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Una sfida per la salute dell’Africa

I cambiamenti climatici rappresentano la più grave minaccia per la salute che l’umanità deve affrontare

di Amref Italia - mercoledì 11 ottobre 2023 - 512 letture

L’Africa, che ospita circa il 17% della popolazione mondiale e dove quasi la metà di essa vive in condizioni di povertà, è destinata a sopportare il peso maggiore del cambiamento climatico, probabilmente la più grande sfida dei nostri tempi. La salute di intere comunità è a rischio se non ci sarà un’azione urgente in grado di affrontare questa sfida a livello globale.

In base ai dati dello State of the Global Climate 2020, la temperatura media globale nel 2020 (14,9 gradi) è stata una delle tre più calde mai registrate e il tasso di aumento medio della temperatura in Africa è stato superiore alla media globale.

Il continente, che causa meno del 2-3% delle emissioni globali di gas serra e che, a causa della scarsità di mezzi, ha la minore capacità di adattarsi agli effetti del riscaldamento globale, pagherà ancora una volta un prezzo molto alto per la mancanza di un’azione urgente in grado di affrontare questa sfida a livello globale.

Si prevede che, in Africa, lo stress idrico indotto dai cambiamenti climatici potrebbe colpire fino a 700 milioni di persone che vivono nelle aree aride e semi-aride.

I cambiamenti nei modelli, nelle quantità e nell’intensità delle precipitazioni aumenteranno il rischio di inondazioni e siccità e saranno destinati ad esacerbare le difficoltà legate alle risorse idriche.

In base ai dati diffusi da uno studio pubblicato su Environmental Research Letters* il 4 luglio 2022, in assenza di tagli alle emissioni di CO2, il tasso di mortalità dei bambini sotto i cinque anni in Africa potrebbe raddoppiare fino a circa 38.000 entro il 2049.

I bambini sono più suscettibili degli adulti alle malattie che proliferano a causa dei cambiamenti climatici, come la malaria e la dengue. Quasi il 90% delle malattie associate ai cambiamenti climatici colpisce con maggiore intensità i bambini di età inferiore ai cinque anni.

Non c’è giustizia climatica senza giustizia di genere. Circa il 63% delle donne in condizioni di povertà estrema nel mondo - pari a 244 milioni - vive nell’Africa subsahariana.

Per generazioni le donne hanno avuto meno potere economico, sociale, politico e legale e sono quindi più esposte agli effetti negativi del cambiamento climatico, in particolare quelle che vivono nelle aree rurali.

Il peso del cambiamento climatico su di loro non deve essere sottovalutato: potrebbero aumentare i casi di violenza e di maltrattamenti, di ricatto economico, la dispersione scolastica.

Il numero di pazienti che ha contratto malattie infettive trasmesse dall’acqua e dagli alimenti è fortemente influenzato dal riscaldamento globale.

Lo sono anche le malattie trasmesse da vettori, tra cui le principali malattie infettive trasmesse dalle zanzare, come la malaria, la febbre dengue e l’encefalite trasmessa da zecche.

In particolare, per quel che concerne la malaria, sembra che sia influenzata dal riscaldamento globale, in modo diverso da zona a zona: nell’Africa subsahariana è stato infatti riscontrato che il riscaldamento globale modifica la distribuzione, l’intensità della trasmissione e la stagionalità della malaria.

Gli effetti diretti del riscaldamento globale includono anche malattie legate all’innalzamento delle temperature causate da ondate di calore, lesioni e decessi causati da eventi geologici estremi.

Inoltre, si registra un aumento del tasso di mortalità, soprattutto tra i soggetti affetti da malattie cardiovascolari e/o respiratorie.

One Health: una risposta concreta ai cambiamenti climatici

La One Health è un approccio integrato sempre più diffuso per rispondere alle sfide dei cambiamenti climatici. L’approccio, che nasce da lontano, oggi mobilita più settori, discipline e comunità a vari livelli della società in processi collaborativi atti a promuovere il benessere e affrontare le minacce alla salute e agli ecosistemi.

Il progetto Heal

A North Horr, nel nord del Kenya, area pastorale abitata da 85,000 persone, le comunità locali di pastori nomadi dipendono interamente dal proprio bestiame, che garantisce loro cibo e reddito.

Il cambiamento climatico sta mettendo a dura prova la loro sopravvivenza. A causa della siccità gli animali si ammalano e muoiono e queste comunità perdono la loro unica fonte di sostentamento.

All’interno di un Consorzio, insieme agli operatori di Vétérinaires sans Frontères Germany e VSF Suisse, Amref lavora in questa regione al fianco di pastori e agricoltori per aumentare la loro capacità di resistere agli effetti del cambiamento climatico.

9 cliniche mobili raggiungono le aree più remote per visitare bambini tra i 0 e i 5 anni e controllare il loro stato di salute, seguire le giovani madri con servizi di assistenza prenatale.

Le cliniche mobili svolgono anche un importante lavoro di formazione e prevenzione delle malattie e infezioni che si possono trasmettere dagli animali all’uomo e svolgono un supporto per la cura dei capi di bestiame malati.

Un sistema di monitoraggio meteorologico permette di organizzare la vita di comunità: piogge, siccità e altri tipi di fenomeni metereologici vengono condivisi in tempo reale e permettono di migliorare l’adattamento delle popolazioni ai cambiamenti climatici.

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Malnutrizione in Africa


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