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"Oltre il sipario" di Juan Goytisolo

Scopri la furia devastatrice del tempo, che tutto inghiotte nella voragine dell’oblio. Non c’è un passato da ritrovare, perché il tempo perduto non ritorna, cancella le tracce lasciate, resta solo un deserto di rovine.

di Giuseppe Artino Innaria - mercoledì 16 giugno 2010 - 5585 letture

Cosa accade se sei vecchio e perdi tua moglie, la cara compagna di una vita, con cui hai condiviso la passione per il cinema e tranquille serate immerse nella lettura e nell’ascolto di arie d’opera?

Il vuoto si rivela incolmabile, al di là e peggio di qualsiasi meno rosea previsione. Speri che i ricordi possano consolarti, ma anch’essi incominciano a sbiadire prematuramente.

Scopri la furia devastatrice del tempo, che tutto inghiotte nella voragine dell’oblio. Non c’è un passato da ritrovare, perché il tempo perduto non ritorna, cancella le tracce lasciate, resta solo un deserto di rovine.

La debolezza della memoria mette a nudo l’inconsistenza dell’esistenza individuale: "il libro della sua vita era privo di contenuto: c’erano solo frammenti di pagina, parti mal assemblate o slegate, abbozzi di una possibile trama". Impossibile "attribuire a posteriori una coerenza ad avvenimenti sconnessi", "un inganno che poteva funzionare con gli altri ma non con se stesso".

Ecco "cos’era la vita: una fossa o un buco famelico in cui sprofondava il ricordo".

La riflessione inevitabilmente si allarga all’esperienza collettiva che si invera nella storia, dove vissuto e letteratura si incrociano, attestandone l’inesorabile destino cruento. Sia l’anziano protagonista che il giovane Tolstoj hanno assistito ai medesimi massacri e alle medesime devastazioni in Cecenia: il cardo infranto in mezzo ai campi arati, che sulle montagne del Caucaso richiama - alla mente del Tolstoj di "Chagi-Murat" - la morte, è lo stesso intravisto, lungo la strada fangosa per Shatoi, giù dal pendio, tra carri armati e automezzi in fiamme caduti in un’imboscata simile a quella tesa ai soldati dello zar un secolo e mezzo prima.

Quel cardo è il simbolo che testimonia "la sciocca ripetizione della storia, la sua crudeltà ottusa".

Guerre, epidemie, carestie smascherano il lato oscuro di quell’entità divina che è, prima di tutto, una creazione intellettuale dell’uomo, affetta da una terribile contraddizione: concepita per apportare sollievo alle umane sofferenze, non spiega le ragioni del Male; il Misericordioso, la Bontà Suprema, non muove un dito contro l’esercizio quotidiano di malvagità.

Il grande artificio teologico non supera la prova della drammatica realtà dei fatti. E allora il Divino prende la parola: "Chi mi immagina felice, circondato da angeli e fedeli, ignora che il mio unico diversivo sono le gesta dei malvagi. Nessuna perversità mi è estranea. Vi deliziate adesso davanti al televisore con le immagini della guerra, dei corpi mutilati e della barbarie della soldataglia, senza sapere che io ne godo dal giorno in cui mi avete ideato. Vi ingannate come poveri illusi con il parto della vostra mente!". In questo regno sanguinario dell’effimero, l’unica strada sensata è la pratica ascetica del distacco, che in questa "parentesi tra il nulla e il nulla" è il modo migliore per prepararsi alla morte.

Eppure, c’è spazio ancora per un ultimo meraviglioso mistero! Nel transito verso il regno assoluto dell’inorganico, c’è forse la promessa di un tunnel di luce, di una bellezza occulta oltre il sipario, "al di là dell’orrore che intravedi nel televisore e che gelosamente vi nascondono coloro che lo manipolano".

Sarà l’estremo inganno di un cuore umano ingenuo o davvero il Grande Malvagio saprà mostrare di essere anche l’Artista Supremo, elargendoci un voluttuoso tuffo nella requie eterna?

Intanto, siamo qui, nella platea del teatro, in attesa che il sipario si alzi sul segreto gelosamente celato.

Con questo romanzo breve, Juan Goytisolo regala un assolo elegiaco di straordinaria intensità, la voce di un’anima che, di fronte al muro della morte, si sforza in tutti di modi di non arrendersi ad una disperante consapevolezza nichilista, rimanendo sospesa tra la lucida contemplazione ed il languido abbandono al fascino ammaliante del mistero oltre la vita.

Frutto di una prosa matura ed essenziale, scarnificata eppure avvolgente, "Oltre il sipario" è un capolavoro assoluto, il testamento spirituale di uno dei più grandi scrittori spagnoli contemporanei.

Titolo: Oltre il sipario. Autore: Juan Goytisolo. Pagine: 107. Editore: L’ancora del mediterraneo. Traduzione: Chiara Vighi.


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