Tra gloria e miseria

La città al voto amministrativo in una fase cruciale.

di Redazione - domenica 15 maggio 2005 - 5772 letture

«A un passo dal paradiso, a mezzo passo dalla povertà». È il paradosso tutto siciliano del capoluogo etneo, dove due vecchie conoscenze si sfidano per la poltrona di sindaco.

La settimana scorsa a Catania sono sbarcati i primi cinesi legali, regolarmente muniti di visto turistico. Li ha accolti il presidente della Provincia Raffaele Lombardo, che si è detto lieto di ospitare «la prima delegazione asiatica»; per loro la Provincia etnea tradurrà le brochure turistiche, e per i siciliani istituirà persino corsi di lingua cinese. Gli altri cinesi invece, quelli che hanno già occupato parti intere della città pagando cifre da capogiro, e in contanti, anche per misere stamberghe e magazzini fatiscenti, stanno diventando l’incubo dei commercianti di Catania, spiazzati da prezzi impossibili in una città dove spendere è già fatica e c’è poca torta da dividere. Qualcosa che assomiglia alla guerra fra poveri.

«Basta guardare il mercato di piazza Carlo Alberto per rendersi conto della situazione», racconta Enza Lombardo, una vita spesa nel sindacato degli ambulanti. «Lì i cinesi hanno ormai il 30 per cento dei posti assegnati. I nostri ambulanti sono ormai in ritirata, sono confusi e persi come non mai; prima dovevano subire il ricatto del politico di turno che faceva balenare la licenza un giorno sì e un giorno no; ora si trovano sempre più circondati dalle lanterne rosse, dalla storia di questi tempi di globalizzazione».

In questi tempi di globalizzazione Catania va a votare per il rinnovare il sindaco e il consiglio comunale e per vedere se anche in Sicilia spira il vento contro il Governo Berlusconi; quattromila candidati, fra consiglieri comunali e consiglieri di quartiere, racchiusi in una scheda elettorale "mostruosa", come direbbe il mitico ragioniere Ugo Fantozzi: un metro di lunghezza, quasi un asciugamano. E nell’asciugamano la speranza di essere eletti che non è gloria, ma è stipendio: un consigliere di quartiere arriva a mettere insieme 1.300 euro lordi al mese, se poi si viene eletti presidenti di quartiere il compenso arriva a 5.250 euro lordi al mese.

La Sicilia rallenta il passo

La circostanza non deve far sorridere. Se sono vere le cifre pubblicate la settimana scorsa dall’Unione delle Camere di Commercio italiane, anche la Sicilia rallenta il passo dopo anni ben più favorevoli. Lo sviluppo non andrà oltre l’uno per cento, mentre per l’occupazione è prevista la "crescita zero". Luigi Ficarra, responsabile di un gruppo di ricercatori che tiene sotto osservazione Catania e Provincia ormai da anni, sostiene che il capoluogo etneo è arrivato a un passo dalla gloria e mezzo passo dalla miseria: «Basta un cartello sbagliato e si finisce all’inferno o in paradiso. E non c’è speranza perché le classi dirigenti sono state sempre parassitarie, non si è mai formato uno zoccolo duro di strati intermedi che sappia digerire i passaggi e gestire i momenti di crisi, trasformandoli in opportunità di crescita. E così dobbiamo affidarci alle grandi individualità, al carisma dei leader».

L’elefantino, simbolo di Catania. Sullo sfondo, il Palazzo del Comune. L’elefantino, simbolo di Catania. Sullo sfondo, il Palazzo del Comune.

I due contendenti in campo

Il carisma a Catania si chiama Enzo Bianco, il sindaco degli anni Novanta che ha ridato l’orgoglio ai catanesi e che ora si ripresenta candidato contro l’uscente Umberto Scapagnini, che la critica malevola ha sbrigativamente liquidato come "il medico di Berlusconi", ma che, oltre a essere uno scienziato della salute molto apprezzato in Italia e all’estero, ha mostrato nella "tenzone" doti di carattere non comuni, prima contro i suoi stessi alleati che non volevano ricandidarlo, poi nell’accanita competizione elettorale.

