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Marzamemi

Dialogo di fine estate con un turista napoletano in una spiaggia della nota località a sud di Siracusa

di Piero Buscemi - mercoledì 4 settembre 2019 - 3565 letture

Alla fine ci si torna tutti gli anni. Come un richiamo ancestrale di un mare che non si può restare solo ad immaginare da lontano. Ci si ritrova così a Marzamemi, sulle sue spiagge dorate e un irideo tramonto a specchiarsi sulla baia della Spinazza, o magari davanti ad un’alba attesa con levataccia mattutina per osservare il sole che esce dal mare per adagiarsi sui tetti dell’Isolotto Brancati.

Basterebbe questo per appagare le aspettative e un ricordo autunnale da mostrare in fotografie lillipuziane sul telefonino. Ma Marzamemi rimane sempre qualcosa di incompiuto, nonostante gli anni trascorsi di sviluppo turistico, a volte improvvisato, e una calca di gente ad invadere le sere tra una dorata Tonnara del ’600 e negozietti moderni a mostrare la voglia di rivendicare una tradizione nella quale riconoscersi.

Stavo pensando a queste tentatrici attrattive una mattina di fine agosto, in una delle spiaggette meno frequentate a Marzamemi. Una di quelle che vengono descritte come un fazzoletto di sabbia dorata, come immagine superstite di un litorale che, sicuramente, in anni passati offriva all’occasionale visitatore un luogo più selvaggio e meno invaso da costruzioni in cemento armato a protezione di un’aggressione ingiustificata alla battigia, oggi diventata spazio privatizzato sfruttato per parcheggio privato.

Sto parlando di quella stretta spiaggetta che un cartello indica con il nome sommario di "diga" a giustificazione proprio di un muretto raggiungibile con alcune scalinate che, oltre ad offrire ai turisti una sorta di piccolo lungomare sopraelevato, di fatto consente l’accesso al mare, quello ancora libero da lidi più o meno attrezzati di nuova concezione.

Rappresenta un angolo di "paradiso", raggiunto nelle prime ore della mattina, consente uno spazio riservato e poco frequentato dove godersi comunque un mare cristallino, arredato da posidonia a vista d’occhio e una fauna marina ammirabile anche a poche decine di centimetri di mare. Questa particolarità mi è stata fatta notare da un turista che, con una inconfondibile cadenza partenopea, si è lasciato andare ad un commento di apprezzamento, affermando che "la Sicilia è davvero la privilegiata da Dio per tutte le attrattive che offre al visitatore". Non ha neanche finito di pronunciare questa sua dichiarazione d’amore alla nostra isola che un gruppetto di saraghetti cominciano a mordicchiargli i piedi immersi nell’acqua bassa. Si, perché a Marzamemi, ma anche in altre spiagge della zona, in forma completamente gratuita si può beneficiare di trattamenti di ittiodermoterapia, ossia una sorta di pedicure affidata a del novellame, di solito di sarago, che mordicchia le cellule morte dei nostri piedi, svolgendo un esclusivo servizio di pulizia e di dermatologia.

Mi sono soffermato sul complimento dell’amico napoletano alla nostra terra. Non ho resistito e gli ho raccontato la parabola della Sicilia e dei Siciliani. Quella che racconta di un sorpreso San Pietro alla vista della creazione della Sicilia, costretto a far notare al Creatore di un’eccessiva generosità in bellezza e attrattive naturali rispetto al resto del creato. Il Creatore risponderà che averci messo i Siciliani ha livellato i pregi rispetto ad altre località.

Il turista partenopeo si è soffermato su una discutibile gestione della raccolta differenziata, a suo giudizio palesemente improvvisata. Non sono riuscito a smentirlo. Il servizio è gestito dalla Dusty. Il solito calendario raccolta. I sacchetti lasciati fuori dai cancelletti delle case estive. Qualche contenitore di plastica colorata accanto agli ingressi dei locali commerciali della zona. Qualcuno anche posizionato direttamente in spiaggia.

Ho potuto testimoniare alcuni cestini in metallo, riempiti oltre misura di residui civili di qualsiasi natura, lasciati incustoditi e stracolmi per diversi giorni. Sono riuscito a fotografare lo stesso cestino in due momenti della giornata e notare addirittura un incremento degli oggetti deposti. A dirla tutta, gli ospiti del luogo, locali o di passaggio, ci mettono del loro. Sulla spiaggetta del mio incontro con l’amico napoletano, una quantità imprecisabile di pezzetti di vetri e di bottiglie di birra abbandonate mettono davvero in pericolo coloro che decidono di scegliere questo lembo di terra per la loro razione di sole quotidiana. Il posto è frequentato anche da famiglie con bambini piccoli, aggravando la situazione oltre misura.

