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Regione Sicilia: Teatro professionale? No grazie!

Il teatro italiano vive tra i periodi più complicati della sua storia a causa dei tagli alla spesa pubblica che inevitabilmente colpiscono la cultura teatrale. La crisi del settore, come accade spesso, ricade sulle piccole realtà teatrali

di Cesare Piccitto - mercoledì 2 agosto 2006 - 7378 letture

Il teatro italiano vive tra i periodi più complicati della sua storia a causa dei tagli alla spesa pubblica che inevitabilmente colpiscono la cultura teatrale. La crisi del settore, come accade spesso, ricade sulle piccole realtà teatrali lasciando praticamente intatti gli istituzionali teatri Stabili. La storia dell’associazione “Nave Argo” è, nei fatti, la storia di tante compagnie teatrali italiane che fanno di tutto per non dover abbandonare il teatro professionale nonostante le difficoltà economiche.

I tagli ai fondi per il teatro si vedano già dal FUS nazionale (fondo unico per lo spettacolo) fortemente ridotto dai euro 499.088.000 del 2004 ai 461.742.248 del 2005, nel particolare per il teatro di prosa gli stanziamenti sono passati dai 83.400.000 del 2004 ai 76.493.555 del 2005. Il trand è abbastanza chiaro rispecchia la politica di questo governo che quando c’è da tagliare la spesa pubblica mira alla cultura. Questa associazione siciliana nasce nel 1992 a Caltagirone in provincia di Catania, occupandosi di spettacoli dal vivo, ideazione e realizzazioni di progetti sempre nell’ambito dell’intrattenimento culturale.

In 13 anni di carriera l’associazione ha accumulato un prestigioso quanto vasto “curriculum vitae” organizzando prestigiosi festival, tra cui “teatri in città”, che hanno visto la partecipazione delle più note compagnie in ambito nazionale ed internazionale. L’unicità di quest’ultimo festival è l’esser ambientato in luoghi urbani trasformati per l’occasione in scenografia. Fiore all’occhiello di Nave Argo, è la capacità di riuscire a relazionarsi con il pubblico e la socialità che li circonda, peculiarità che le è valsa quest’anno la medaglia della presidenza della repubblica per il livello culturale delle rappresentazioni e per la funzione sociale che riescono a ricoprire con il modello di teatro da loro proposto. Fabio Navarra amministratore ci dice: “Siamo una compagnia in continua evoluzione con un gruppo stabile di sei persone che realizzano tutto ciò che serve per gli spettacoli. Vogliamo e produciamo un teatro che vada verso la gente e non che rimanga chiuso tra quattro mura”.

Triste a dirsi il 2005 potrebbe esser il loro ultimo anno di lavoro. Prosegue Navarra: ”Paradossalmente la stagione 2004-2005 è stata per noi quella con maggior attività. Abbiamo realizzato molte repliche di spettacoli, ospitato compagnie da tutta Italia per partecipare alle rassegne, siamo stati in tournee; proprio in questa annata abbiamo dovuto subire la più grossa crisi finanziaria. Ci si è messa di mezzo la regione siciliana che ha ridotto i fondi a disposizione del teatro professionale siciliano. Non potendo contare più su un contributo ormai fisso di 15000 euro annui, ma ottenendo solo 4500 euro che ci consegneranno ad attività già svolte, è fallimento economico di fatto”. Preparano e provano gli spettacoli all’interno del “Vitalino Brancati” teatro situato nel centro storico calatino, spazio che hanno in affito da un privato.

Il 20 luglio 2005 inesorabilmente doveva arrivare lo sfratto non potendo più pagarne l’affitto. Consapevoli di ciò già da un anno hanno iniziato la loro protesta-proposta con l’aiuto fondamentale dei cittadini di Calatagirone. Navarra: “Non ci siamo scoraggiati anziché mollare abbiamo rilanciato. Petizione con oltre 2000 firme di cittadini che chiedevano che non si facesse chiudere il Vitalino Brancati e proponendo in eventuale alternativa l’apertura di uno spazio polifunzionale, dove si possa fare e sperimentare ogni forma di espressione culturale e artistica. Nonostante la mobilitazione non abbiamo ottenuto ascolto dalle istituzioni”.

