«Ti amerò per sempre (ma non dipende da me)»
Coppie di fatto e fondamentalismo cattolico
L’Osservatore Romano -organo ufficiale della Città del Vaticano- a proposito delle timide aperture di alcune forze politiche al riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto, scrive che «quali che siano le norme da inserire in quel disegno di legge, è chiaro che il tutto andrà fatalmente a costituire una legislazione parallela a quella del diritto di famiglia, il quale diventerebbe, come lo stesso matrimonio, un istituto relativo. (…) La famiglia eterosessuale, fondata sul matrimonio, diventa inesorabilmente un fenomeno relativo: uno dei diversi fenomeni sociali, una delle diverse forme di accoppiamento. (…). Si vuole dare un riconoscimento pubblico ad uno stato del tutto temporaneo e immediatamente revocabile in forma privata» (Fonte: la Repubblica).
Sì, il Vaticano ha intuito bene: il matrimonio eterosessuale e monogamico è “una delle diverse forme di accoppiamento”, “uno stato del tutto temporaneo”. E lo è non a causa della perversione morale dei singoli soggetti o delle convinzioni ideologiche di questa o quella forza politica. Lo è per ragioni biologiche, che nessuna intransigenza religiosa o morale potrà mai debellare (sia essa cattolica o islamica, puritana o terapeutica) finché gli umani rimarranno quello che da sempre sono: esseri viventi e costituenti un insieme coeso e potente di geni che hanno lo scopo di perpetuare se stessi moltiplicandosi attraverso l’unione sessuale con il più alto numero possibile di partners -preferibilmente giovani e in salute-, in modo da garantire una discendenza numerosa e resistente.
Il matrimonio di qualunque genere e forma è per sua natura “un istituto relativo”. Quando, infatti, un individuo dichiara a un altro “ti amerò per sempre”, sta formulando una promessa indebita poiché fondata su due elementi che non appartengono al soggetto. Tali elementi sono il Desiderio e il Tempo.
Il Desiderio ci pervade in ogni momento e nelle forme più diverse. Dalla brama verso gli oggetti alle ambizioni sociali, dalla conquista dei corpi altrui al possesso del loro tempo, dall’aspirazione a vivere ancora alla passione del vivere nella pienezza delle nostre soddisfazioni, il desiderio costituisce il motore sempre acceso della vita che pulsa e non si arresta mai. Il Desiderio è per sua natura molteplice e dislocato. Molteplice verso gli oggetti, dislocato nello spazio e nel tempo.
Tempo che costituisce l’incessante trasformazione del Sé rispetto a qualunque stabilità, l’apparire di sempre nuove aurore (e desideri) all’orizzonte delle nostre brevi esistenze, Tempo che impedisce qualunque continuità senza fratture e senza svolte nella vita di una persona e consente una connettibilità fatta di «un legame solo parziale fra gli stati mentali successivi di una persona», tanto da trovare «naturale, o quantomeno poco insolito, affermare che la persona che siamo oggi è solo parzialmente connessa a quella che eravamo durante l’adolescenza» (D. Sparti, Identità e coscienza, Il Mulino, Bologna 2000, pag. 86; la distinzione fra i due concetti è di Derek Parfit).
Possiamo, ovviamente, continuare a dire al nostro amore che lo ameremo per sempre ma è meglio essere consapevoli dei limiti di questa promessa, sia quando la enunciamo che quando la riceviamo. Ecco perché il Vaticano non sa –letteralmente- ciò che dice quando si scaglia contro il semplice riconoscimento dei diritti delle unioni di fatto. Perché tutte le unioni, anche quelle solennizzate con cerimonie più o meno fastose, sono “di fatto” e cioè provvisorie e relative per loro natura.
Una delle ragioni di grandezza della Chiesa Cattolica è racchiusa nella formula con la quale il Pontefice Paolo VI (1963-1978) la definiva: «esperta in umanità». Sulla questione delle forme di convivenza fra le coppie, e più in generale sugli aspetti biologici e sessuali della vita, la Chiesa Cattolica rischia, invece, di apparire «ignorante in umanità».
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Continuo a essere convinto che uno Stato laico debba tutelare i diritti di tutti cittadini, credenti e non credenti. E quindi, inevitabilmente, offrire una legislazione anche in materia di coppie "di fatto". Trovo tuttavia abbastanza fastidioso l’accanimento costante contro il Vaticano e la Chiesa cattolica, colpevoli soltanto di difendere una propria idea di famiglia, fondata sull’indissolubilità del matrimonio tra uomo e donna. Domanda: che cos’altro dovrebbe fare il Papa? Proprio perché viviamo in una società liberale, credo dovrebbe essere scontato lasciare alla Chiesa il diritto di esprimere la propria posizione. Altrimenti il rischio è proprio quello di scivolare in un laicismo fondamentalista, pericoloso quanto quello rimproverato tante volte al Vaticano.
esseri viventi e costituenti un insieme coeso e potente di geni che hanno lo scopo di perpetuare se stessi moltiplicandosi attraverso l’unione sessuale con il più alto numero possibile di partners -preferibilmente giovani e in salute-, in modo da garantire una discendenza numerosa e resistente
Quando se ne parla tra amici, viene presa come una facile e frettolosa giustificazione della poligamia maschile...