Il turista napoletano tenta di deviare il discorso e mi dice "A Trento ho visto le stesse voragini sulle strade che molti hanno rimproverato a Roma". Intuisco il suo riferimento alla sindaca Raggi e, per consolarlo, gli dico che anche a Milano ho vissuto la stessa esperienza, anche in zone molto rinomate della città.

"Quello che ci fotte, a noi del Sud, è proprio questo spettacolo che ci troviamo davanti" - me lo dice invitandomi con uno sguardo a rivolgere l’osservazione verso quel luccichio invitante che si perde verso Vendicari, Siracusa e la costa orientale che arriva fino a Porto Palo di Capo Passero. Già, si rimane distratti davanti a quanto la Natura ci continua ad offrire, nonostante le barbarie e le violazioni che siamo riusciti a produrre negli anni.

Qui, ai tempi del film Sud di Gabriele Salvatores, uscito nelle sale nel 1993 e che a molti ha fatto conoscere questi luoghi, anche ai Siciliani, sulla spiaggia della Spinazza facevano bella mostra delle casette in muratura abusive con tanto di pergolati, costruite direttamente vicine al mare. Oggi, al posto delle casette, ci sono quelle in legno che ospitano le strutture ricettive dei lidi privati. Non so quanta differenza ci sia col passato, ma appare stupido pure chiederselo.

Marzamemi, poi, è uno di quei tanti borghi che non è né carne né pesce, quando si tratta di capire quale sia la competenza amministrativa per sottoporre una probabile soluzione dei problemi quotidiani. Già in materia di acqua ad uso civile, che qui non è mai stata diretta, ma legata alle cisterne in pvc posizionate sui tetti o sulle terrazze delle case, questo annoso problema è da sempre diviso tra le competenze (?) dei comuni di Noto e di Pachino, per quanto il paese che raccoglie le tasse è proprio quest’ultimo.

Considerando questo, non si deve dimenticare che il comune di Pachino è stato commissariato per mafia da febbraio e, di recente, è stato anche dichiarato in stato di default per un passivo in bilancio di oltre 30 milioni di euro. Una situazione che, ricadendo quindi anche sulle frazioni, non potrà non condizionare l’economia del borgo di Marzamemi, con inevitabili ricadute negative sulla gestione di determinati servizi essenziali.

Si confidava in un aspetto quanto meno culturale che da anni caratterizza il borgo, quel riuscito e seguitissimo Festival del Cinema di Frontiera diretto da quasi venti anni dalla supervisione artistica di Nello Correale. Un appuntamento che, già dall’anno scorso, si era spostato nel mese di settembre rispetto al consueto luglio, quest’anno le date previste vanno dal 10 al 14, allungando la stagione estiva che qui notoriamente va scemando già dopo la prima settimana dopo Ferragosto.

Da uno scambio "culturale" con alcuni addetti ad un box informazioni, situato a ridosso della Piazza Regina Margherita che ospita lo splendido Palazzo di Villadorata, la nota piazza dove si svolge gran parte della trama del film di Salvatores già citato, sembrerebbe che gli atavici problemi economici, già superati con grossi sacrifici e dedizione alla settima arte da parte degli organizzatori negli anni precedenti, rischiavano seriamente di far annullare la manifestazione. Una conferma si è avuta dallo stesso Nello Correale che, con una nota sul portale del festival, ha annunciato il definitivo annullamento con la seguente motivazione: “Purtroppo, il comune di Pachino (da febbraio 2019 retto dai commissari prefettizi), patrocinatore e importante sostenitore del festival, versa in gravi difficoltà e non può impegnare alcuna somma per il 2019. A ciò si aggiunge la mancata erogazione del contributo già assegnato per il 2018. Abbiamo cercato un sostegno finanziario alternativo, ma finora non si è concretizzato”.

L’annullamento rappresenta un’altra occasione mancata di offrire un’immagine diversa di questo borgo, per il quale un cartello informativo all’ingresso dell’isola pedonale serale, annuncia quella storica e suadente Tonnara del ’600 come un vanto culturale e storico da utilizzare da vetrina attiraturisti e che, avvicinandosi mostra uno stato abbandono e di sporcizia che sarebbe più spontaneo tenere nascosto.

Il turista napoletano si congeda con una frase tipo utilizzata in queste circostanze. Mi sorride ironicamente e mi dice: "Forse dovremmo attualizzare la battuta di risposta del Creatore a San Pietro, forse oggi potrebbe dire di averci messo i politici per mitigare le eccessive bellezze naturali". Una considerazione banale? Non riesco a giudicarla, ma spesso dietro la banalità si nasconde molta verità. E certe volte, è già abbastanza.

Foto di proprietà di Piero Buscemi (c) 2019 -Non è concesso alcun utilizzo, anche se parziale, delle immagini senza l’autorizzazione dell’autore

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