No! Non andrò a votare

Con il Rosatellum si compie l’epifania della democrazia

di Adriano Todaro - venerdì 27 ottobre 2017 - 5443 letture

I giochi sono fatti. I giochi sporchi sono fatti e, quindi, si andrà a votare in primavera, con un metodo incostituzionale, l’ennesimo.

Dopo averci obbligato a ingoiare quattro presidenti del Consiglio eletti da nessuno, dopo leggi elettorali definiti dalla Consulta incostituzionali, ora ci mandano ai seggi con il cosiddetto Rosatellum che solo una mente perversa poteva inventare e, inoltre, ancora incostituzionale.

Un vero capolavoro dove 232 seggi alla Camera e 109 al Senato saranno assegnati nei collegi uninominali. Il resto con il proporzionale (586 complessivamente), con listini bloccati. La soglia di sbarramento è fissata al 3% ma niente paura: anche le liste che raggiungeranno l’1 per cento saranno graziate grazie a un pastrocco giuridico e di buon senso. E poi c’è la vera truffa: il voto unico. Così con un meccanismo da ubriachi, da vero rosatello, tu puoi anche votare un esponente della sinistra all’uninominale e votare un altro partito nel proporzionale, ma il voto sarà nullo. Salvo che i due partiti non si coalizzino. Una cosa remota e, per certi versi e per certi partiti, impossibile.

Per arrivare a questa schifezza, per togliere a noi quel poco di libertà che ancora abbiamo, hanno messo la fiducia alla Camera (Boldrini docet) e al Senato con Pietro Grasso. E’ stato il festival dell’ipocrisia del “vorrei ma non posso”. In soccorso al Pd sono arrivati i voti di uno dei padri costituenti come il plurindagato Denis Verdini e tutta l’accozzaglia dei cacicchi dei vari partiti preoccupati di non essere più eletti e di essere costretti, in tal caso, a cercarsi un lavoro.

Pd, Forza Italia, Ala, Lega e nullità varie hanno votato per il sì. Tutti uniti appassionatamente, per cercare di non far vincere alle prossime elezioni i 5 Stelle. Un furto di democrazia. I quali 5 Stelle hanno chiesto a Mattarella di non firmare. Ridicolo. Mattarella firmerà; firmerà perché come ha già detto a una scolaresca in visita, “Non contano le mie idee… Io ho l’obbligo di firmare…”. Una panzana che aveva adoperato già Re Giorgio di Savoia quando ha firmato tutte le porcherie che il vecchietto laido gli presentava. E a proposito di Re Giorgio, nel suo intervento in Senato ha dichiarato, riassumo velocemente, che il Rosatellum gli fa schifo. E allora cosa ha fatto, ha votato contro? Manco per sbaglio: ha votato, coerentemente, a favore.

E a proposito di coerenza. Pietro Grasso dopo il voto di fiducia al Senato si è dimesso dal Pd e si è iscritto al Gruppo Misto. Anche a lui i 5 Stelle avevano chiesto di non mettere la fiducia. Lui l’ha messa. In pratica “non sono d’accordo ma sono costretto”. A chi chiedeva le sue dimissioni, lui ha risposto: “A volte è più difficile restare che andare”. Bella frase che non dice e spiega nulla. Retorica, fuffa. Se una cosa ti fa schifo, non la fai, non la voti e te ne vai.

Appena Bersani ha saputo di Grasso che se ne andava dal Pd, subito l’ha incoronato leader ideale del suo partito. Un’altra giravolta della politica, un salto carpiato nel tentativo di trovare qualcuno presentabile che possa annebbiare la vista al loro potenziale e virtuale elettore. Ancora fuffa, metodi stantii, vecchi, senza senso, metodi che servono solo ed esclusivamente a mantenere la greppia dei partiti.

No. Ho deciso di non andare più a votare. Sono stanco di votare il meno peggio, sono stanco delle miriadi di fannulloni, dei minuetti dei partiti, stanco di questi politici che hanno a cuore solo i loro interessi. Sarebbero dovuti andare in pensione a 65 anni e dopo pochi giorni dall’approvazione di questa norma già tramano per guadagnare qualche anno e andare in pensione a 63 anni. Tutti gli altri, i poveri mortali, a 67 anni!

E poi sono stanco delle discussioni sui vitalizi, stanco di conoscere quanto prende Fazio e compagni di merenda per trasmissioni televisive becere, spesso idiote. Stanco nel sapere che i giornali, le agenzie di stampa sono attaccate all’ultima idiozia che pronuncia Pina Picerno o Gasparri. In fabbrica si continua a morire (nei primi sette mesi del 2017 i decessi sono aumentati del 5,6%, ben tre al giorno), i poveri aumentano, c’è gente disperata che non può pagare l’affitto e si ammazza, le fabbriche chiudono e portano le loro lavorazioni in Paesi, dove la manodopera costa poco, le compagnie telefoniche ci fregano in continuazione con il canone portato a 4 settimane, le autostrade aumentano il pedaggio e diminuiscono le manutenzioni, la ricerca è ridotta al lumicino, i soldi per i disabili tagliati e questi, i nostri politici, si baloccano con leggi elettorali che sono il parto di alcuni imbriachi. E poi abbiamo le banche, la Boschi e il Babbo, il trenino del Bugiardo di Rignano e poi… e poi… Basta!

Siamo arrivati al punto che la Corte costituzionale non si pronuncia sulla punta di diritto, ma secondo le esigenze della finanza pubblica e lo specifica tranquillamente mettendolo per iscritto. Mi riferisco alla recente sentenza della Consulta sulle pensioni che ha dato torto, appunto, ai pensionati. Fra chi ha votato no alle richieste dei pensionati, anche Giuliano Amato. Lui non ha di questi problemi. Infatti, il più Amato dagli italiani, riceve una pensione lorda da 31.411 euro mensili.

No, non vado a votare. E non ditemi che è un diritto costituzionale, che i partigiani sono morti per fare avere a noi questo diritto cancellato per venti anni da Mussolini. Con me questa tesi non attacca. I partigiani sono morti per un mondo migliore, per la democrazia. Ma è democrazia questa? Sono democratici i vari Denis Verdini, il Laido Vecchietto, la compagnia di giro di Renzi? Sono morti fucilati, impiccati, straziati nelle carni i partigiani ma non per questi, non per questa società. Sono morti e si sono sacrificati per dare a noi una società più libera e giusta, senza sfruttamento e ingiustizie. Non per avere in Parlamento Antonio Razzi.

Chi può deve andarsene, scappare da questo Paese. E’ un Paese che sta morendo. Un Paese di merda.


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