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"Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino

Dopo L’uomo in più, torna Paolo Sorrentino, con una vicenda di passioni represse ed espiazione silenziosa. Con un occhio rivolto a Maigret e l’altro a Dürrenmatt

di Sergio Di Lino - mercoledì 29 settembre 2004 - 12673 letture

Chi aveva apprezzato, ai tempi, lo straordinario esordio nel lungometraggio di Paolo Sorrentino, quel "L’uomo in più" che raccolse meritatamente premi e consensi un po’ in tutto il mondo, sarà felice di ritrovare il giovane regista partenopeo, perdipiù di nuovo in coppia con il suo attore-feticcio Toni Servillo, in forma smagliante con il nuovo "Le conseguenze dell’amore". Molto meno complesso e cervellotico (epiteto da non prendere in senso deteriore) del film precedente, quest’opera affascinante sembra ispirarsi alle atmosfere dei romanzi di Simenon e Dürrematt: voce over a profusione, atmosfere rarefatte, silenzi e struttura narrativa scarnificata; e ancora: mistero dell’identità, segreti inconfessabili (come recita il "lancio" del film), sentimenti repressi e dolore esistenziale. "Le conseguenze dell’amore" è un film dolente, solenne, cupo: un film che scava nel vuoto esistenziale del suo protagonista, un esule della mafia costretto a vivere in un albergo svizzero, dove fa da intermediario in operazioni di riciclaggio di denaro sporco. Ancora una volta, Sorrentino si pone nei confronti dei suoi personaggi con un misto di compassione e distacco, disegnando una parabola che possiede l’ineluttabità di una sentenza. A dispetto del titolo, "Le conseguenze dell’amore" è un film sulla negazione dei sentimenti. Oppure sulla negazione e basta. Situazione estrema, quella in cui si trova il Titta Di Girolamo cesellato da Toni Servillo (ancora una straordinaria interpretazione, la sua: quando nel finale si immerge completamente nel cemento, è come se anche noi affondassimo con lui). In una non-vita come la sua, in cui ogni contatto umano (vedasi, a titolo esemplificativo, la parentesi della visita del fratello minore, o le sterili telefonate alla famiglia) è ridotto all’essenziale o forse meno (il migliore amico del protagonista, secondo la sua personalissima e lunare visione delle cose, è un uomo che non vede da dieci anni), il minimo slittamento emotivo, come può essere la fatale infatuazione per la giovane barista dell’hotel, può far crollare tutta l’impalcatura della propria esistenza come fosse un castello di carte. Eppure Sorrentino, con coraggio ma anche con saggezza, rifiuta il côté lacrimevole della vicenda, e assorbe tutto in un’atmosfera amniotica e impersonale, elegante e formale come gli interni dell’albergo. Lo sguardo asciutto del regista si sostanzia in una messa in scena puntigliosa e a tratti persino calligrafica, com’è giusto che sia, il cui impatto è reso ancora più freddo dall’utilizzo massiccio di musica elettronica. Eleganti carrelli che sembrano presi in prestito da Max Ophüls accompagnano Titta Di Girolamo verso il suo naturale epilogo, conseguenza di un amore solo accennato eppure devastante ("Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell’amore", scrive Titta nel suo blocco di appunti). Regista dell’atipicità per eccellenza, specie se confrontato con il milieu cinematografico in cui agisce (sarà un casse è stato l’unico italiano a essere selezionato in concorso a Cannes 2004?), Sorrentino ribadisce il suo talento purissimo, per nulla intaccato da qualche gustosa concessione al cliché (le frasi a effetto dei mafiosi, per esempio) o a un certo accademismo da primo della classe. Averne di registi così, consci delle proprie capacità e con la voglia di osare…


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> "Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino
30 maggio 2005

GRAZIE PER RIVELARE IL FINALE DI UN THRILLER!!!!!!!COMPLIMENTI!!!!
Confermo la risposta precedente.
24 settembre 2005

Di solito in una recensione il finale non si rivela. Ma forse questa recensione é insolita. Per fortuna l’ho letta dopo il film. Comunque buona. Il film naturalmente é meraviglioso.
"Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino
12 maggio 2006

Perchè dovrebbe essere un Thriller?? E’un meravilgioso film drammatico e anche se sai il finale è un piacere per gli occhi vederlo.
"Le conseguenze dell’amore" di Paolo Sorrentino
24 giugno 2006

24 giugno 2206 il film ha un buon inizio,la fine perde molto,a mio avviso ,diventa troppo lento e lascia lo spettatore con un senso di angosia e stordimento non indifferenti... la trama è una buona idea ma poteva essere sfruttata e giostrata meglio!