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Lettera degli studenti del liceo Spedalieri

Lettera del comitato studentesco del liceo Spedalieri di Catania pubblicata su "La Sicilia" il 15 febbraio 2007

di Redazione - martedì 10 aprile 2007 - 9103 letture

I fatti accaduti allo stadio lo scorso 2 febbraio ci hanno turbato profondamente. Siamo addolorati , perché un uomo, l’ispettore di polizia Filippo Raciti, ha perso la vita, vittima di una inaudita violenza. Non ci sentiamo però di fermarci alla rabbia e alla vergogna, né vogliamo unirci al coro di tutti gli “indignati”. L’indignazione non serve a capire il motivo di tanta violenza a livello giovanile e soprattutto non ci esonera dal dare un contributo costruttivo. Questi fatti ci interpellano personalmente, ci pongono diversi interrogativi, ci chiamano in causa e ci invitano a una riflessione, riguardo alla coscienza che abbiamo della realtà, a una identità vera con cui ci impegniamo dentro le circostanze della vita e a una speranza fondata con cui possiamo guardare il nostro futuro. Se il cosiddetto “ partito degli onesti che si vergogna, la società perbene e moralista, dalla quale peraltro provengono tanti dei ragazzi teppisti e violenti non ci offre se non regole e principi astratti da una parte e dall’altra il cinismo di chi, avendo ormai rinunciato a cercare la verità e il bene, propone solo l’individualismo sfrenato e l’opportunismo in cerca del successo personale, noi ci sentiamo franare il terreno sotto i piedi e ci sentiamo soffocati dal nulla che è attorno a noi. Siamo intrappolati nella rete del consumismo di una società che si sviluppa all’insegna dei rapporti usa e getta e che promuove shock a livello emotivo nell’immediato e dopo apatia. E’ vero quello che ha scritto il prof. Barcellona sulle pagine de “ La Sicilia” nei giorni scorsi : “ Si gioca con la morte quando la vita non vale niente”. Dove dovremmo impararlo noi il valore della vita? Chi ce lo dovrebbe comunicare? Certo in primis la famiglia e la scuola. E allora non basta la repressione o escogitare nuove regole per la sicurezza negli stadi OCCORRE RIPARTIRE DALL’ EDUCAZIONE. Che non sono le buone maniere o i comportamenti civili. Consideriamo questa come la prima emergenza e la vera via d’uscita da quella che si presenta sempre più come una cultura di morte. Noi abbiamo bisogno che qualcuno ci aiuti a trovare il senso del vivere e del morire, qualcuno che non censuri la nostra domanda di felicità e di verità. Noi riteniamo che la scuola possa costituire una spazio adatto per questa ricerca e che liberamente uno possa verificare tutta la positività e il bene che la realtà ci promette. Dentro le cose che studiamo , dentro il tempo scolastico, dentro il rapporto con i professori. Per questo chiediamo innanzitutto ai prof e alla scuola intera che ci prendano più sul serio, che prendano sul serio le nostre vere esigenze. Che non debba accadere che un ragazzo finisca male o che comunque perda il gusto del vivere perché a scuola si è trovato attorno, soprattutto tra gli educatori gente rassegnata, opportunista e vuota. Quanto a noi bisogna smetterla di perseguire come unico ideale della vita il comodo e la facilità, il divertimento balordo a tutti i costi. Ci stiamo giocando la vita degna di essere vissuta e il nostro stesso futuro.


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Lettera degli studenti del liceo Spedalieri
18 settembre 2008, di : laura

sono daccordo...sono molto addolorata anche io. Da catanese... chiedo perdono.