Quando Palermo fermò la peste (nel 1575)

A fermare l’epidemia non ci furono santi, ma l’opera accorta e decisa di un grande epidemiologo, Giovanni Filippo Ingrassia. L’ebook dell’opera di Ingrassia è ora disponibile per tutti i lettori di Girodivite gratuitamente...
di Redazione Zerobook - sabato 14 marzo 2020 - 20601 letture

Nel 1575-1576 a Palermo la peste. Ma stavolta a fermare l’epidemia non ci furono santi, ma l’opera accorta e decisa di un grande epidemiologo, Giovanni Filippo Ingrassia. L’ebook dell’opera di Ingrassia è ora disponibile per tutti i lettori di Girodivite gratuitamente...

Una collaborazione tra ZeroBook e Liber Liber. Un grande evento per bibliofili, e un omaggio a quanti oggi si stanno sacrificando per combattere la pandemia del covid-19.

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ZeroBookLiberLiber_Ingrassia_Peste di Palermo del 1575








Sinossi

Forse la più conosciuta opera di Gian Filippo Ingrassia (Regalbuto, 1510 – Palermo, 6 novembre 1580), medico e anatomista. Il titolo originale: "Informatione del pestifero, et contagioso morbo: il quale affligge et have afflitto questa città di Palermo, & molte altre città, e terre di questo Regno di Sicilia, nell’anno 1575 et 1576". Ingrassia dà conto di come combattè e fermò la peste a Palermo in quegli anni. Edizione in collaborazione con Liber Liber.

0300 Questa edizione viene diffusa gratuitamente nel marzo 2020, mentre in Italia conosciamo gli effetti di una pandemia (covid-19) che sta costringendo tutti a stare a casa e ridurre drasticamente le abitudini lavorative e di svago. A quasi 500 anni di distanza l’umanità di riscopre facile vittima di virus e di epidemie. È il nostro omaggio a quanti ogni giorno affrontano, sul fronte sanitario, l’epidemia e il monito che ci viene dal passato: le epidemie esistono, possono essere affrontate, ma non è una guerra facile.


L’autore

Gian Filippo Ingrassia (Regalbuto, 1510 – Palermo, 6 novembre 1580) è stato un medico e anatomista. Elevato dal re Filippo II di Spagna, nel 1563, alla carica di protomedico del Regno di Sicilia, proseguì nella sua attività scientifica, divenendo l’autentico fondatore della medicina legale e della medicina pubblica, con risultati teorico-pratici d’importanza fondamentale: basti indicare la grande mole di precisazioni e aggiunte fatte al corpus della medicina greco-araba, le molte correzioni apportate alle opere di Galeno e dello stesso Andrea Vesalio, l’attenta diagnosi di malattie esantematiche, quali il morbillo, la scarlattina, il vaiolo, descritte con un’esattezza che ne attestano la sua sicura e diretta conoscenza.

Quando fra il 1575 e il 1576 la Sicilia fu sconvolta dal flagello della peste, il viceré don Carlo, duca di Terranova, chiamò lo scienziato regalbutese e lo nominò Consultore Sanitario e deputato per il tempo della peste. In quel frangente Ingrassia dette prova di integrità, notevole generosità e di inconsueta competenza nel prestare soccorso e cure ai cittadini colpiti dalla malattia. Dalle osservazioni e dalle riflessioni ricavate da questa terribile esperienza trasse il materiale per il suo prezioso Informatione del pestifero et contagioso Morbo.

Morì rimpianto da tutti a settant’anni, il 6 novembre dell’anno 1580, per una malattia polmonare.



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Quando Palermo fermò la peste (nel 1575)
16 marzo 2020, di : SCAMANDRONIMO

Un altro grande medico che si distinse durante la peste del 1575 fu Pietro Parisi. Pietro Parisi, tra i più famosi medici trapanesi, intuì le modalità del contagio della peste mentre prestava servizio come ufficiale medico a La Goulette. Fu chiamato a Palermo dove collaborò a debellare la peste del 1575. Per la sua opera il senato palermitano lo dichiarò Nobile Cittadino Palermitano. A Trapani si prodigò per contenere la diffusione della peste sollecitando l’isolamento dei malati con l’istituzione di ben tre lazzaretti e promovendo interventi di bonifica e di igiene pubblica. Nel 1593 fu chiamato a Malta per combattere la peste. Scrisse due opere sulla peste: “Avvertimenti sopra la peste, e febbre pestifera, con la somma delle loro principali cagioni” e “Aggiunte agli avvertimenti sopra la peste.” Medico, filosofo e filantropo, ci racconta di avere adottato una bambina di tre anni che era rimasta orfana dei genitori, morti nel lazzaretto di S.Giuliano che lui dirigeva.:“ci haviano morti lo padre et la madre appestati et jo mosso a pietà facendola spogliari nuda per la suspitioni del contagio nelli ditti soi vestiti mi la posi in braza innanti cavallo et la portai nella mia vigna, dove era mia moglie e tutta la mia famiglia, e subito la vestiì di novi vestimenti trattandola tanto jo quanto mia moglie di vera figlia”. Morì nel 1620. Sulla sua tomba, nella chiesa di S.Agostino, si leggeva questo epitaffio: “Tutta la mia vita, la nascita, gli affanni, la morte. Anche per questi motivi spero di guadagnarmi il regno dei cieli: il regno con la modestia, il riposo dopo le fatiche, la vita dopo la morte. Pietro Parisi Medico.