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La nostra vita è tutta giocata su “La lama di un rasoio"

La presenza di extra comunitari sul nostro territorio, raramente è stata valutata dalle nostre comunità, come una risorsa umana e culturale, ma solo di natura economica. ...

di Enzo Maddaloni - mercoledì 12 luglio 2006 - 5857 letture

La presenza di extra comunitari sul nostro territorio, raramente è stata valutata dalle nostre comunità, come una risorsa umana e culturale, ma solo di natura economica.

E’ emblematico il caso dei lavoratori extra comunitari, che vengono ancora oggi sfruttati nel lavoro a nero nell’agricoltura nella nostra Piana del Sele, anche se qualcuno potrebbe ricordarmi che ormai il lavoro “nero” dilaga anche fra i “bianchi”.

Le morti per infortuni sul lavoro in generale sono aumentate esponenzialmente negli ultimi anni in Campania e forse già siamo tutti “clandestini”.

Un altro errore che pure spesso commettiamo, è quello che abbiamo sempre valutato solo il fenomeno della devianza, di alcuni stranieri, facendoci abbagliare da questo concetto, fino a renderci invisibile la stragrande maggioranza degli immigrati che lottano anch’essi, quotidianamente, per il loro progetto migratorio e di sopravvivenza, in un mondo che ha negato loro risorse.

Fino ad oggi, i cosiddetti paesi “civilizzati” come il nostro, hanno consumato, negli ultimi 100 anni, fonti energetiche non rinnovabili prodottesi in milioni di anni a discapito di altri miliardi di persone.

Raramente siamo consapevoli del fatto che si tratta anche di persone “in cambiamento”, proiettate sul futuro, al di là dello stereotipo, più diffuso, sulla loro difficoltà ad adattarsi, e malgrado le loro stesse aspirazioni di tornare nella loro nazione, molti di loro, faranno parte in modo stabile e definitivo della nostra società.

Parliamo anche molte volte a sproposito di integrazione ed interculturalità, ma dovremmo più parlare di “rispetto reciproco delle proprie identità”.

Credo, che ci dobbiamo abituare a convivere con loro, con la consapevolezza che: “ Gli uomini non sono solo sé stessi; essi sono anche l’ambiente in cui sono nati, il focolare della città o della fattoria dove hanno imparato a fare i primi passi, i giochi che hanno rallegrato la loro infanzia, i racconti delle anziani donne che hanno ascoltato, il cibo che hanno mangiato, le scuole che hanno frequentato, gli sport che hanno praticato, i poeti che hanno letto, il Dio che hanno adorato” (W.Somerset Maugham, “La Lama del Rasoio”)

La lama del rasoio come confine sottile e nello stesso tempo rischio a non usarla bene di tagliarsi. La Lama del Rasoio come metafora di vita.

Nel 2002 si registravano circa 56.196 Cittadini Stranieri in Campania di cui circa 7.481 in Provincia di Salerno, oggi credo che saranno molti di più, anche se, a questo dato, andavano aggiunti almeno altrettanti che risultavano non regolarizzati perché “clandestini” e sfruttati nel lavoro a nero.

Dagli inizi del 2000 fui impegnato dal mio amico Maruf Bouzekri in una “vertenza” che riguardava la rivendicazione di queste persone di vedersi garantita l’applicazione di un diritto, quello alla tutela della salute, anche se clandestini.

Il primo “incontro ravvicinato” con questa realtà lo feci, in una fredda serata invernale, in Località Campolongo di Eboli, accompagnato proprio dal mio amico Maruff (oggi Presidente dell’Associazione CASABLANCA) e da altri amici ed operatori sanitari volontari.

Ricordo che c’erano circa una cinquantina di ragazzi, tutti originari del Marocco, età media dai 18 ai 25 anni e con l’aiuto di Maruf, che traduceva dall’arabo, riuscimmo a capire le loro esigenze.

Riscontrammo alcune prinicipali patologie comuni a molti di loro: la scabbia, per ovvi motivi di igiene a causa delle loro precarie condizioni abitative in località Campolongo, Santa Cecilia o San Nicola Varco; dermatite da contatto, cosa che mi fece riflettere meglio sulle condizioni di lavoro nei campi e sull’uso dei pesticidi e concimi in agricoltura; disturbi gastrointestinali causati da una cattiva alimentazione, a volte, non proprio adatta alle loro abitudini alimentari (lamentavano anche la difficoltà di poter mangiare carne, perché non riuscivano a risolvere il problema della macellazione degli animali che nella loro religione - la maggior parte erano mussulmani - aveva bisogno di particolari benedizioni prima di essere ucciso, cosa che era impossibile nei nostri macelli).

I disturbi gastrointestinali erano causati anche da forme di depressione, derivante dal distacco dai loro cari e dalla loro terra, che induceva alcuni di loro all’uso di alcool, pure proibito dalla loro religione.

