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Vassily Kandinsky: imponente mostra al Palazzo Reale di Milano

Quasi cento opere provenienti dalla collezione del Centre Pompidou

di Orazio Leotta - martedì 25 febbraio 2014 - 11322 letture

“Azzurro Cielo” (1940), il dipinto dell’estasi, “Auf Weiss II” (Su Bianco II) (1923), “Schwarzer Raster” (Griglia Nera) del 1922, “Il Parco di Saint-Cloud, viale ombreggiato” del 1906. Queste e tante altre tele del pioniere dell’astrattismo si potranno ancora ammirare fino al 27 Aprile a Palazzo Reale a Milano. Opere provenienti dal Centre Pompidou.

600-mostra-kandinsky-milano[1]Kandinsky, moscovita con ascendenze mongole da parte di padre, nacque da famiglia agiata. Studiò violoncello e pianoforte ma abbandonò in età adolescenziale la musica per buttarsi a capofitto nella carriera forense, si laureò in legge e ben presto divenne un affermato avvocato. Folgorato dalle tele di Monet diede una svolta notevole alla sua vita trasferendosi a Monaco per intraprendere gli studi all’Accademia d’arte. Visitando la mostra è possibile, passando di sala in sala, seguire le evoluzioni artistiche di colui che seppe assemblare i colori, le forme e le note consegnando alle sue opere quella musicalità che si portava dentro fin dall’infanzia. Si parte fin dalle prime sale con l’ammirazione di scorci della campagna russa o bianchi vicoli della casbah tunisina da lui personalmente visitata assieme alla moglie. Le forme sono ancora ben delineate e di impressionismo c’è ben poco, ma proseguendo la visita si assiste man mano allo sfaldamento delle forme stesse e alla sempre più massiccia presenza dei colori. Prendono piede le prime figure oniriche. “Quadro con Arciere” e “Paesaggio con Torre” sono i suoi principali lavori del periodo lavorativo svolto a Murnau, nell’Alta Baviera, ma ancora non siamo entrati nell’astrattismo puro. Forse l’ultimo dipinto pre-astrattismo, può essere considerato “La Ferrovia presso Murnau” ove in mezzo a un trionfo di colori si staglia la sagoma nera di un treno. Con “Su Bianco II” del 1923, la tradizione contadina russa, il tempo, le note musicali, le geometrie- specie quadretti che rimandano alla pittura del suo grande amico Klimt - si fondono senza lasciare nulla al caso, il tutto, stagliato su un uniforme colore bianco/grigio di fondo. E siamo così arrivati alla prima delle tre grandi fasi cromatiche che accompagnano l’arte di Kandinsky, quella del grigio, il punto conclusivo del suo periodo drammatico. Poi si passerà a quella del giallo-rosso-blu fino all’azzurro cielo e siamo già agli albori del secondo conflitto bellico mondiale.

sky-blue-1940[1]“Azzurro Cielo” (“Blue de Ciel”) del 1940 è difatti la sua opera più significativa: insetti di vario tipo sembrano sospesi in un’atmosfera tersa, serena e irreale. Kandinsky amava studiare personalmente gli insetti e nel dipinto ne rappresenta di varie tipologie, assemblati cromaticamente e musicalmente come note del pentagramma. Sembrano cadere come fiocchi di neve. Fra l’altro Kandinsky, appassionato di cinema, fa trasparire nel quadro la sua ammirazione per Harold Lloyd, tanto per intenderci il protagonista di “Safety List” e lo si evince sia per l’umorismo che trasmette che per le acrobazie dei suoi insetti che rimandano a quelle del celebre comico che si arrampica lungo i palazzi dando spesso la sensazione di poter precipitare da un momento all’altro. “Azzurro Cielo” si può anche considerare la reazione di Kandinsky alla guerra, il suo desiderio di pace, tranquillità ed estasi; un’opera sognante, gioiosa, intrisa di forme biomorfe. Kandinsky, nei suoi dipinti, oltre a far trasparire il suo amore per la musica, il balletto, il cinema, fa evidenziare la sua passione circense e in special modo per i giocolieri: palline bianche sembrano apparire e poi scomparire, l’occhio dello spettatore in base al suo stato d’animo può vederne arrivare o vederne scomparire. I suoi quadri offrono molto di più di quanto a prima vista potrebbero suggerire e per meglio apprezzarli sarebbe auspicabile guardarli con un occhio infantile, da bambino monello e spensierato. Altre opere che si possono ammirare alla mostra: “Komposition IX” del 1936 (l’artista chiama composizioni le opere di grande formato e che hanno avuto bisogno di lunghi studi preparatori, le prime sette dipinte tra il 1910 e il 1914, la nona è la più piccola per dimensioni), “Sviluppo in Bruno” del 1933, l’ultima tela del suo periodo berlinese e “Gelb-Rot-Blau” del 1925. In sintesi i suoi periodi artistici: 1896-1914 Monaco, 1914-1921 il suo ritorno in Russia, 1921-1933 Bauhaus, 1933-1944 Parigi, ove l’artista muore il 13 dicembre per ictus cerebrale nella sua abitazione di Neuilly-sur-Seine.


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