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Mai dire mai

Pubblicato il 21 novembre 2012 sul blog di Vision

di Emanuele G. - mercoledì 21 novembre 2012 - 1935 letture

Che la c.d. “Europa dell’Est” sia una regione stabilizzata dal punto di vista geopolitico è un’affermazione che può rasentare la non reale conoscenza dei problemi inerenti la succitata regione. Anzi definire la parte orientale del continente europeo semplicemente “Europa dell’Est” è oramai indice di grave inesattezza. Chiusa questa brevissima parentesi ritorniamo al nostro ragionamento. Si dubitava che l’Europa dell’Est fosse una regione stabilizzata. Cosa si intende per regione stabilizzata? In poche parole, si definisce “regione stabilizzata” un’area composta da vari stati che si trova in una fase di equilibrio a seguito di processi di mutamento che l’hanno contraddistinta un un passato più o meno recente.

Di conseguenza non ci si immaginerebbe mai un ritorno a una situazione “ante quo”. Anzi, si propenderebbe a un evolversi della situazione lungo direttrici diverse rispetto a quelle registrate nel passato. Invece, dobbiamo comprendere che le dinamiche economiche, politiche e sociali tendono spesso a giocare con noi. Nel senso che all’improvviso possono aprirsi delle finestre del passato – che si credeva sepolto una buona volta per tutte – nel presente.

In sintesi, MAI DIRE MAI. In concreto cosa è successo? A Praga e dintorni sono tornati i comunisti! Si quelli vestiti di rosso che brandivano falce e martello cacciati dalla c.d. “rivoluzione di velluto” diretta in maniera magistrale dallo scomparso Vaclav Havel. Le motivazioni di tale ritorno al passato? Le pesanti misure di austerità imposte dal governo di centro destra. Misure per nulla gradite ai cittadini. Ciò ha determinato che nelle recenti elezioni regionali e per quelle di rinnovo del Senato la sinistra abbia messo a segno una vittoria rotonda e rimarchevole. Il partito che ha sorpreso tutti è il Partito Comunista di Boemia e Moravia (in acronimo KSCM) che ha conquistato due delle regioni della Repubblica Ceca: Karlovy Vary e Usti nad Labem. Nelle assemblee regionali il KSCM ha conquistato 182 seggi, 68 in più rispetto alle precedenti elezioni, con una percentuale che si aggira al 21%. Inoltre, assieme ai due senatori del CSSD (i socialdemocratici cechi) il KSCM ha oramai la maggioranza assoluta al Senato con 48 seggi. La Camera dei Deputati rimane ancora appannaggio del partito del premier Petr Necas (leader dei Civici Democratici – in acronimo ODS). Ad aggiungere ancora più stupore (anche se lo stupore dovrebbe essere bandito per sempre nelle analisi geopolitiche – nda) è il fatto che il KSCM è l’unico partito di sinistra di tutta l’Europa dell’Est ad aver mantenuto l’etichettatura COMUNISTA. Le votazioni occorse in Repubblica Ceca paiono aver messo sul vive il governo del premier Petr Necas che potrebbe rassegnare da un momento all’altro le dimissioni in virtù di un voto di fiducia che a questo punto diventa più che probabile. A ciò aggiungasi – e qui la Repubblica Ceca è molto “vicina” all’Italia – una serie infinita di scandali tali da creare un forte sconcerto nell’opinione pubblica ceca. Quanto sta accadendo in Repubblica Ceca deve costituire un campanello di allarme sull’effettiva solidità degli istituti democratici nei paesi dell’Europa dell’Est. Istituti democratici che paiono ancora deboli e poco autorevoli. Il che da il via a operazioni di salto nel passato che molti credevano non più attuabili e attuali. In politica estera – e comunque in geopolitica – MAI DIRE MAI. La realtà spesso sorpassa la fantasia.

di Emanuele Gentile

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