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Ol’ga Berggol’c “Diario Proibito” (Marsilio)

Mentre la propaganda bolscevica utilizza l’assedio di Leningrado a fini di immagine, l’autrice registra con assoluta lucidità quei disperati 99 giorni di assedio interrogandosi sulle laceranti contraddizioni della società sovietica.

di Emanuele G. - lunedì 17 febbraio 2014 - 4918 letture

Rileggere “Diario Proibito” di Ol’ga Berggol’c è un modo per aprire la nostra mente e la nostra sensibilità a uno dei più angoscianti “topic” della vicenda umana: la guerra. Sì la guerra costituisce la scenografia su cui si sviluppa la vicenda sia dell’autrice - Ol’ga Berggol’c – che degli abitanti di Leningrado prigionieri di uno degli assedi più tragici della storia dell’umanità. Quello di Leningrado per l’appunto. Naturalmente siamo in pieno secondo conflitto mondiale. Da una parte l’avanzata imperiosa delle forze armate tedesche. Dall’altra l’eroica resistenza dell’Unione Sovietica. In mezzo – come in ogni conflitto – le popolazioni inermi. Oggetto di spaventevoli e abominevoli atti di vendetta e assassinio. Bisogna dire che quella parte dello sconfinato territorio sovietico definito “Bassopiano Sarmatico” ha rappresentato in maniera icastica l’inferno nel corso del c.d. “secolo breve”. E’ l’area che afferisce al bacino idrografico della Volga e all’Ucraina. Un territorio che a causa delle purghe staliniane, della successiva carestia e della Seconda Guerra Mondiale ha originato la più spaventosa carneficina di tutto il Novecento: più di 10 milioni di morti! “Cristo si è” davvero “fermato a Eboli”…

Prima di passare alla recensione di “Diario Proibito” mi pare opportuno spendere qualche parola sull’autrice. La sua vita (1910 – 1975) e la sua produzione letteraria sono legate alla città di Leningrado. Figlia di un medico di fabbrica, esordisce giovanissima, a quindici anni, pubblicando versi e racconti per case editrici specializzate in letteratura per ragazzi. Nel 1934 esce la sua prima raccolta di liriche “Stichotvorenija” (“Poesie”) e viene accolta nell’Unione degli Scrittori. Gli anni della guerra le ispirano alcuni intensi poemi tra cui “Leningradskaja poema” (“Poema di Leningrado”, 1942) e il dramma “Oni zili v Leningrade” (“Vivevano a Leningrado”), scritto in collaborazione con Georgij Makogonenko, con cui realizza anche la sceneggiatura del film “Leningradskaja simfonija” (Sinfonia di Leningrado, 1945), contenente documenti e filmati raccolti dal 1942 al 1944. Nel 1959 conclude la prima parte del suo romanzo-confessione “Dnevnye zvëzdy” (“Stelle diurne”), alla cui stesura si era dedicata a partire dal 1939, forse la sua opera più complessa e ambiziosa, rimasta incompiuta.

“Diario Proibito” narra la storia di Ol’ga Berggol’c dal momento del suo rilascio avvenuto nel mese di luglio del 1939 fino al 1942 mentre si svolgeva in pieno il feroce assedio di Leningrado. Assedio che sarebbe terminato nel 1944. Per un totale di 900 giorni. 900 giorni che videro l’umanità soccombere di fronte alle barbarie dell’aggressione nazista. Leningrado (oggi San Pietroburgo) è la seconda città della Russia per importanza e si trova al confine con la Finlandia. Ol’ga Berggol’c fu inviata lì come redattrice di Radio Leningrado. Da quei microfoni, nei giorni dell’assedio, incoraggia i leningradesi a resistere in nome dell’imminente vittoria divenendo progressivamente l’emblema della stoica e grandiosa resistenza di Leningrado. Resistenza strumentalizzata dalla propaganda sovietica. Il racconto di Ol’ga Berggol’c è una testimonianza lucida e minuziosa. Rivela l’nagosciosa quotidianità di una città con i suoi lutti, le sue privazioni, interrogandosi sulle laceranti contraddizioni che attraversano la società sovietica. Ciò che affascina è l’alternanza fra annotazioni di carattere privato, personale, a riflessioni sulle condizioni del popolo russo e sul tragico vissuto staliniano, comporrà a poco a poco il quadro autentico di una realtà spesso deformata dalla propaganda e negata dal regime.

Alla fine ci si sente senza fiato. Distrutti. Affranti. Raggelati. Possibile che l’uomo sia in grado di ordire azioni sì brutali? Possibile che l’uomo si scagli con cotanta facilità contro il proprio simile? Possibile che l’uomo perseveri in tutto ciò nonostante il drammatico messaggio lanciato dall’assedio di Leningrado? Fermatevi. Prendete un po’ di tempo. Leggetevi “Diario Proibito”. Vi sentirete più umani…


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