Feci accreditare anche il mio amico Maruf in Ospedale come mediatore culturale perché capitavano casi di ricovero di Macrebini e quindi c’era bisogno interpreti ed in quel periodo, me ne portai molti di loro in Ospedale a Salerno, dove lavoro e qui voglio ringraziare la pazienza del personale medico ed infermieristico del Reparto di Dermatologia e degli Ambulatori per l’accoglienza “clandestina” che hanno riservato a molti di questi ragazzi.

Per questi motivi ci ponemmo il problema, insieme ad altri operatori, di costruire una iniziativa più ampia e più duratura che ci consentisse di sensibilizzare sia l’Opinione Pubblica che le Istituzioni Locali, come nel caso delle Aziende Sanitarie Locali, per far applicare finalmente la legge per il rilascio dei Libretti Sanitari per le persone Temporaneamente Presenti (LSTP).

Anche su questa spinta, prese meglio corpo l’idea della Consulta Provinciale dei Migrati, alla quale dedicai molta attenzione fin dall’inizio del suo insediamento con Ernesto Scelza che era il nostro punto di riferimento poi nominato presidente.

Uno dei primi interventi che la Consulta realizzò fu proprio quello di garantire a questi extra comunitari anche se clandestini, l’Assistenza Sanitaria, coinvolgendo le tre AA.SS.LL. e l’Azienda Ospedaliera di Salerno, assegnando loro il Libretto Sanitario e facendoli “emergere” in parte dal nero, almeno per uno dei beni primari: la salute.

Inoltre, riuscimmo a proporre un progetto al Ministero delle Pari Opportunità e delle Politiche Sociali contro la “tratta delle schiave” in ordine alla prostituzione nella litoranea che fu anche finanziato.

All’epoca, facemmo bene a renderli “visibili”, perché, attraverso le prime visite mediche, si confermò, quello che in parte già sapevamo.

Negli anni successivi mi dedicai ad una “ricerca" di natura epidemiologica (forse esagero?), ed in occasione del 1° Forum di Agenda XXI Secolo (sull’ambiente della Provincia di Salerno nel Marzo 2003), proposi nel Piano d’Azione Locale sull’Ambiente (e fu accettata in seguito) l’istituzione a livello Provinciale della “CONSULTA DELLA SALUTE”, al fine di coinvolgere tutti i soggetti: Imprenditoriali, Università, Sociali ed Istituzionali nella lettura dei dati epidemiologici e della correlazione di questi sugli indici di mortalità e morbilità nel nostro territorio provinciale, per sviluppare quelle azioni e quei “progetti obiettivi di salute” ambiente-uomo e uomo ed attività produttive, per migliorare: sia le risposte assistenziali delle strutture Socio-Sanitarie; che la qualità dell’ambiente e degli alimenti che si coltivano. In verità sto ancora aspettando che ciò si realizzi!

La mia “osservazione” è il risultato di un confronto su diversi dati, relativi ai rischi “ambientali” ed “epidemiologici” di mortalità e morbilità sul territorio della Provincia di Salerno.

Questi dati sono consultabili nel “registro dei tumori” della provincia di Salerno ed hanno già messo in evidenza da anni che: le due cause maggiori di mortalità sono quelle cardiache e tumorali; che per l’intera Provincia di Salerno si registra un dato generale soddisfacente in entrambi i sessi rispetto alla quota nazionale - 14% (Patologie Cardiache) e - 8% (Pat. Tumorali); ma si rileva però che nel territorio dell’ASL 1 (AgroNocerinoSarnese) la mortalità è superiore rispettivamente del + 6% (Pat.Cardiache) e del + 11% (Pat. Tumorali); dato che si conferma nell’ASL 2 SA e che fa registrare una flessione nell’ASL 3 SA nella quale si registra la popolazione che sta meglio in salute.

In particolare però notai, al di là dei valori medi soddisfacenti per l’intera provincia di Salerno, che nel confronto con gli indici medi nazionali, nel territorio dell’ASL 1 SA e dell’ASL 2 SA si registravano dei picchi anomali (rispetto alla media).

In alcune aree di territorio che riguardavano in particolare i Comuni della Piana del Sele e dell’Agro Nocerino Sarnese, si registravano punte al di sopra della media nazionale per le patologie tumorali: Anno di riferimento e casi registrati ASL 1 SA anno 1994 casi 603; ASL 1 SA anno 1996 casi 1205;(Comuni dell’AgroNocerinoSarnese).

ASL 2 SA anno 1994 casi 243; ASL 2 SA anno 1996 casi 570 (solo i comuni che rientrano nel territorio della Piana del Sele). Il trend è stabilmente in aumento.

