Cortometraggio

Darling di Saim Sadiq

Leone del Futuro - Miglior Opera Prima Luigi De Laurentiis

You Will Die at 20 di Amjad Abu Alala

Venezia Classici - miglior film restaurato

Extase di Gustav Machatý

Venezia Classici - miglior documentario sul cinema

Babenco – Alguém Tem Que Ouvir o Coração e Dizer: Parou di Bárbara Paz

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