«Enzo Bianco è sempre rimasto nel cuore di noi catanesi perché è riuscito a dare una svolta profonda alla città, ci ha convinto che potevamo farcela, ci ha fatto vedere che potevamo farcela», racconta un tassista, anticipando un concetto che abbiamo sentito molte volte girando nel capoluogo etneo, «ma bisogna onestamente dire che Scapagnini ha fatto buone cose dal punto di vista pratico: cose che si vedono».

Orazio Leanza, docente universitario di Dottrina della politica, consigliere di Enzo Bianco, sostiene che la sfida catanese è di quelle che favoriscono la crescita delle istituzioni: «I cittadini infatti possono scegliere fra due modi di vedere la città, di concepire la politica. Io sostengo che Scapagnini sia un ritorno al passato per quanto riguarda le clientele, mentre per le cose che ha fatto si vede chiaramente che esse non sono frutto di un disegno lungimirante».

Per Bianco sindaco sono scesi in campo intellettuali, artisti, attori, cantanti famosi, Leo Gullotta, Andrea Camilleri, Franco Battiato, Paola Maugeri, Carmen Consoli. «Enzo ci ha già fatto sognare», dichiara entusiasta Leo Gullotta, catanese doc, «sa fare benissimo il suo mestiere, da lui non possiamo che aspettarci un’altra grande stagione. Con Bianco vincono i catanesi che si vogliono riappropriare della città».

«Sono sceso in campo a favore di Bianco nonostante la politica. Non mi interessa né mi interessa schierarmi», sottolinea Franco Battiato, «ma il periodo da sindaco di Bianco è indimenticabile: Catania era su tutti i giornali, era considerata un esempio per l’Italia, un esempio di cultura, in città arrivava molta gente da tutte le parti del Paese per assistere ai concerti. Sono tornato a Catania dopo esserne scappato, perché gli amici mi raccontavano di questa mia città che si era trasformata grazie a Enzo Bianco. Ci ho creduto fino a comprare una casa dove vorrei abitare prima o poi, ma con la speranza che ci sia nuovamente aria buona, pulita».

Un piano regolatore dopo 45 anni

«Tante parole, pochi fatti», replica secco Umberto Scapagnini, «dell’amministrazione di Enzo Bianco si ricordano tante cose, tutte effimere: fiori e un miliardo a Lucio Dalla per fare un concerto. Io ho assorbito 1.600 precari togliendoli dai lavori socialmente utili. Ho dato alla città un piano regolatore dopo 45 anni, un piano regolatore che darà il via alla costruzione di migliaia di nuovi alloggi. Ho iniziato la costruzione di 13 parcheggi a vantaggio delle persone che vengono dai paesi limitrofi. Altri 9 parcheggi saranno realizzati nel centro della città; abbiamo inoltre pavimentato nuovamente strade e piazze del centro. Abbiamo costruito rotatorie per il traffico grazie ai fondi messi a disposizione dal Governo».

«Ho ritrovato una città che perde popolazione», replica Enzo Bianco, «una città più sola e fragile nella quale sono raddoppiati separati e divorziati; una città sprofondata al 95° posto nella classifica per la disoccupazione; meno sicura, più sporca e con meno servizi, caotica e invivibile. La città di Catania ha bisogno di idee e progetti che ne facciano una città metropolitana, un faro del Mediterraneo quando, nel 2009, cadranno le barriere fra le tante sponde del nostro mare».

Francesca Campisi, vicepresidente di Librino, il quartiere dormitorio di 70 mila abitanti "appiccicato" a Catania, un giorno si è alzata in un’assemblea e ha detto: «E io, che vinca uno o l’altro, vorrei vedere nascere a Librino scuole, punti di aggregazione per ragazzi, servizi per gli anziani. Chiedo troppo?».


L’articolo di Guglielmo Nardocci è stato pubblicato su Famiglia cristiana


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