Ulteriori e più aggiornati dati di riferimento possono essere rilevati dagli ultimi censimenti del Registro dei Tumori di Salerno, che non modificano il trend in crescita, già registrato negli anni precedenti.Rilevando anche che se è vero che in generale ci si ammala di meno di tumori è vero anche che si muore di più perchè in Campania non ci sono strutture sanitarie adeguate.

Ora, dopo aver “osservato” questi dati (se volete parziali), ed andando a leggere alcuni dati relativi alla “Prima relazione sullo stato dell’ambiente” elaborata e pubblicata anch’essa dalla Provincia di Salerno a Marzo 2003 “osservavo” (inoltre) che:

 su 19.524 industrie manifatturiere solo 50 erano certificate ISO 4001 cioè che adottavano sistemi di gestione ambientale che rappresentavano, non solo una garanzia per la collettività ma, anche, una sostenibilità di sviluppo, più rispettoso delle specificità ambientali locali e quindi un’impresa che comunica il proprio impegno (volontario) nei confronti dell’ambiente e dell’uomo.

 nessuna azienda aveva ottenuto la registrazione EMAS (fonte: Comitato Ecolabel -Ecoaudit al 2002).

Se poi a tutto ciò aggiungiamo che, in Provincia di Salerno (Piana del Sele ed Agro Noverino Sarnese), nelle lavorazioni agricole si usano 3.312.815 Kg (anno di riferimento 1997) di fitofarmaci con un’intensità di utilizzo di 9,3 Kg di principio attivo per ogni ara di superficie agricola utilizzata, mentre in Italia la media è di 4,8 Kg/ha, e se ciò non bastasse; che nell’ASL 1 SA non si registravano utilizzatori patentati (patentino che rilasciano le AA.SS.LL.) di queste sostanze chimiche e che la Solofrana è il fiume più inquinato d’Europa, abbiamo il quadro completo dei fattori ambientali ed epidemiologici correlati di rischio per la salute dell’uomo e dell’ambiente.

Qualcuno mi potrà dire ma qual’è il livello scientifico (la prova), di correlazione dei fattori di rischio, con quelli epidemiologici di mortalità, per tumori in provincia di Salerno ed in particolare con maggiore incidenza tra la popolazione dell’aree suddette ?

Rispondo subito che non ho prove “scientificamente” attendibili ma, se la prova scientifica non c’è stata ancora data dall’ARPAC di Salerno e dalle AA.SS.LL., ancora oggi nel 2006, potete anche voi sentire la “puzza sotto il naso”.

Io già la sento da parecchio, ed in questo mi affido ad uno dei principi fondamentali della concezione della “natura”: per quanto ci addentriamo in essa, la natura non ci rileva la presenza di nessun “mattone fondamentale” isolato, ma ci appare piuttosto come una complessa rete di relazioni tra le varie parti del tutto. ("Il Tao della Fisica" di Fritjof Capra)

Queste relazioni includono sempre l’osservazione come elemento essenziale. L’osservazione umana, costituisce quindi l’anello finale della catena di ogni processo e la soluzione di ogni problema passa solo ed esclusivamente da questa.

Ecco, l’osservazione dello stato di salute dei lavoratori agricoli extracomunitari, è sintomatico e dovrebbe servire a tutti noi come segnale d’allarme.

Dovremmo nella sostanza ancra riflettere meglio: sia sull’uso intensivo sotto le serre dei fitofarmaci e concimi che aumentano il loro potere; sui motivi che hanno causato il fatto che molti dei nostri prodotti agricoli, oggi, non sono più vendibili sui mercati dei paesi dell’Europa del Nord più attenti ad una valutazione "biologica" degli alimenti, e questo potrebbe essere messo in "relazione" in rapporto a quanto suddetto, rilevando il fatturato delle aziende agricole della provincia di Salerno negli ultimi anni e quante di esse effettivamente si dedicano alle colture biologiche (senza imbrogli).

Spero che queste “relazioni”, possano far riflettere tutti ed in particolare avviare una più qualificata "osservazione" da parte delle istituzioni preposte ed anche dai ricercatori dell’Università di Salerno, comprendendo anche che la salvaguardia della nostra salute, sempre nella “logica naturale" passa attraverso la tutela delle condizioni abitative, igieniche, di salute e dell’emersione dal “nero” dei lavoratori extracomunitari della Piana del Sele e dell’AgroNocerinoSarnese, nel rispetto della loro e della nostra identità culturale.

Credo nella sostanza che proprio la diversità culturale umana, in tempi diversi o di diverse tradizioni religiose se realmente si incontrano, cioè vengono a trovarsi in rapporti sufficientemente stretti da dare origine ad una effettiva "relazione", allora possiamo sperare che si possano seguire, nuovi e interessanti sviluppi per il benessere di tutti.


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