Salviamo la Costituzione

Dal Comitato Salviamo la Costituzione un documento per il NO al referendum del 25 giugno

di Redazione - mercoledì 14 giugno 2006 - 8166 letture

SALVIAMO LA COSTITUZIONE

Il 25 e 26 giugno saremo chiamati a votare sulla Costituzione italiana. Come nel 1946 noi cittadini decideremo sul futuro e sulla identità della Repubblica. Su ognuno di noi incombe la grande responsabilità di difendere la Costituzione, la democrazia, la libertà, i diritti, la prospettiva di benessere votando NO alle modifiche proposte dalla destra.

La Costituzione italiana in questi sessant’anni ha riportato la pace a un paese distrutto dalla guerra, sconfitto e ridotto alla fame e a un cumulo di macerie; ha garantito libertà a tutti, compresi i suoi avversari; ha garantito un sistema di collaborazione fondato sul dibattito tra le diverse parti politiche, sociali, tra cittadini di tutte le condizioni, opinioni e credenze religiose. Il libero confronto degli interessi e delle opinioni è stato il terreno su cui si è ricostruita l’Italia fino a farla diventare uno dei paesi più ricchi del pianeta. Limiti ed eventuali degenerazioni dovute al progresso di questi anni non possono vanificare questi risultati.

Oggi la destra propone di cambiare la Costituzione in alcuni punti essenziali fino a snaturarla, fino a renderne inoperanti i principi di libertà, di uguaglianza, di solidarietà che ci tengono uniti, che fanno dell’Italia una nazione, che disegnano i contorni di una Patria accogliente e protettiva, degna di essere amata. L’attacco è subdolo: non viene portato direttamente alla prima parte della Costituzione, a quei principi generali a cui il Popolo italiano è legato, ma viene portato a quella seconda parte che ne contiene gli strumenti di attuazione, perché è cambiando questi che si cambia anche l’intera logica della Costituzione. Con le nuove modifiche il Parlamento è mortificato, la vita della Camera è subordinata al Governo, la rappresentanza popolare smembrata in una maggioranza dotata di tutti i diritti e in una opposizione senza alcun diritto. Con la cosiddetta “devolution” l’Unità nazionale è fortemente compromessa. Particolarismi ed egoismi localistici diventano i valori portanti in luogo degli attuali principi di solidarietà e di pari opportunità: Regioni ricche vengono contrapposte a Regioni povere ignorando che il benessere è stato costruito con il lavoro e l’impegno di tutti, per esempio anche con il lavoro di molti meridionali affluiti nelle aree industriali del Nord Italia, oppure emigrati in mezzo mondo che hanno inviato valuta pregiata a sostegno della nostra bilancia dei pagamenti e dell’economia nazionale. La “devolution” invece smonta e frantuma le istituzioni che hanno unificato il Paese: il sistema sanitario, l’istruzione, la legislazione del lavoro, il sistema di sicurezza. I cittadini non godranno più di un uguale diritto in questi campi su tutto il territorio nazionale, i diversi sistemi potranno essere regolati in modo diverso e a compartimenti stagni senza potere scambiare esperienze, senza che le parti più avanzate e moderne del paese diventino volano di sviluppo per le parti meno avanzate. La frammentazione dell’istruzione ridurrà la cultura a folklore, porterà a programmi differenziati in luogo di formazione di base uguale per tutti, utile alle moderne strategie di comunicazione; i professori, i medici avranno contratti diversificati dando luogo a figure professionali diverse mentre la logica dell’Unità europea richiede il confronto tra sistemi scolastici e sanitari. Una Regione come la Sicilia ha tutto da perdere da una simile riforma!!

Ma a questa frammentazione non corrisponde un vero decentramento dei poteri, come la destra millanta. Su questa confusione regnerà un più accentuato centralismo statale consegnato per intero nelle mani di un “Premier” sul cui operato nessuna figura istituzionale potrà esercitare alcun controllo. Infatti gli Istituti di garanzia e controllo (il Parlamento, la Presidenza della Repubblica, la Magistratura, la Corte costituzionale) vengono squalificati e ridimensionati. Una simile “riforma” costituzionale stabilisce una vera dittatura del Primo Ministro, che diventa figura sovrana e incondizionata della politica italiana, “padrone” del Paese intero, oltre che del Governo e della maggioranza parlamentare, entrambi ridotti a una accolita di suoi clienti, ricattabili e licenziabili in ogni momento, senza che il Presidente della Repubblica possa impedirlo, dal momento che il potere di scioglimento al lui fin ora attribuito passa al Primo Ministro. Lo stesso Parlamento non potrà rimuovere il Primo Ministro. La preminenza del Primo Ministro e della maggioranza parlamentare porterebbe a una irrazionale e farraginosa attività legislativa, renderebbe inefficiente la macchina amministrativa che dice di voler semplificare. Qalsiasi legge e riforma imposta senza il dialogo con le minoranze (il cui rispetto è un principio importante dell’attuale Costituzione) porterà alla reazione uguale e contraria del Governo che seguirà. Per cui rischiamo di avere un Paese diviso su ogni cosa, sottoposto ogni cinque anni a un radicale cambiamento delle leggi e degli ordinamenti di istituzioni complesse come per es la scuola, la sanità, il sistema previdenziale e pensionistico. E perfino a continue modifiche della Costituzione. La Costituzione non può e non deve subire continue variazioni: è il patto fondamentale stipulato tra cittadini per la loro convivenza pacifica, è il patto che suggella l’identità di una Nazione. L’esempio della Costituzione degli Stati Uniti dovrebbe insegnare qualcosa a tutti noi e ai rappresentanti di tutte forze politiche del nostro Paese: essa è in vigore da oltre duecento anni e ha subito solo marginali modifiche (emendamenti) che non ne hanno snaturato il significato fondamentale. Solo così si è potuto unificare un paese composito e fondare una grande e robusta democrazia. Al contrario le dittature smontano continuamente le costituzioni perché non sopportano regole e patti fondamentali con i cittadini, non sopportano il concetto stesso di cittadinanza fondato sul diritto, sulla democrazia, sulla libertà.

Per la solidarietà, la democrazia, la libertà, il 25 e il 26 giugno voteremo NO alla modifica della Costituzione della Repubblica italiana.

COMITATO SALVIAMO LA COSTITUZIONE


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Salviamo la Costituzione
18 giugno 2006

penso si dovrebbe Correggere con :

 VOTIAMO NO NEL REFERENDUM DEL 25 GIUGNO