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Paolo Limiti, il colore arancione del ricordo

Si ricorda Paolo Limiti, morto il 27 giugno 2017. Si ricorda il colore del ricordo.

di Sergej - martedì 27 giugno 2017 - 3873 letture

La contemporaneità ha bisogno del vintage. Senza, non saprebbe di essere eterno presente. Per questo il vintage appare nel momento in cui la contemporaneità sembra l’unica cosa esistente. Capace di insinuare il dubbio, un memento mori ma anche la rivendicazione che il “prima” aveva comunque un sapore e un sapere che si è perso. La contemporaneità è sempre non solo l’esibizione (fascista e tutta di facciata) della giovinezza, ma anche la fragilità di ciò che comunque muore nel momento in cui “appare”. Ecco, il vintage permette il recupero, il ricordo, di poter tornare sui propri passi - e su una parte della nostra vita che la contemporaneità ha travolto - il tempo ha segnato facendoci invecchiare. Oggi, nel momento della crisi lunga della contemporaneità e del moderno, riscopriamo i tempi più lunghi, i colori e i ritmi di ciò che ci siamo lasciati alle spalle, il tempo in cui “tutto è iniziato”. In particolare gli anni Sessanta del Novecento, ma non solo. Ogni generazione ha sempre nostalgia per ciò che è stato vent’anni prima.

Paolo Limiti si inseriva in questo interstizio della Storia. La sua memoria prodigiosa e il suo gusto per il pettegolezzo ne facevano una “vecchia signora” accattivante e benvoluta per signore telespettatrici settantenni che amavano il suo modo posato di parlare, tolleravano la strana colorazione del suo ciuffo, ridevano alle sue battute buone appunto per vecchie signore (come pure quel suo orribilissimo pupazzo cagnesco che a un certo punto esibiva nei suoi spettacoli di seconda fascia). Paolo Limiti con una dose di ironia e auto-ironia, sapeva veleggiare mollemente tra gli zefiri del passato recente, usando accortamente i suoi dossier su tutti i personaggi del mondo dello spettacolo, dicendo e non dicendo, indorando la pillola della nostra esistenza marginale - tra uno schermo televisivo e il motivetto di una canzone (lui che è stato paroliere per Mina, e di altre cantanti di una certa fascia canora), l’ultimo a intervistare Nilla Pizzi. Quando appariva lui in tv giravo subito canale. Un amabile gaglioffone.

Ecco quello che alla fine rimane, il colore innaturale del suo ciuffo - negli schermi televisivi l’arancione innaturale che per tutti noi, da ora in poi, sarà sempre associato al colore del vintage, al colore del ricordo - di ciò che abbiamo perduto, e che non necessariamente è la parte più importante di noi.


Su Paolo Limiti rimandiamo agli articoli apparsi sul Corriere della Sera, e sulla scheda presente in Wikipedia.



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