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Occhi di pietra (ovvero se non ci fosse il muro)

Spettacolo di danza contemporanea di Alessandra Fazzino per “Chiamata alle arti”, festa degli artisti nata da un’idea di Enzo Bauso e Davide Bramante.

di Donatella Guarino - sabato 28 aprile 2012 - 4662 letture

Alessandra Fazzino, danzatrice e coreografa a Galleria Montevergini (Siracusa, Ortigia) il 15 aprile si è esibita in una performance sperimentale in cui il corpo non basta. E interagisce con il muro, con altri corpi, con la voce…

D. - Se non ci fosse stato il muro… R. - Lo spettacolo è stato concepito in uno spazio che di teatrale non ha nulla. Mi sono guardata in giro ho visto questa stanza e mi è piaciuta moltissimo…mi sono detta che volevo ballare qui.

D - Qual è l’idea conduttrice che ti ha guidata? R - Il lavoro che abbiamo fatto fa parte della cosiddetta danza urbana che si fa per strada, o a contatto di strutture….L’idea di base è quella di interagire con lo spazio, con le strutture urbane. Interagire anche con gli ostacoli che pertanto non sono più tali…Anzi diventano parti della persona. Mi interessava indagare e capire come un corpo può danzare “insieme al muro” e farlo diventare un partner. Ho danzato con Vera De Propris specializzata in danza contact, una corrente di danza contemporanea, che lavora proprio sul contatto. Abbiamo lavorato anzitutto in duetto, ma anche in trio con il muro, come fosse un vero e proprio partner.

D - Ho notato la cura dei vostri sguardi mentre danzavate… R - (sorride) Quando si lavora molto vicino al pubblico è molto stupido non approfittare dello sguardo. Guardando la gente negli occhi partecipi della sua interiorità. Quando balli sei a contatto con il tuo io più profondo. E’ un tuffo …colgo un attimo di debolezza delle persone che si sentono invase e prendo energia, la tiro fuori, e la condivido con loro…e io mi ricarico ….Questo è per me danzare con il pubblico così vicino.

D - Perché “Occhi di pietra”? R - Lavorare col muro di pietra, con una materia diversa dalla carne trasmette cose diverse…ti trasforma ….Danzare sul pavimento e danzare a contatto col muro è completamente diverso. Mi piaceva capire come si poteva trasformare lo sguardo, come una statua di pietra, farlo diventare di pietra.

D - Quanto c’era di improvvisato in quello che hai proposto? R - Abbiamo improvvisato molto, anche con i cantanti, Raffaele Schiavo e Jennifer Schittino

D - E’ la prima volta che lavori con loro? R - Lo scorso anno alla Vicaria a Palermo, in uno spazio di Emma Dante, ho lavorato con Raffaele in uno spettacolo ideato da me…Insieme abbiamo interagito… e lui mi faceva cantare, io lo facevo ballare. Il 15 maggio a Messina saremo di nuovo insieme.


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