Il finanziamento più importante per Nave Argo, e realtà simili, è quello regionale prosegue Navarra: ”limitatamente... comprendiamo il taglio dei fondi che ormai avviene per ogni realtà della spesa pubblica. Quello che non capiamo e che vorremmo capire sono i criteri di distribuzione dei pur esigui fondi che l’Ars ha deciso di stanziare per il 2005 per il teatro professionale siciliano”. Recita testualmente la circolare della Gazzetta Ufficiale del 13 maggio 2005: -Limitatamente all’anno 2005 destina una riserva di almeno il 50% dei contributi ivi previsti in favore dei teatri siciliani con sede sociale nel comune di Palermo. Per esser ammessi alla ripartizione della somma di euro 500.000,00, destinata per l’anno in corso ai teatri di Palermo , i soggetti richiedenti devono avere sede sociale nel comune di Palermo, disporre in esclusiva di struttura teatrale ubicata nel medesimo comune idonea alla rappresentazione in pubblico di spettacoli teatrali- In attesa di capire i motivi di questa anomala ripartizione dei pur esigui fondi regionali, Nave Argo ottiene in un incontro pubblico il 20 luglio 2005 con le istituzioni ottenendo la proroga dell’affitto del “Vitalino Brancati” per altri 12 mesi.

Una piccola toppa per un buco enorme, se i finanziamenti regionali resteranno tali e non arriveranno soluzioni alternative non si prospetta alcun futuro per questa associazione.

http://www.naveargo.org/


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> Regione Sicilia: Teatro professionale? No grazie!
3 agosto 2005, di : TDF

Come Compagnia stiamo provando a realizzare Borghi e luoghi di teatro in Sicilia, abbiamo in affidamento una moltitudine di spazi, bellissimi, e tanti altri ce ne vorrebbero affidare, ma come diceva Kantor: [..La politica da sola è cieca. Il mistero, che è muto da solo diventa sordo..] ; per cui, con apici di coinvolgimento, che toccano interi paesi, dal più vecchio a l’ultimo nato, poi la trasformazione in progetto di continuità deve necessariamente passare attraverso il sostegno della politica... e quando questo accade, tutto ciò che si è seminato fiorisce per generazioni. La consapevolezza in atto che, seppur il mondo abbia preso una piega gravemente raccapricciante, c’è la possibilità di dare origine a realtà sociali, luoghi in cui si ha la coscienza che il teatro, l’arte non può prescindere dall’etica e dal mantenimento di un ruolo guida all’interno della polis o, laddove non esistesse neppure il senso di collettività, farsi laboratorio di creazione di una società più giusta...giusta.

Qui in Sicilia, dal magistrale racconto di Sciascia intitolato il Il quarantotto, per citare uno tanti esempi, gli enti, nella loro maggioranza si sono solo adeguati ai tempi. A questo va ad aggiungersi che la categoria artisti, giornalisti ed operatori sociali sono oggi in Sicilia (considerando che per fortuna ne esistono anche di eccellentissimi... ma essi operano con grande difficoltà e altri sono costretti a farlo altrove, dove eccelgono), quanto più di assoggettato, raccomandato e inquadrato esista in Italia, spesso privi di una benché minima preparazione e cosa più grave senza un senso della mission che l’arte e il sociale hanno nell’evoluzione della società.

Diceva un certo Anton PavlovičČechov "L’artista non deve mentire mai"... sarebbe già un buon punto di partenza.

Diciamo, che in compenso, questo stato di cose ci ha mosso verso un cammino luminoso, tanta “assenza” di risposte acuisce negli esseri umani necessità di domande; alla ragione dei pochi si contrappone il desiderio di equità per tutti.

Alla Nave Argo va la nostra stima per il lavoro svolto e la nostra solidarietà nella loro lotta... non dimentichiamoci in futuro di agire anche davanti ad una piccola irregoralità perchè in futuro non diventi "tragedia".

