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Sicilia, primarie senza esclusione di colpi

Botta e risposta tra la Borsellino e Latteri su mafia e programma. Intanto un sondaggio Swg smentisce Rutelli: "Con la candidata dei cespugli si può vincere"

di Carmen Ruggeri - giovedì 17 novembre 2005 - 5110 letture

Non chiamateli “sfidanti” se nei paraggi c’è Ferdinando Latteri. O almeno così incalzava il rettore di Catania, prima del patatrack di sabato scorso: “Tra me e Rita Borsellino - dettava ai microfoni delle agenzie, alla prima “anomala” conferenza stampa delle primarie siciliane - non è una sfida: mi piace piuttosto parlare di un confronto all’interno di una coalizione tra persone differenti, forse anche programmi differenti che però troveranno una sintesi dopo le primarie partendo tutte da un’unica necessità: il rilancio della Sicilia”.

Poi, questione di ore, le prove di disgelo tra i Dl e i “discoli” diessini, rei di aver appoggiato la sorella del giudice assassinato in Via D’Amelio, si frantumano sotto i colpi di un interrogativo giornalistico.“Signora Borsellino, nel 2004 il professor Latteri disse al “Riformista” che La mafia, in Sicilia, non rappresenta la principale emergenza. Come commenta questa affermazione?”, chiede al primo “vero” incontro pubblico (alla conferenza stampa di venerdì non era permesso rivolgere domande ai candidati) un cronista presente sabato ad una piccola assemblea Ds a Catania.

Lo sguardo di Rita Borsellino per un attimo si fa pietra, la risposta lapidaria: “Da quando la mafia non è più stata considerata una priorità, su di essa è calato il silenzio. E il silenzio come si sa fa il gioco della mafia...”. L’ex (o forse no) scudo crociato doc, solo qualche passo più in là in riunione con i suoi allo Sheraton, incassa sfoderando il fioretto: “La mafia non è la sola priorità in Sicilia . Ci sono anche l’occupazione, il precariato, il rilancio del territorio...”. E giù con la lista teorica di ciò che sull’isola proprio non va, per poi sciorinare, forse per il timore che la presidentessa di “Libera” abbia colto nel segno, il caro, vecchio leit-motiv di Rutelli e compagni: “Una regione non si governa con le frasi ad effetto. Si governa con un programma”.

Come a dire, ormai le parole del presidente dl al Corsera sono un tormentone, “una persona stimabile, ma il cui profilo non risponde ai requisiti di chi deve guidare una regione tra le più grandi e difficili d’Europa. Con la Borsellino - in sintesi - non si vince”. In effetti, Rita Borsellino non ha l’appeal di Sergio D’Antoni né l’esperienza amministrativa di Pippo Baudo, questo è certo. Da tredici anni combatte la sua battaglia per la legalità, gira l’Italia con la sua carovana antimafia mentre il governatore Cuffaro bazzica le aule giudiziarie per favoreggiamento aggravato (anche se non ha bisogno “di lezioni di morale perché - dice - ho studiato dai salesiani”), ma non ha mai cambiato cavallo in corsa né dominato l’arena catodica della domenica pomeriggio, bisogna ammetterlo.

Il programma? Beh, quello, tra i tira e molla delle segreterie politiche e il terzo rinvio della data delle consultazioni a dicembre, ancora non c’è. “Non c’è - dice a microfoni spenti la Borsellino - perché in Sicilia è tutto prioritario. Con me, come vedete, non ho neanche fogli. Arriverà presto. L’importante continua - citando le parole di Antonio Caponnetto, capo del pool anti-mafia negli anni 80 - è che i giovani scettici si innamorino della politica”. Il programma ufficiale nero su bianco non c’è, ma non ci sono neppure i numeri per dire che “con un candidato radicale non si vince”.

Secondo Maurizio Pessato, amministratore delegato dell’istituto demoscopico Swg, infatti, “la partita fra i due candidati si giocherà soprattutto sulle attese e le esigenze che la società siciliana sentirà prioritarie. In termini assoluti la tesi del “radicale perdente” è già stata smentita in Puglia con la vittoria di Nichi Vendola. Non credo - spiega - che il problema sia tanto l’ottenere consensi nell’area moderata, quanto piuttosto rispondere a un’esigenza di cambiamento rispetto alla storia di una regione da anni legata a una tradizione di centrodestra. Da questo punto di vista - nota - credo che la scelta della Margherita sarebbe potuta cadere su un nome che esprimesse maggiormente l’idea di cambiamento. In ogni caso vincerà chi sarà in grado di parlare a tutta la Sicilia. Tra una città e l’altra ci sono profonde differenze e quindi dovranno anche essere abili a saper intercettare le diverse esigenze dei palermitani piuttosto che dei catanesi”.

Insomma, un weekend arroventato quanto basta per capire che quelle siciliane non saranno consultazioni confermative, né tanto meno parvenu. Saranno “primarie vere” senza esclusioni di colpi su “programma” e antimafia. Basta dare un’occhiata all’apparato messo su dagli uomini di Latteri. Annusare l’aria che tira tra le fila della Margherita, pronta a dare il benservito ai “dissidenti” (si scrive “funzionari”, si legge “Leoluca Orlando”).

Ascoltare le giustificazioni di Piero Fassino che si “appella allo spirito unitario”, per accorgersi che la disponibilità della Borsellino ha fatto saltare tutti i piani del primo partito dell’isola. Ma, se è vero come dice Rutelli, che “con Rita Borsellino non si vince”, dov’è il problema? Se è vero, i siciliani voteranno il candidato “moderato” e non la donna anti-mafia “radicale” (così radicale da conquistare immediatamente l’appoggio dell’Udeur mastelliana). Se Rutelli sbaglia, invece, Rita Borsellino potrebbe rivelarsi la vera carta vincente di un centrosinistra isolano narcotizzato dal cuffarismo ambiguo, dentro e fuori le aule giudiziarie, e dal cappotto elettorale del 61 a zero.

Se Rutelli avesse torto e avesse ragione Maurizio Pessato, forse la Sicilia finalmente potrebbe voltare pagina.

girodivite/aprileonline(15/11/2005)


Sulle "primarie" in Sicilia Girodivite sta dedicando un apposito dossier "Primarie di Sicilia"


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