Per il Teatro Di Fuori Turi D’Anca

    > sfiorate comunque l’illusione di maya
    16 settembre 2005, di : utopia

    persone che vi hanno lasciato hanno rotto il velo di maya.. turi continui a fare un discreto lavoro ma continui ancora a sguazzare attorno al velo di maya, la verità è più cruda e matrix ha diversi livelli di iniziazione. tu sei al primo... se non avessi orgoglio impareresti da chi ha fatto passi da gigante proprioq uando ti ha lasciato come il karma aveva predestinato. atraverso la magia l’esoterismo e la controcultura abbiamo scoperto la realtà che ci lobotomizza. kissa quando aprirai il tuo terzo occhio verso gli altri livelli di iniziazione dello stesso matrix. buon viaggio gay!:)
> Regione Sicilia: Teatro professionale? No grazie!
13 settembre 2005, di : salvatore nocera

ci sono sempre grosse perplessità quando si tratta di coniugare l’espressione artistica con il suo valore sociale: poichè, se è vero che l’arte può avere comunque un valore sociale, è altrettanto vero che il suo finanziamento pubblico in qualche misura ne sminuisce l’efficacia.ciò non vuol dire che la società, nel suo insieme, non debba permettere ai suoi componenti di potersi esprimere. fatto sta che il controllo sociale agisce appunto là dove prevale un dominio - ideologico?, economico?, politico?... - il quale, tra l’altro, facilita o inibisce alcune manifestazioni piuttosto che altre a seconda degli opportunismi e delle convenienze del momento. il teatro, poi, per quanto mi riguarda, è da considerare - oggi più che mai - un evento territoriale: anzi, è la sua specifica territorialità che permette di vaslorizzarne appunto il suo precipuo valore sociale. questo vuol dire che così come una comunità produce la sua arte e il suo teatro in particolare, è altrettanto vero che parimenti produce i suoi politici e i suoi imprenditori, la verità è che la Sicilia produce troppi politici ignoranti e cafoni che fanno di tutto per differenziarsi dalla società cui appartengono e che in teoria rappresenterebbero, per dar sfogo a un non ben identificato senso di atavica rivalsa, che li fa ambire - e purtroppo spesso riuscendovi - a posti di potere per assecodare il puro gusto di comandare, più che di amminitrare...è una questione di valori. da noi certi valori di condivisione ancora non si sono formati: si vuole la cultura assoggettata, più che stimolo, più ancora base su cui costruire persino un modello economico, oltre che sociale, valido e congruo alle caratteristiche dei luoghi e delle persone. con questo voglio dire che il valore di una compagnia o associazione teatrale in un determinato territorio, si accresce quando, prima che pensare a una sua più o meno valida professionalità,riesce a far nascere in chi la fruisce - nel suo "PUBBLICO", inteso in tutte le sue possibili accezioni - un germe di sana "morbilità", ovvero di minima possibilità di scelta, ma con rigore e coraggio, senza mezzi termini,senza necessariamente aspirare a gestire un potere - anzi: un controllo - comunque sia determinato. condizione, quest’ultima, tipica degli stabili, ai quali è affidato il compito di mantenere il controllo, ferreo, delle istituzioni, ferreamente controllate dai dominanti politici - sulle varie espressività locali comunque manifestatesi, e appunto per questo conducendo semmai il territorio a una sterilità culturale impressionante, da cui deriva tutto il resto, atteggiamento mafioso compreso.per finire, al di là di facili proclami, reputo sia necessario innanzitutto fare delle scelte le quali, intanto, non possono prescindere dalla comunità in cui si opera: ci si deve innanzitutto prendere delle responsabilità nei confronti di chi ci "guarda", e nei confronti di noi stessi, poveri e insignificanti artisti di teatro, e solo in un secondo momento considerare il senso non della propria professionalità, quanto piuttosto della propria efficacia sociale, tanto per non essere tacciati di citazionismo. con ciò esprimo comunque la mia solidarietà e la mia disponibilità per ulteriori e stimolanti confronti. salvatore nocera della COMPAGNIA DELL’ADDIMURU di Naro, città barocca dell’agrigentino